20 Gabe parte 1

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Capitolo 20

Gabe

Avevo bisogno di allontanarmi da lei e l'ho fatto, in modo freddo e distaccato. Non ho voluto darle il tempo di guardarmi bene negli occhi perché avrebbe capito la verità.

Una verità che fatico a comprendere.

Ho preferito tornare dal Crazy Drive Rock 'n' Grill e convincere Benjamin, l'omone alias l'armadio a due ante, a darmi la sua moto in cambio di un bonifico che mia sorella Tabatha gli manderà a breve.

Ho usato il suo telefono per videochiamare mia sorella, che non ha esitato neanche per un istante a darmi il suo aiuto. Mi ha chiesto se volessi che mi mandasse dei soldi a insaputa di papà, ma ho rifiutato. Se ce l'ho fatto fin ad ora ad andare avanti senza spendere un centesimo, ce la farò a resistere fino alla fine della mia esperienza a Greenlung. Voglio farcela.

Anche Benjamin si è fidato di me tanto da non mostrare neanche un cenno di incertezza. Probabilmente ciò che è successo tra Fiona e suo figlio c'entra qualcosa, ma mi piace di più pensare che non abbia perso la mia verve negli affari.

E ora eccomi qui, in sella alla moto, con Fiona che mi sta attaccata come un polpo e la sua voce che mi guida lungo la strada polverosa.

Il modo in cui mi sono sentito quando sono entrato in lei per la prima volta mi scorre tutt'ora nelle vene. È stato intenso. Appagante. Dannatamente bello. Mai provato nulla del genere.

Non voglio pensarci più altrimenti scendo dalla moto e la scopo ancora, fino a che il mio nome non sarà l'unico suono a uscire dalla sua bocca. Le ho detto che tra di noi ci sarebbe stata solamente una scopata, ma non sono convinto che riuscirò a mantenere la parola.

Sentire il suo calore addosso non mi è d'aiuto in questo momento. Tuttavia, mi costringo a restare calmo e mi impongo di contare mentalmente da zero a mille. Funziona. Riusciamo ad arrivare a casa senza alcun intoppo.

Lascio la moto accanto al pick-up di Seth e aiuto Fiona a mettersi in piedi.

«Stai bene?», insisto togliendo a malavoglia le mani dai suoi fianchi; oltre a farmi capire quale fosse la via di ritorno, non ha detto granché.

Non avrei dovuto perderla di vista, ma ho pensato che mostrarmi interessato a un'altra donna davanti a lei l'avrebbe portata a odiarmi, a respingermi nel momento in cui l'avrei fatta mia. Perché sapevo che sarebbe successo, l'ho previsto. Gli ultimi giorni sono stati carichi di tensione sessuale tra di noi.

Stamattina le ho chiesto scusa e mi sono finto d'accordo con lei, ma la verità era un'altra per tutti e due ed è uscita a galla non appena siamo rimasti da soli.

«Sto bene», mi tranquillizza, mostrandomi un sorriso fugace. «Andrò a farmi una doccia, sono... accaldata». Fa un passo all'indietro, come a voler mettere a tutti i costi quanta più distanza tra di noi.

L'immagine di lei nuda sotto la doccia mi si stampa nella mente e il cavallo dei miei pantaloni sta iniziando a cambiare forma.

Sospirando pesantemente, mi passo una mano tra i capelli che ogni giorno che passa diventano sempre più lunghi.

La situazione sta iniziando a essere frustrante.

Perché diavolo devo pensare sempre a lei?

«Ok».

«A dopo», dice prima di dileguarsi.

La lascio andare senza aggiungere altro. Non saprei cosa dirle.

Oltre Miranda, non sono abituato ad avere a che fare con le donne che mi porto a letto, e Miranda non ha bisogno di tante parole. Ci vediamo, scopiamo, a volte ceniamo insieme. Stop.

Con Fiona è stata molto più che una scopata, ne sono consapevole. E non voglio amplificare in alcun modo le sensazioni che mi ha lasciato addosso. Piuttosto spegnerle. Farle sparire.

