Diamond 45

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<Per lo stesso motivo per cui tu ora ne fai parte.> disse, fermandosi davanti al semaforo.

<Io non ne faccio parte.> affermai, e lui si voltò verso di me con un grande sorriso a coronare il miele che colava dalle sue iridi.

<Ah, no? Ritieni normale trovarti in una macchina con un mafioso, diretta verso un capo della mafia per consegnarlo alla morte?> rispose, tornando a concentrarsi sulla strada mentre premeva sull'acceleratore e svoltava a sinistra. La velocità con cui cambiava marcia era impressionante, le sue mani si muovevano con maestria, evidenziando le vene che conferivano un'attrazione indescrivibile alla sua presa.

<Ma sono solo obbligata. Se non fosse per Luke, io no-> affermai, ma fui interrotta.

<Esattamente, Luke. Hai accettato di legare il tuo destino alla mafia per salvare una persona a cui vuoi bene, quindi per un tuo obiettivo personale. Questa è la tua motivazione.> disse. Alzai lo sguardo dalla mano fino al torace mezzo scoperto, osservando la pelle candida che lo ricopriva con eleganza, i muscoli che si contraevano sotto la camicia ad ogni movimento, e le braccia che si adattavano perfettamente alle pieghe della giacca di pelle.

Lo guardai, osservando le sue labbra rosse che brillavano sotto i raggi del sole, inumidite dalla saliva. Erano irresistibili, tanto quanto le sue iridi in cui avrei tanto desiderato perdermi e assaporare il succo del loro peccato. Involontariamente, mi morsi il labbro inferiore nello stesso istante in cui una ciocca di capelli gli cadde sull'occhio, costringendolo a lasciare il volante per riporla al proprio posto.

<Non faccio parte di questo mondo. Come vuoi che te lo dica? Dopo questa volta me ne andrò e non voglio avere più nulla a che fare con voi.> mi sarei dedicata a cercare Eros e proteggerlo, avrei mantenuto la promessa su cui ormai si basava il mio destino. Una promessa che mi ha legata a questo paese e a un uomo di cui conosco solo il nome.

Un uomo che non si è mai presentato a casa di papà, che non ha assistito al suo funerale e che è disprezzato persino dal suo stesso padre e fratello. Sono ancora all'oscuro riguardo al motivo, ma sono sicura che alla fine ogni pezzo del puzzle andrà al suo posto.

Sono consapevole che questa missione non sarà affatto semplice e che molto probabilmente nemmeno Eros Knight lo sarà. Se è riuscito a chiudere ogni rapporto con chiunque appartenga alla sua famiglia, ad esiliarsi e a vivere in solitudine fin dall'età di soli 15 anni, posso solo immaginare il tipo di carattere che avrà sviluppato nel tempo.

<Con nessuno di noi?> domandò lo psichiatra, con un tono di voce privo di quel timbro freddo e menefreghista che era solito mostrare a casa sua; era più dolce, ancora autoritario, ma più calmo, simile al tono che era solito usare nei nostri primi incontri.

Nonostante l'auto andasse a gran velocità, si voltò verso di me, posando le sue iridi sulle mie e provocandomi un brivido in tutto il corpo. Alzai le spalle senza rispondere.

Tornò a concentrarsi sulla strada. <Esattamente come pensavo.> affermò sorridendo, prendendo un auricolare simile al mio e indossandolo. <Siamo arrivati.> fermò la macchina in mezzo a un bosco.

<È qui che lo incontreremo?> chiesi, voltandomi verso di lui e slacciando la cintura di sicurezza.

<No, lo incontrerai nell'ala ovest di quel palazzetto.> indicò un edificio in lontananza, poi prese il telefono e compose un numero. <Chi stai chiamando?> domandai mentre portava il telefono all'orecchio per parlare. <È tutto pronto?> nonostante non usasse il vivavoce, riuscii a sentire la loro conversazione.

<Sì, tutti i nostri uomini si sono posizionati.> rispose l'uomo al telefono.
<Perfetto, aspettate un mio segnale. Charles e Luke?>
<Sono pronti sul posto.> confermò l'uomo, prima che lo psichiatra chiudesse la chiamata. Avviò la macchina e mi ordinò di riallacciare la cintura di sicurezza. Poi fece retromarcia e tornò sulla strada principale, proseguendo lungo una discesa fino a fermarsi poco distante da un'altra macchina.

<Ricordi il piano?> chiese, guardandomi con una mano sul volante.

<Sì, lo ricordo.> risposi. E come potrei dimenticare il modo spietato con cui avevano intenzione di catturare Peter e condurlo alla morte.

<Se commetterai anche solo un errore, Diam-> cominciò a dire, prima che lo interrompessi. <Non ci saranno errori. Tieni le tue minacce per te.> risposi con sicurezza. Tra lo psichiatra e Peter, non riuscivo a determinare chi mi avesse minacciato più volte fin dal nostro primo incontro. Presumibilmente, si eguagliavano.

C'era solo una differenza: ero sicura che lo psichiatra, nonostante le minacce, non mi avrebbe mai uccisa, cosa che invece Peter sarebbe perfettamente capace di fare.

<Non interrompermi più. Se commetterai anche solo un errore, Diamond, avrai dato il via al più grande spargimento di sangue della storia.>
<Perché non lo state comunque per iniziare?>
<No, il nostro obiettivo è Peter, non i suoi seguaci.>

Alla fine, moriranno tutti. Ho visto alcuni film sulla mafia e in nessuno di essi il piano va come dovrebbe. Finiscono sempre con la morte di migliaia di innocenti. E se quello che Peter ha detto è vero, se questa guerra finirà solo con la morte sua o del König, allora immagino che questo incontro sarà tutto tranne che "pulito".

Se Peter muore, i suoi seguaci ci attaccheranno.
Se il König muore, saranno i suoi seguaci ad attaccare.
E io sono in mezzo a tutta questa storia. Nonostante fossi venuta in questo paese con intenti pacifici, mi ritrovo ad essere l'intermediario in una guerra che dura da anni.

<E tu, nel frattempo, dove sarai?> domandai guardando lo psichiatra.

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