Diamond 29

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Rientrai nella clinica e mi diressi verso l'ufficio dello psichiatra. Luke disse che lui è su un altro livello, e io dovevo assolutamente capire cosa intendesse con questa affermazione.

Attraversai il corridoio fino ad arrivare davanti alla porta con la manticora incisa. Con un respiro profondo, strinsi la maniglia.

Il solo pensiero di incontrarlo di nuovo, dopo avergli causato l'espressione di prima, mi mise in ansia. Lo psichiatra n. 7 era l'unico uomo capace di farmi provare emozioni negative e positive allo stesso tempo.

Girai la maniglia e aprii la porta. Alzando lo sguardo, lo vidi di fronte alla finestra, completamente avvolto dalla luce del sole mentre fissava il panorama fuori, probabilmente immerso nei suoi pensieri. Mi aspettavo di trovare la donna di prima, ma non c'era traccia di lei. Davanti a me c'era solo lo psichiatra ad attendermi.

<Siediti.> affermò con un tono così profondo che un brivido mi percorse l'intero corpo.

Obbedii e mi sedetti di fronte alla sua scrivania. <Chi è?> chiesi con un filo di voce. Odio ammetterlo, ma lo psichiatra n. 7 riusciva facilmente a incutermi timore.

<Perché vuoi conoscerlo?> domandò senza nemmeno voltarsi.

<Puoi sederti?> chiesi, stanca di rivolgergli la parola senza riuscire a incrociare lo sguardo nei suoi occhi color miele. Volevo vederlo, osservare ogni sua emozione; volevo essere io a studiarlo questa volta.

Si voltò e si sedette di fronte a me, dietro la sua scrivania. Chiuse il computer e alzò gli occhi su di me. <Ti ascolto.> disse, con un tono di voce freddo e autoritario.

<Una settimana fa sono stata rapita. Mi hanno rinchiuso in un magazzino. Ho mangiato solo pane e acqua, qualche volta una zuppa. Ho passato giorni con le mani legate, immersa nel buio.>

Non distolse lo sguardo da me neanche per un secondo, rimanendo impassibile come se ciò che gli stavo raccontando non gli importasse minimamente.

Inspirai profondamente, continuando a distogliere molteplici volte lo sguardo dai suoi occhi. <Mi continuavano a chiedere se conoscessi il König.> dissi con un filo di voce. <Dicevano che mi stava proteggendo, che in qualche modo ero speciale per lui. Poi, un giorno, l'uomo che sembrava essere il capo è venuto da me. Mi ha chiesto ancora se conoscessi il König, poi mi ha mostrato una foto...> la mia voce si spezzò leggermente, rendendo difficile continuare il racconto. <Di Luke. Mi disse che se non gli avessi portato il König, lo avrebbe ucciso.> alzai gli occhi verso lo psichiatra. <Io non posso permettergli di fargli del male, non posso.>

Lo vidi riflettere con lo sguardo fisso su di me. L'unica informazione che doveva fornirmi era la posizione del König, nient'altro.

<Parla. Non rimanere lì a fissarmi. Se mi dici dove si trova il König, posso intervenire e salvarlo. Riuscirò a convincerlo ad aiutarci. In questo modo, tu non perderai il tuo amico e nemmeno io. Così non uccideranno Luke.>

<Qual è il nome del capo?> chiese.

Questa fu la sola domanda che mi rivolse. Sin dall'inizio del mio racconto, queste furono le uniche parole che emise, come se fosse del tutto normale, come se nulla di grave fosse accaduto.

<Peter, a quanto ho capito.>

<Immaginavo.>

<Cosa? Lo conosci?>

<Lo sai che Luke è un omicida, vero?> domandò, e per la prima volta, vidi nei suoi occhi un segno di umanità. C'era preoccupazione, rivolta verso di me.

<Lo so. E voglio salvarlo lo stesso.>

<Come l'hai conosciuto?>

<Non è questo il punto! Dimmi dove si trova il König e finiamola qua. Oppure...>

<Oppure? Continua.>

<Oppure hai paura della sua reazione. Non sei l'unico a temerlo. Anche Peter preferisce questo gioco meschino al confronto con il König.> mi avvicinai e posai le mani sulla scrivania, chiudendole e fissandolo proprio come lui aveva fatto all'inizio. <Il König è un uomo capace di incutere timore e imporsi anche da lontano. Anche se non lo si conosce e non si ha idea del suo aspetto, è in grado di dominare la situazione solo con il suo nome. E tu sei uno di quelli che ne sono influenzati.>

<Da cosa l'hai dedotto?>

<Dal modo in cui mi hai guardato prima, quando ho menzionato il nome del König, ho visto immediatamente la tua espressione cambiare. Non so di cosa tu abbia parlato con quella donna, e non voglio saperlo. Ma sono certa che, nonostante cerchi di mostrarti duro, di essere lo psichiatra impossibile da manipolare e da piegare, sei sotto il controllo del König. Stai al suo gioco così come tutti gli altri in questo paese. Sei debole di fronte a lui.> stavo giocando con il fuoco, ma se lo psichiatra n. 7 conosce la posizione del König, dovevo giocare tutte le mie carte per scoprirlo.

<E se ti dicessi che sono molto vicino a lui?> lo sapevo. Sapevo che il livello di cui parlava Luke era più alto, non più basso.

<È proprio quello che speravo dall'inizio.> mi avvicinai ulteriormente e presi la sua mano, unendola alla mia. <Quando sono venuta qui per la prima volta, mi hai promesso aiuto. Ora è giunto il momento di mantenere la tua promessa.> mi aspettavo che avrebbe ritirato subito la mano, ma invece lasciò che gliela stringessi.

<Se te lo presento, cosa farai? L'hai detto tu stessa, Diamond, lui non è un uomo dal cuore bianco. Non è un angelo.>

<Gli spiegherò la situazione e mi aiuterà, non permetterà che uccidano un suo amico.> o almeno lo speravo.

Lo psichiatra rise e tolse la mano dalla mia, rilassandosi sulla sedia. Indossava un camice bianco da lavoro sopra una camicia grigia con il primo bottone aperto. I suoi capelli neri erano pettinati con cura, con una piccola ciocca che gli cadeva sulla fronte, quasi a sfiorare le ciglia.

<Hai appena fatto un discorso lungo dove hai spiegato quanto sia spaventoso e privo di scrupoli il König, e ora ti affidi alla speranza che possa aiutarti? Davvero credi che si sacrificherebbe per uno dei suoi seguaci?>

Sapevo che avrebbe detto questo. In fondo, anch'io ne ero consapevole. Era impensabile che avrebbe sacrificato sé stesso per un altro. Ma io renderò l'impossibile possibile.

<Glielo farò fare.>

<E come pensi di riuscirci? Una ragazzina come te, come pensa di avere un così enorme potere sul König?>

<Lo sedurrò. Farò in modo che si innamori e che faccia qualsiasi cosa io gli chieda.>

Sorrise prima di rispondere. <Sei ingenua, Diamond. È per questo che ti voglio aiutare. Voglio divertirmi vedendoti sedurre un uomo il cui cuore l'ha ormai gettato e ripudiato, la cui parola "amore" l'ha ormai sepolta. Lui non è un angelo, te lo posso assicurare.>

The PromiseWhere stories live. Discover now