38 Fiona

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Buongiorno, girls!♥️ Vi auguro solo belle cose per l'anno nuovo. Vi mando un abbraccio grande e tanti pupici♥️

Capitolo 38
Fiona

«Vado da sola, Tom, ti ringrazio. Sai, sono cose da donne...» Mostro un sorriso tirato a quello che è diventato la mia ombra in seguito alle rigidi indicazioni di Gabe, sperando di convincerlo ad attendermi in macchina.

Ho bisogno di acquistare altri test di gravidanza. Perché, in cuor mio, sento che c'è qualcosa che non va. Il mio corpo ha subìto una trasformazione che non è dovuta soltanto al cibo che continuo a ingurgitare.

Ne ho già fatto uno. Dopo le insinuazioni di Susan, Gabe mi ha preso per mano e mi ha portata via dalla festa, mandando nel dimenticatoio il mio crollo di nervi, del quale tutt'oggi me ne vergogno. Prima di tornare a casa, ci siamo fermati in farmacia.

L'ho seguito senza protestare, sentendomi come in una specie di trance. Mille emozioni si sono date battaglia dentro di me, portandomi a chiudermi in me stessa.

Non sono riuscita a pensare ad altro che alla frase detta da sua madre finché non ho fatto la pipì sul bastoncino di plastica, con Gabe che camminava avanti e indietro come un leone in gabbia. Durante l'attesa, ero un fascio di nervi e a peggiorare la situazione è stato proprio Gabe che non mi ha mai guardata. Si è limitato a tormentarsi i capelli e a borbottare parole incomprensibili. Ha fatto incrociare i nostri occhi soltanto quando mi ha sentita esalare un sospiro di sollievo e, in seguito, ho mostrato il risultato negativo.

A dire il vero, entrambi siamo stati sollevati, ma il suo atteggiamento, nonostante tutto, - nonostante conosca perfettamente il suo passato e sappia quanto sia allergico alle donne incinte -, un po' mi ha ferita.

Non sono pronta a diventare madre, ma non ne sono completamente terrorizzata, come lo è sembrato lui.

Tuttavia, ho una paura fottuta che quel test abbia dato un risultato errato. Perché so che potrei perdere l'uomo che amo.

«Ok, Miss Mayor, la attenderò qui». Tom mi mostra un lieve sorriso e le mie spalle si rilassano di colpo.

Non mi andava che vedesse la mia spesa perché sono quasi certa che lo direbbe a Gabe senza pensarci due volte. Per ora voglio tenere i miei dubbi per me. Non vorrei sollevare un polverone per niente. Magari il mio sesto senso si sbaglia.

Poco dopo entro in farmacia. Mi accosto alla coda e attendo paziente il mio turno. I miei occhi, manco a farlo apposta, si posano sul reparto bebè. Mi manca il respiro. Sposto in fretta lo sguardo sulla schiena dell'uomo che ho di fronte, facendo finta di non avvertire uno sciame di farfalle nello stomaco.

Nel frattempo, il mio telefono inizia a squillare nella borsa. Lo afferro, a cercarmi è Gabe. Non vorrei rispondergli, non in questo preciso istante, ma in caso decidessi di ignorarlo lui contatterebbe Tom, per cui inspiro profondamente e passo il pollice sullo schermo.

A New York sono le quattro e mezza di pomeriggio mentre a Tokio le sei e mezza del mattino. Probabilmente si è appena svegliato e, come al solito, il suo primo pensiero sono stato io.

«Ehi», farfuglio, sorridendo nonostante tutto.

«Buongiorno», risponde con voce assonnata.

È andato via due giorni fa, ma la sua mancanza mi provoca una dolorosa morsa all'altezza del petto. Perché è davvero difficile stare senza di lui.

Sono consapevole che la mia dipendenza non sia un bene, ma non posso fare altrimenti. Lui è in ogni dove dentro di me e l'intensità dei sentimenti che provo per quest'uomo a volte mi spaventa. Sarei in grado di fare di tutto per lui, anche commettere una follia.

Nella vecchia fattoria, ia ia LoveWhere stories live. Discover now