1 Gabe

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Capitolo 1

Gabe

Ho un mal di testa assurdo e non riesco a non pensare incessantemente al motivo per il quale mi trovo in quello che dovrebbe essere un pick-up, ma altro non è che una scatola di latta sprovvista di GPS e di aria condizionata.

Un vero trauma per me che non ho mai preso un banale mezzo di trasporto neanche una volta in trent'anni di vita.

Nemmeno il mio deodorante con particelle selezionate riesce a combattere il caldo in quanto sudo come un maiale.

A proposito di maiali: è normale che quella famigliola di animali rosa stia in mezzo alla strada?

Sempre che si possa chiamare strada la striscia di sterrato sulla quale la pseudo vettura si sta muovendo a malapena, facendomi tuttavia sobbalzare da una parte all'altra a causa delle buche disseminate un po' ovunque.

«Ne abbiamo ancora per molto?», chiedo irritato all'autista, un uomo che ha più o meno la mia stessa età.

Siamo in viaggio da parecchio e non vedo nemmeno l'ombra di una casa nei dintorni. Siamo circondati da colline verdi ed ettari di campi coltivati a vista d'occhio. Terribile, per quanto mi riguarda. Sono abituato ad ammirare lo skyline di New York dalla vetrata del mio ufficio posizionato al quarantottesimo piano di un grattacielo e non paesaggi prevalentemente rurali.

L'aspetto del tizio alla mia sinistra è a dir poco inquietante: ha gli occhi castani, piccoli e sporgenti, dei baffi neri, gli manca un incisivo, i suoi capelli scuri sono lisci e lunghi fino al mento, radi e mal tagliati, e ha persino la frangia storta che gli copre metà fronte. Ricordo di aver visto un horror che aveva come protagonista un serial killer che gli assomigliava parecchio. Spero che non si riveli a essere uno psicopatico come il suo sosia.

Mi ha detto il suo nome quando è arrivato a prendermi alla stazione di Weidman, ma non me lo ricordo.

Weth, Matt o forse Seth, chi diavolo lo sa?

Ho alle spalle dodici ore di viaggio, se contiamo l'aereo e il bus che ho dovuto prendere a Lansing per poter arrivare da queste parti che sembrano dimenticate da Dio. Avrei preso un taxi, ma i soldi che ho in tasca non mi bastavano per cui sono stato costretto a salire a bordo di un vecchio pullman insieme a tante altre persone. Rabbrividisco ancora al pensiero.

Tutto ciò solo perché ho calcato la mano con i festeggiamenti del mio compleanno.

Dopo che ho passato l'intera giornata insieme alla mia famiglia sullo yacht, in serata Liam mi ha "mostrato" il suo regalo: ha organizzato per i miei trent'anni un festino a luci rosse, certo che le persone invitate sarebbero state discrete e vogliose di passare una nottata divertente a base di sesso, alcol e droghe. Mi sono sballato senza freni per la prima volta in vita mia e le conseguenze sono state catastrofiche.

Un paio di giorni dopo la mia faccia è stata sbattuta sulle prime pagine dei giornali più importanti. La mia immagine non era una delle migliori: immortalato in mutande, con l'espressione strafatta, circondato da escort e alcol a fiumi. Grazie al cielo, le droghe non sono state riprese altrimenti ora avrei un altro guaio da combattere.

Qualcuno ha scattato le foto di nascosto, consapevole che avrebbe guadagnato parecchio nel mettere a rogna me: Gabe Coldwell, figlio di Mark Coldwell, uno degli uomini d'affari più ricchi e potenti d'America.

Mio padre è furioso e come punizione mi ha tolto tutte le Black Mastercard e ha ritenuto opportuno mandarmi in Michigan, in un paesello vicino a Weidman, da non so quale sua vecchia conoscenza. Nemmeno l'intervento di mia madre e le mie sorelle, che stravedono per me, è servito a qualcosa in quanto mio padre è rimasto stoico sulla sua decisione.

Nella vecchia fattoria, ia ia LoveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora