Un posto umido e pieno di robaccia accatastata una accanto all'altra. Si fermava dietro un enorme e vecchio pianoforte, per poi sedersi sull'unico divano presente in quell'inferno.

Mi lasciava la mano, continuando a guardarmi, per poi sussurrare <Come on, little girl, be good and take off those clothes.> ricordo che il respiro mi cominciava a mancare sino a rendere quel seminterrato simile a una tomba senza la minima molecola di ossigeno, alzavo le mie piccole mani e iniziavo a sbottonare la camicia del pigiama, ogni bottone era seguito da una lacrima e ogni respiro dal desiderio di morire all'istante e dalla speranza che tutto ciò finisse il più velocemente possibile, così da poter tornare nel mio letto e chiudere gli occhi.

Dopo aver tolto il pigiama, mi sfilavo la canottiera e poi i pantaloni insieme alle mutandine. Abbassavo gli occhi, pieni di lacrime, finché non sentivo di nuovo la sua voce <Come here.> affermava, battendo una mano sulla sua coscia. Alternavo respiri profondi e singhiozzi prima di avvicinarmi con le gambine tremanti fino a lui. Mi prendeva da sotto le ascelle, sollevandomi e posizionandomi sopra la sua coscia, per poi scendere con la mano e toccarmi violentemente. Chiudevo gli occhi, stringendo i pugni e cercando di fuggire con l'immaginazione, l'unica arma che potevo usare contro di lui.

Ogni volta, nella mia mente, immaginavo di essere altrove. Mi proiettavo in luoghi di pace e sicurezza, lontano da quell'inferno. Ma poi tornavo alla realtà quando sentivo la cerniera abbassarsi e le sue mani sui miei fianchi, posizionandomi come meglio voleva. Soddisfaceva ogni sua brama, privandomi della mia infanzia, della mia innocenza e della mia vita.

Riempiendomi del suo peccato, sporcando quel piccolo corpo e uccidendo l'anima che vi risiedeva.

Non riuscirò mai a dimenticare ciò che mi accadeva in quel seminterrato e la croce che vedevo ogni volta che alzavo gli occhi sulla parete dietro al divano. Gesù era lì, davanti a me, che osservava ciò che mi stava accadendo.

Era lì, che ammirava quello che gli uomini erano capaci di fare.
Era lì, che osservava come venivo privata di me stessa.

Gesù era lì, di fronte a me. E per anni, non fece nulla. Rimase solo ad osservare.

Perché dovrei pregarlo? Perché dovrei professare la sua religione se lui non c'era quando io avevo più bisogno?

Gesù era lì, sulla sua croce, a osservare mentre trattenevo le urla e le lacrime ad ogni contatto con quel mostro.

Era lì, che osservava come venivo violentata, stuprata, resa adulta a una simile età.

Gesù non fece nulla per salvarmi. E io non gli devo nulla. Né qui né nell'aldilà.

Se fosse veramente misericordioso e benevolo con ogni vittima nel mondo, perché mi ha abbandonato quando pregavo per il suo aiuto?

Dov'era quando ero pronta a prosternarmi dinanzi a lui, sperando in un briciolo di pace?

Dov'era prima, e dov'è ora che Peter ha fatto quattro passi indietro, puntandomi la pistola contro?

Dov'è?.

<Non so nulla su tua figlia, quindi, se vuoi sparare, fallo.> mi posizionai di fronte a lui, aprendo le braccia e chiudendo gli occhi, pronta ad affrontare mio padre e a confessargli che ho fallito.

<Come preferisci.> affermò, mentre caricava la pistola e migliorava la mira. <Peccato, tu non sei come Lilith, lei era forte mentre tu sei debole.> non riuscii a trovare la forza per rispondere, o meglio, non volli farlo. L'unica persona che sapeva cosa ho dovuto affrontare nella mia vita e quanto ho lottato per raggiungere quest'età ero io e nessun altro.

Effettuai un enorme respiro per poi sentire, nel fratto di attimi, il suono di uno sparo.

Mi preparai a ricevere il colpo, ma dopo alcuni istanti di silenzio, un urlo mi fece tornare alla realtà. <PAPÀ!> riaprii gli occhi e vidi ai miei piedi, ricoperto di sangue, con gli occhi spalancati che fissavano il soffitto, l'avvocato Charles Gherak.

The PromiseTahanan ng mga kuwento. Tumuklas ngayon