17 Fiona

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Capitolo 17

Fiona

«Hii-hoo! Hii-hoo! Hii-hoo!»

Ho gli occhi aperti da un pezzo quando il raglio di Ciuchino mi giunge alle orecchie. Un'altra notte è passata in bianco per me. Ho provato a prendere sonno dopo che Gabe è tornato a casa, quattro ore dopo essersene andato insieme a Kate, ma non ci sono riuscita.

L'ho spiato. Non avrei dovuto farlo, ma i miei occhi sono stati più forti dalla voglia di tenere a bada la curiosità. Ho tolto la chiave dalla serratura appartenente alla porta che divide le nostre stanze e l'ho guardato. L'ho visto mentre si spogliava sotto la luce calda dell'abat-jour e lanciava i suoi vestiti a terra. L'ho visto stendersi sul letto, in posizione supina, con un braccio sulla pancia e l'altro sulla fronte. Ho visto i suoi occhi fissare il soffitto, pensierosi.

L'ho guardato anche quando è balzato giù dal letto e ha aperto l'uscio dietro il quale è sparito. I suoi passi pesanti si sono fermati davanti alla mia porta e il cuore ha smesso di battere per un istante. Ma Gabe non ha mai bussato né chiamato il mio nome. Poco tempo ed è tornato nella sua stanza. Si è rimesso a letto e ha spento la luce. E io sono tornata a respirare, anche se l'aria che ho immagazzinato mi è sembrata più pesante del solito.

«Hii-hoo! Hii-hoo! Hii-hoo!»

Decido di abbandonare il mio confortevole letto e andare in bagno. Oggi sarà una lunga giornata, devo preparare ed etichettare tutti i prodotti da portare alla fiera di domani, dove ci aspetta un'intera bancarella da riempire. In più, devo snocciolare una quantità indefinita di ciliegie, più i soliti lavori che ci sono da sbrigare in giro per la fattoria. E poi, c'è anche Gabe. Continuare a ignorarla è la faccenda più pesante da fare.

Esco dalla mia stanza nello stesso momento in cui lui sbuca dalla sua. Ci guardiamo per un lungo istante e il mio cuore sussulta. Ma lui decide di ignorarmi e si allontana lungo il corridoio.

«Perché diamine sei venuto alla mia porta dopo che sei stato con un'altra donna?», vorrei urlargli dietro, ma non lo faccio. Resto in silenzio e lo seguo in cucina, ambiente in cui continuiamo a comportarci come due estranei. Perché, in fondo, è quello che siamo, no?

Seth arriva poco dopo e inizia a parlare con Gabe dopo avermi salutata e lasciato un bacio sulla fronte. Preparo il caffè solo per me e Seth, Gabe può chiamare Kate o chi diavolo vuole per farselo fare.

«Gabe, vuoi del caffè?», gli chiede Seth mentre io sto sciacquando il piatto che ho usato per fare colazione.

«No! Sono certo che uscirebbe avvelenato viste le energie negative che avverto», replica.

È chiaro che mi stia punzecchiando, ma non starò al suo gioco.

«Se hai bisogno, mi trovi nella stalla», dico a Seth stando attenta a tenere gli occhi lontani da Gabe.

Quando esco dalla cucina percepisco il suo sguardo addosso. Poi lo sento farmi il verso, come un bambino delle elementari, e mi blocco.

«Se hai bisogno, mi trovi nella stalla», ripete. Ha persino modificato il tono di voce, rendendolo volutamente ridicolo.

«Che cazzo di problemi hai?», esplodo come una molotov, tornando sui miei passi.

La sua espressione diventa terribilmente seria quando fa incontrare i nostri occhi. I miei lo fulminano, i suoi fanno altrettanto con me. Gabe mi si avvicina a passo blando e il mio stomaco diventa un nido di nervi tesi.

«L'unica ad avere un problema qui sei tu», commenta più freddo di un giorno d'inverno siberiano, poi mi sorpassa sfiorandomi di proposito una spalla. «Seth, sono io ad aspettarti nella stalla».

Nella vecchia fattoria, ia ia LoveWhere stories live. Discover now