Riflettei a lungo sul nome ma non giunsi a una conclusione, doveva essere un Beta, un Gamma o un Delta come dissero loro, anche se non sapevo a cosa si riferissero, ero certa che, se avessi detto un nome a caso e loro non l'avessero riconosciuto, sarebbe stata la mia fine.

Strinsi i pugni nel momento in cui uno di loro alzò la voce ordinandomi di parlare e, presa dall'ansia, urlai d'impulso il primo nome che mi comparve nella mente <Eros Knight!>.

Li vidi tutti cambiare espressione, alcuni di loro arretrarono, altri si continuarono a guardare attorno, <Eros Knight?> chiese con un filo di voce uno di loro, il silenzio pervase in quel quartiere e sentii tutti i loro occhi addosso a me.

Il cerchio che fino ad allora si richiuse su di me privandomi del respiro, che mi bloccò e minacciò la mia vita, si aprì dinanzi a me facendomi strada <Non so chi tu sia, ma questo luogo non fa per te. Vai, spero che tu riesca a rimanere in vita.> sussurrò uno di loro nel mentre che passai uscendo da sotto il loro potere, tutti continuarono a scrutarmi da cima a fondo, come volessero attaccarmi ma avessero paura di qualcosa, o di qualcuno.

Questo avvenimento mi aveva appena confermato che Eros Knight non era un uomo innocente come pensavo all'inizio, quest'uomo, il nipote di Ryan Knight, il più grande erede della famiglia Knight, il ragazzo che all'età di soli 15 anni abbandonò la sua famiglia e venne odiato sia dal padre che dal fratello, l'uomo che ho promesso di proteggere e di sposare consegnando la mia vita nelle sue mani, avevo appena scoperto che apparteneva alla mafia.

Per suscitare una simile reazione negli occhi di tutti loro, instaurando la paura con la sola pronuncia del suo nome, dovrà per forza appartenere ai piani alti della mafia, come Charles, lo psichiatra e Luke.

Sin dall'inizio di questo viaggio, tutti mi misero in guardia su di lui, lo stesso Luke mi chiese di allontanarmi, di non cercarlo, mi mise in guardia dall'uomo per il quale sacrificai la mia vita.

Ma io non lo ascoltai e non li ascolterò. Facente parte della mafia o meno, io ho una missione, una promessa da portare a termine, e la manterrò a costo di sacrificare la mia stessa vita.

Camminai mantenendo la testa alta ed abbracciando l'intera fiducia in me stessa che quella situazione mi regalò, arrivai sin di fronte alla porta del Blue e vi entrai, l'uomo con il quale lo psichiatra parlò disse che la riunione si sarebbe tenuta dietro al Blue, chiesi alla prima donna che incontrai indicazioni su questo locale <Il locale dietro al Blue?> ripeté non sentendo a causa del volume della musica molto alto <Sei una nuova Delta, vero? Percorri tutto il Blue fino alla fine e gira dopo il quadro di Satana, lì dovrai dire la parola chiave che ti hanno riferito e ti faranno entrare.> affermò per poi avvicinare a sé un uomo che passava di lì ed iniziare a baciarlo con passione facendosi bloccare contro il muro.

Guardai la scena per poi proseguire per quel corridoio, quel locale era privo di finestre, con luci blu e viola a delineare la lussuria che si percepì sin dall'entrata in questo quartiere. L'intero corridoio presentava porte aperte con uomini che facevano l'amore assieme ad altri uomini, donne con donne, uomini con donne, tre, quattro anche cinque persone all'interno della stessa stanza, sotto la visuale di chiunque volesse, noncuranti di essere visti o giudicati, noncuranti di essere toccati.

Oltrepassai quel lungo corridoio fino ad arrivare davanti a un grande portone blu notte, liscio al tatto, posi la mano sulla maniglia e lo aprì entrando, mi ritrovai nel centro del locale, in una grande sala in cui tutti quanti erano in compagnia di altri, alcuni li vidi ingerire una pillola dopo l'altra, altri bere senza sosta, altri drogarsi, inserire siringhe nelle loro vene, farsi ammanettare, legare, fare sesso nudi per terra, sulle poltrone, sui banconi, in piedi.

