28 Gabe

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Buongiorno! Ho di nuovo Giulia a casa, malata per la terza volta da quando ha iniziato l'asilo. Un incubo poiché dorme poco, ha la febbre e il muco, e chi né ha più né metta🤦‍♀️. Ne ho già le ovaie piene di quest'asilo. La terrei a casa per quest'anno, ma lei adora andarci, quindi non so ancora che fare.
Se tardo con gli aggiornamenti sappiate il perché.
Per ora è tutto, vi auguro buona lettura e vi mando tanti pupici♥️

Capitolo 28

Gabe

Ci ho impiegato un bel po' di tempo per calmarmi, ma infine ci sono riuscito. Mia sorella Tabatha ha sofferto di attacchi di panico durante la sua adolescenza e mi sono ricordato i metodi che utilizzava per tranquillizzarsi: lavorare sulla respirazione, ascoltare la musica preferita e pensare a un momento particolarmente felice.

Io ho ripensato a Fiona e a tutte le volte in cui siamo stati bene insieme e il mio cuore ha ritrovato il controllo.

Perché non le ho chiesto di persona di venire via con me? Forse, se l'avessi guardata dritto negli occhi, avrei potuto fare qualcosa per convincerla a seguirmi.

Dopo essermi fatto una doccia, mi sono vestito di tutto punto e ho detto a Tom, il mio autista, che sarei andato da solo a casa dei miei genitori. Avevo bisogno di guidare, di schiacciare il piede sull'acceleratore e scaricare in qualche modo lo stress accumulato. Non ho mai avuto queste problematiche e spero che l'episodio non si ripeta perché non è stato affatto piacevole.

Non so se sia stata la consapevolezza che non l'avrei più avuta accanto ad avermi fatto stare tanto male. Mi auguro di no perché sarebbe un bel casino. Fiona non mi raggiungerà e io da domani tornerò al lavoro, alla mia caotica vita.

Cosa ne resterà di noi? Perché ora la mia esistenza non mi sembra più meravigliosa come prima?

Lascio la mia Aston Martin Vulcan nelle mani del doorman, poi mi incammino verso l'ingresso della villa in stile coloniale. Il giardino, lussureggiante e fresco grazie alle piante secolari, è reso ancora più gradevole da una piscina rettangolare in pietra.

Rispondo al saluto del giardiniere che sta controllando l'impianto dell'irrigazione, poi inarco un sopracciglio e mi fermo di scatto. Accanto alla fontana artesiana posta di fronte alla villa sosta un'auto sportiva grigia. Appoggiato a uno degli sportelli si trova una persona che non ho mai visto prima d'oggi. Presumo sia l'uomo di cui mi parlava mia madre, quello che papà ha affiancato a Gwen.

Analizzo il suo aspetto mentre mi avvicino. È massiccio, veste tutto di nero, ha la testa rasata e uno sguardo glaciale. Non possiede l'eleganza di un bodyguard, più che altro ha l'espressione di un mercenario.

Mi fermo proprio davanti a lui e gli porgo la mano.

«Gabe Coldwell», dico.

La sua espressione si distende appena mentre mi stringe la mano. «Kriystan Kowalczyk», si presenta con un forte accento europeo.

«Condoglianze», aggiungo infilando le mani nelle tasche dei pantaloni.

Lui mi guarda stranito.

«Se la tua pazienza non è morta, lo farà a breve. Mia sorella è un osso duro. È praticamente impossibile avere a che fare con lei», ridacchio.

Lo fa anche lui, assumendo un atteggiamento più rilassato. «Me ne sono reso conto».

«Eserciti da tanto questo lavoro?», indago.

«Un paio d'anni», risponde vago.

«Bene. Ho come l'impressione che mia sorella sia in buone mani. Non posso dire lo stesso di te», sorrido e gli lascio una pacca sulla spalla.

Nella vecchia fattoria, ia ia LoveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora