Diamond 14

2.8K 88 8
                                    

Se avessi rifiutato di stringergli la mano, avrei continuato la mia vita senza alcun cambiamento. Avrei rinunciato all'aiuto che mi stava offrendo, lasciando che il dolore prendesse il sopravvento e diventasse il mio compagno costante, legandomi a un destino dominato dall'odio, dalla depressione e soprattutto dalla tristezza.

Avrei lasciato che il mio passato si prendesse gioco di me, manipolandomi e guidandomi come un burattino. In effetti, ero proprio questo: un burattino, legato al dolore e intrappolato in un vortice di ricordi che mi conducevano inevitabilmente all'inizio del mio inferno: il 7 luglio 2000, il giorno della mia nascita, ma anche il giorno della mia rovina.

Se invece avessi accettato di stringere la sua mano, avrei aperto le porte della mia mente a lui. Avrei concesso a quell'uomo il potere di invadere la mia memoria e di manipolare il mio pensiero a suo piacimento.

Avrei permesso allo psichiatra n. 7 di influenzare le mie emozioni, di distruggermi e, al contempo, di concedermi la possibilità di tornare a vivere, di decidere se farmi continuare a soffrire o salvarmi da questo dolore che da anni mi divora l'anima.

Se avessi accettato di stringere la sua mano, gli avrei consegnato il potere di decidere se condurmi verso l'eterna dannazione o verso la liberazione.

Vita o morte.

È giunto il momento di decidere.

Scegli, Diamond, accetti il suo aiuto o rifiuti?

<Come posso fidarmi di qualcuno che non conosco...> domandai, continuando a guardare la sua mano.

<Fede.> rispose lo psichiatra.

<Non credo in Dio.>

<Allora credi in me, Diamond One.>

La sua mano era ancora lì, immobile di fronte a me. Non la ritrasse, non la chiuse in un pugno, la lasciò semplicemente lì, in attesa della mia decisione.

<In te?> lo guardai negli occhi, due gemme dorate che sembravano ardere, illuminate dalla luce del sole. Provai una sensazione di pericolo, come se mi stessero suggerendo di scappare, di fuggire da lui, di lasciare quel posto e mettere fine a tutto con una semplice pallottola.

Una semplice pressione sul grilletto della morte, posato sull'origine di ogni mio tormento, sul letto della memoria, sulla mia fronte, pronto a perforare il mio cervello e a liberarmi da ogni mia condanna.

<In me.>

La scelta ora divenne tra lui ed Eros Knight.

Tra la mia salvezza e la mia promessa.

Tra un destino segnato e uno ancora da svolgersi.

Dovevo decidere se aiutare me stessa o rendere fiero mio padre.

Chi era il minor male fra i due?

Eros Knight o lo psichiatra n. 7?

<E se...> mi fermai, percependo un nodo alla gola, un blocco che mi consigliava di fuggire e non tornare mai più in quella clinica, da lui.

<Ti ascolto.> disse con un tono di voce più dolce, molto più soffice, diversa da quella fredda di prima. Era ancora autoritaria, ma trasmetteva anche un calore rassicurante.

<E se fossi io a voler rimanere in questa situazione?> chiesi, incrociando il suo sguardo.

<Se questa fosse la realtà, non saresti ancora seduta di fronte a me.>

Aveva ragione. In fondo, desideravo quell'aiuto, volevo ritrovare il sorriso. Volevo vivere, ma senza uccidere una parte di me.

Volevo fuggire da questo mondo, liberarmi dalle sbarre che mi tengono prigioniera e legata a un destino dominato dalla sofferenza.

<E tu cosa ci guadagni?> chiesi. Raramente qualcuno offre senza volere qualcosa in cambio. Lui non è un angelo, nessuno lo è.

<Io svolgo solo il mio lavoro. Non mi aspetto di ricevere nulla in cambio, se non il piacere di vedere riaffiorare il sorriso nei miei pazienti.>

<Allora, sono una sfida?>

<No, sei una persona. Con dei sentimenti e una vita ancora lunga davanti.>

Una vita lunga? No, non era vero. La mia vita è destinata a concludersi presto, appena avessi raggiunto il limite della sopportazione, avrei ceduto.

Mi sarei arresa al diavolo, finendo tra le fiamme dell'inferno.

Guardai la sua mano, poi lui, e infine di nuovo la sua mano.

Rappresentava l'inizio di un nuovo viaggio, alla scoperta della mia anima.

<Ti permetterò di metterti in contatto con la versione più pura di te: l'anima innocente di una neonata, la forza di una guerriera e il timore di un'umana. Permettimi di accompagnarti in questo viaggio.>

Lo guardai negli occhi, era sincero. Non ne ero certa, ma sembrava sincero.

<Il viaggio in cui analizzerai la mia anima, intendi dire.>

<In cui tu analizzerai la parte di te ancora viva e spensierata che risiede lì.> indicò il mio cuore con l'altra mano, senza distogliere lo sguardo da me.

<Io... io sono stanca.>

<Un ultimo tentativo, senza trucchi o inganni, solo la realtà. È ora di scegliere, Diamond.>

Scegliere?

Mi sentii confusa. Non sapevo cosa fare, come comportarmi o cosa dire.

Chiusi gli occhi e ripercorsi la mia vita, dal "good girl" del mostro che mi rovinò l'infanzia, alla sensazione ancora viva di quei tre mostri che mi toccavano e che mi abbracciavano ricoprendomi di odio.

Dai miei genitori che mi abbandonarono, a mio padre, Ryan, che mi accolse sotto le sue ali e mi riempì di sincero amore paterno.

Da Xavier e Black, che ormai vedevano in me "colei che prese l'eredità senza guadagnarsela", a Luke, che mi regalò un poco di spensieratezza in questi giorni di solitudine.

Fino ad arrivare a lui, la conclusione del mio ciclo: Eros Knight. Colui che, anche senza conoscermi, ha il destino intrecciato con il mio.

Riaprii gli occhi, il sole splendeva e la stanza brillava sotto i suoi raggi. Lui era seduto di fronte a me, con tutta la sua imponenza, i capelli neri che riflettevano la luce bianca, insieme agli occhi dorati, ormai il segno del peccato.

Lo guardai per alcuni secondi prima di volgere lo sguardo verso la sua mano. Inspirai profondamente e poi alzai la mia.

Lentamente avvicinai la firma dei miei peccati, il segno del mio dolore e la dimostrazione della mia fragilità mentre il mio cuore accelerava ad ogni secondo e il respiro diventava affannato.

Strinsi la sua mano.

Un calore pervase il mio corpo. Mi ero appena concessa a lui. Avevo appena ceduto la mia anima nelle sue mani. Con quel gesto, avevo dato una seconda possibilità a me stessa.

Ora avrei iniziato un nuovo viaggio alla scoperta dell'innocenza e della spensieratezza. Avrei imparato ad accettare il ricordo e la memoria come parte di me, una verità innegabile da cui non sarei mai potuta fuggire.

Questa sono io, Diamond One, una ragazza col cuore a pezzi, distrutto non per amore ma per destino.

Vita o morte? È l'ora del verdetto.

The PromiseWhere stories live. Discover now