In mezzo alla sala vi era una donna nuda in piedi, legata dalle mani al soffitto e appesa in modo che potesse sfiorare di poco il pavimento, aveva due pinzette poste nella parte intima e due sui capezzoli con una frusta di fianco ai suoi piedi, un uomo a petto nudo, pieno di tatuaggi e con solo i pantaloni addosso, si avvicinò e prese la frusta colpendola sui glutei con forza, in seguito sul ventre, sul seno, sulle gambe, sembrava piacergli quella visuale, la donna a ogni colpo urlava di dolore, lamenti che venivano risucchiati dalla musica, piegava la testa dallo sfinimento con le lacrime che le rigavano il volto e le mani strette sulla corda che li legava.

<Sei nuova?> domandò un uomo avvicinandosi a me che rimasi, fino ad allora, sulla soglia del portone, non gli risposi e me ne andai oltrepassando l'intera sala.

Mi seguì ponendosi davanti e avvicinandosi <Ti ho fatto una domanda.> arretrai di poco guardandolo negli occhi <No. Non sono nuova.> mentì pensando che ciò lo avrebbe allontanato <Perfetto, allora conosci le regole Delta.> affermò per poi avvicinarsi ulteriormente e prendermi da un braccio rinchiudendomi tra le sue braccia contro il muro.

Cercai di andarmene, lo spinsi ma lui mi tenne ferma inspirando il mio profumo, baciandomi e mordendomi il collo per poi scendere con la mano sulla mia parte intima, a contatto con la sua mano agì distinto e lo colpì con il ginocchio sul cavallo dei pantaloni, nel momento in cui si piegò per il dolore corsi via uscendo da quella sala.

Continuai a correre sotto gli occhi di tutti finché un altro ragazzo mi prese dal braccio <Non amiamo le Delta ribelli.> sussurrò per poi spingermi contro il petto di un altro uomo posto dietro di me, alzai gli occhi e notai che era lo stesso che mi bloccò prima <Questa la pagherai cara, a modo mio.> mi rinchiusero fra i loro corpi, io, da sola, in mezzo al corridoio impossibilitata nel muovermi.

Continuarono ad avvicinarsi risucchiando ogni particella di ossigeno che vi era fra noi, <Me ne voglio andare. Toglietevi.> affermai guardandoli negli occhi, entrambi sorrisero, erano senza maglietta, con solo i pantaloni addosso e le scarpe, uno di loro aveva i capelli biondi lunghi fino alle spalle tirati indietro con l'aiuto delle orecchio, con gli occhi castani e un tatuaggio a forma di sole sul collo, l'altro era molto alto, capelli corti e moro con le lentiggini e gli occhi azzurri, il suo corpo era interamente tatuato con una cicatrice sul braccio.

<Hai sentito? Ha detto che se ne vuole andare la Delta, che ne dici?>
<Ma certo, lasciamola andare, perché no?> il sospiro di sollievo che mi pervase sfumò nel giro di pochi secondi nel momento in cui uno di loro mi prese da un braccio conducendomi all'interno della prima stanza aperta che trovò.

Mi spinse sul letto e si avvicinò assieme al suo amico, mi sentii rivivere la stessa situazione ancora, ancora e ancora una volta. A ogni passo che effettuavano la mia mente mi presentava un ricordo dopo l'altro, con la stessa voce a rimbombare in continuazione, la vista mi si offuscò, strinsi gli occhi e, in seguito, la testa fra le mani chiudendo le orecchie.

Mi alzai prima che potessero raggiungere il letto e corsi fuori ma venni fermata da entrambi, uno di loro mi tirò uno schiaffo così forte da farmi cadere a terra, toccai la parte colpita e lo guardai dal basso, il biondo mi strinse i capelli facendomi rialzare mentre il moro mi puntò un coltello contro <Io sono un Gamma. Prova ancora a dimenarti e sarà l'ultima cosa che farai nella vita.> lo guardai con gli occhi lucidi <Sei un bastardo non un Gamma.> mi spinse nuovamente ammanettando le mie mani al letto, urlai, cercai di chiedere aiuto ma, nonostante vi fossero persone davanti alla porta ad assistere, nessuno fece nulla, anzi, guardavano compiaciuti e con il sorriso sulle labbra.

Mi sentii all'inferno, trasportata nel passato, incredula di dover rivivere nuovamente quel dolore atroce, rassegnata alla possibilità di potermi amare un giorno, di riuscire a ritrovare quella dolce e innocente bambina che ero prima di entrare in questo mondo per adulti.

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