11 Gabe

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Capitolo 11

Gabe

Odio la vita di campagna, è ufficiale!

Sono passate due settimane dal mio arrivo a Greenlung e mi sento come un drogato costretto a restare in un centro di disintossicazione.

Mi manca la mia vita di prima, i comfort, il lavoro, le cene in famiglia, vedere le mie sorelle, il mio nipotino e i miei amici e divertirmi insieme a loro. Mi manca la mamma e, d'accordo, mi manca anche quel cocciuto d'uomo che mi è capitato come padre, nonostante sembra essersi dimenticato della mia esistenza.

I lavori in una fattoria non finiscono mai, c'è sempre qualcosa da fare e Fiona si diverte ogni giorno a trovare nuovi metodi di tortura nei miei confronti.

Il raccolto delle ciliegie è iniziato un paio di giorni fa e stare dalla mattina alla sera sotto al sole cocente con le braccia in continuo movimento non è affatto divertente. Sono stanco, ho tutti i muscoli indolenziti e la testa che mi scopia.

Come se non bastasse, i pochi abitanti di questo dannato posto si sono messi in testa che io sia il padre del bambino che Fiona porta in grembo. Nonostante lei abbia smentito la notizia, dicendo a tutti quanti che sono solamente il figlio di un amico di Mary Lo che ha voluto prendersi una vacanza e vivere la "fantastica" esperienza che una fattoria è in grado di regalare, non c'è stato modo di convincerli del contrario e ci hanno riempiti di regali: una culla in legno con tanto di fasciatoio abbinato creato dal figlio artigiano del signor Bowin che vive in non so quale città, una tutina ricamata a mano dalla signora Johannesburg, amica di Mary Lo; bavaglini, scarpette, ciucci, ciuccetti, biberon, giocattoli e altre stronzate simili. Qualcuno ci ha portato persino un bonsai come portafortuna.

Fiona si è arresa a un certo punto e ha accettato i doni, ammassandoli in una stanza.

Fosse stato vero probabilmente i loro gesti sarebbero stati carini, ma cazzo!, non so quale opzione sia peggiore: la verità che mi ha fatto finire qui o le loro insinuazioni.

Riuscirò prima o poi a far capire a questo gruppo di vecchietti impiccioni che non sarò mai il padre di alcun bambino? Probabilmente no vista l'ondata di eccitazione che ha investito Greenlung all'idea che un piccolo esserino strillante sarà un nuovo paesano di questo posto dimenticato da Dio.

«Hii-hoo! Hii-hoo! Hii-hoo!»

Quando sento il raglio di Ciuchino per poco non mi sparo un colpo in testa. Se solo avessi a disposizione una pistola, prenderei davvero in considerazione l'idea. Non sopporto più di svegliarmi alle cinque del mattino. Quel dannato asino è più puntuale di un orologio svizzero.

Red, che non so come abbia fatto a convincermi a concedergli metà letto, si sveglia, stiracchiandomisi addosso.

«Levati, dai!», lo sprono con una mossa di spalla che mi procura un grugnito di dolore.

Lui, come spesso accade, non mi dà ascolto, e mi si sdraia accanto, in attesa di ricevere la sua dose mattutina di coccole.

«Sei un rompipalle, sai?» Mi giro su un fianco e gli lascio quale grattatina qua e là prima di scendere dal letto e aprire la porta per spronarlo ad andare a fare i bisogni.

Lo guardo sparire lungo il corridoio. Non so se sto iniziando ad affezionarmi a lui o se lo stia solamente usando come un meccanismo di difesa anti Charlie.

Sospiro e mi passo una mano tra i capelli che sono cresciuti vistosamente. Il mio hair stylist personale avrebbe sicuramente qualcosa da ridire al riguardo, ne sono certo.

L'unica cosa che considero positiva da quando sono arrivato a Greenlung è l'abbronzatura che mi si è appiccicata addosso manco fossi stato un mese alle Hawaii.

Nella vecchia fattoria, ia ia LoveWhere stories live. Discover now