«Glu, glu, glu».

A destarmi dai pensieri è il tacchino, che spunta da sotto la panchina a dondolo e si lancia letteralmente sugli scalini per venirmi incontro. Lo guardo e quasi lo ringrazio per aver interrotto l'evoluzione della mia erezione.

Con uno scatto, mi aggrappo al recinto del porticato e lo sorpasso con un salto, riuscendo così a scampare all'ira del pennuto. Lui mi segue, incavolato a morte, ma riesco ad entrare in casa e a chiudergli la porta in faccia prima che mi raggiunga.

Pensavo fosse sparito dalla circolazione e che abbia deciso di lasciarmi stare, ma a quanto pare non vede l'ora di trovarmi da solo.

«'Fanculo!», borbotto mentre mi allontano verso la mia stanza.

Passo accanto alla cucina e saluto velocemente Mary Lo che sta cucinando chissà cosa. Fiona non c'è, presumo sia andata a farsi la famigerata doccia.

Raggiungo la mia camera da letto, mi tolgo la camicia e la lancio sulla cesta del bucato. Sospiro di nuovo e mi lascio cadere per un attimo sul letto. È stata una giornata intensa. A dire il vero, tutte le ultime tre lo sono state.

Non avevo mai partecipato a una fiera, ma è stato piacevole stare in mezzo a tutta quella gente. Non l'avrei mai detto, ma mi sono divertito a fare il venditore di formaggi e marmellate.

Quando sento l'acqua scrosciare al di là del muro, l'immagine di Fiona torna a essere l'unica protagonista dei miei pensieri.

Ripercorro nella mente ciò che è successo tra di noi oggi, cos'ho provato quando l'ho baciata e penetrata, quando il suo corpo mi ha risucchiato completamente, e la voglia che ho ancora di lei diventa insopportabile.

«Cazzo!», ringhio infastidito perché non voglio sentirmi in questo modo. Non voglio sfondare il muro che ci divide e andare da lei. Non voglio sentire le sue piccole mani scorrere sul mio corpo. Non voglio baciarla fino a lasciarla senza fiato. Non voglio affondare in lei.

Sto per andare a farmi una doccia rigenerante e allontanarmi dall'idea che mi balena in testa quando un raggio di sole attraversa la finestra e colpisce la serratura dorata della porta comunicante presente tra la mia stanza e quella di Fiona, accecandomi per un istante. Strizzo gli occhi con lo sguardo fisso sulla serratura. Dall'altra parte si sentono i passi di Fiona.

Al diavolo!

I miei piedi si muovono da soli verso l'uscio che ci separa.

Non dovrei farlo, ma mi chino lo stesso e punto un occhio sulla serratura. Fiona si sta tamponando i capelli con un piccolo asciugamano, in piedi accanto al letto. È di spalle ed è completamente nuda. Vederla senza nulla addosso mi porta a mandare giù con fatica un fiotto di saliva.

Quando si piega per raccogliere i capelli nell'asciugamano, dandomi una visione completa sul suo triangolo delle meraviglie, il sangue inizia a scorrermi ancora più velocemente nelle vene.

Sbatto le palpebre. Devo smetterla di guardarla di nascosto, come un fottuto tredicenne che non ha mai visto una donna nuda, ma Fiona si avvicina al comodino, apre il primo cassetto e tira fuori un... vibratore? Cazzo!

Lancia un'occhiata verso la porta da cui la sto spiando e io mi tiro all'indietro. Ho il respiro ansante e una voglia tremenda di tornare a guardarla mentre si tocca da sola, ma non lo faccio.

Impaziente, esco dalla porta e mi piazzo davanti alla sua. Busso due volte. Sento i suoi passi dirigersi verso di me per poi bloccarsi di colpo. Busso di nuovo, con più insistenza. Sono un fascio di nervi.

«Arrivo!», grida.

Nella vecchia fattoria, ia ia LoveWhere stories live. Discover now