Diamond 12

3K 88 6
                                    

Passai il resto delle settimane incontrandolo quasi ogni giorno. Dopo quella giornata di pace assoluta, non riuscii più a stare lontana da lui. Luke mi faceva sentire amata, in pace, viva.

Era sorprendente come il ragazzo odioso che avevo incontrato il primo giorno qui, in Brasile, fosse diventato un amico. Un uomo con il cuore d'oro, capace di pensare al prossimo nonostante la sua corazza dura.

Mi girai e vidi il quadro che ritraeva mio padre, posato sul comodino accanto al letto. Erano passati esattamente due mesi da quando mi aveva lasciata sola in questo mondo, due mesi da quella stretta di mano, da quella promessa.

Due mesi e mezzo da quella sera, da quei tre mostri. Due mesi e mezzo dal giorno in cui uccisi un uomo, macchiando per sempre la mia anima e siglando il mio tragitto verso l'inferno.

Un mese dall'uscita a Praia Grande con Luke, un mese da quella sensazione di pace e benessere che provai con lui, un mese dall'inizio di quest'amicizia.

E ora sono qui, a São Paulo, in Brasile, in un hotel, seduta con un solo obiettivo ancora da compiere: Eros Knight.

Sentii il telefono squillare e risposi alla chiamata.

<Clinica Lux, buongiorno. Lei è la signorina Diamond One?>

<Sì, sono io.>

<La chiamo per informarla che una ragazza si è suicidata e ora c'è un posto libero, per oggi. Accettate di anticipare l'appuntamento?>

<Come suicidata...> pronunciai con un filo di voce, incredula e stupita per la freddezza con cui lo disse. Come fosse normale, una situazione da tutti i giorni.

<Accettate o offro il posto a qualcun altro?>

<No, no, accetto.>

<La aspetteremo alla clinica Lux alle ore 15 in punto. Non faccia tardi. Lo psichiatra a lei assegnato è lo psichiatra n. 7, manderò tutta la documentazione alla sua e-mail. Buona giornata.>

<Va bene, buona giornata.>

Tutto è accaduto così in fretta... Perché quella ragazza si è tolta la vita? In quel momento, iniziai a dubitare che fosse una buona idea ritornare in quella clinica. La freddezza con cui mi ha parlato, con cui ha dato la notizia, mi è sembrata inumana.

Parlerò con lo psichiatra, cercherò di capire cosa vuole da me e poi me ne andrò. Non trascorrerò nemmeno un altro minuto in quella clinica.

Finii di prepararmi e salii su un taxi. Non dovetti nemmeno dire l'indirizzo; bastò un semplice "alla clinica Lux". Sembrava che tutti la conoscessero, che fossi l'unica estranea.

Chiamai Luke per raccontargli quanto accaduto. <Luke, mi hanno chiamata dalla clinica.>

<Clinica?> domandò lui.

<Sì, te lo avevo detto. Voglio incontrare lo psichiatra che mi ha aiutata quel giorno.>

<Ah sì, bene.>

<Bene? Solo questo?>

<Cosa dovrei dire? Senti, Diamond, devo andare, ciao.> rispose, chiudendo la chiamata.

Perché mi ha parlato in quel modo? Durante questo mese si è dimostrato gentile, amichevole. È stato lui a dirmi il nome della clinica.

Appena arrivai, venni fermata al cancello. Le due guardie si avvicinarono al taxi. <Nome?> chiese uno di loro.

<Diamond One, ho appuntamento alle 15.>

<Ha qualche documento?>

Presi la carta d'identità e gliela passai. Iniziarono a ridere mentre mi guardavano. <Un documento che attesti l'appuntamento.>

The PromiseWhere stories live. Discover now