Alternai lo sguardo tra la porta e lui, continuando ad elaborare, o almeno tentare di elaborare, un piano di fuga.

<Chi sei?> Sussurrai.

L'infermiere, o chiunque esso sia, rise, per poi sbattere le mani ai lati delle mie gambe sul materasso.

Allargò le spalle sovrastandomi, provocando in me un forte timore.

Rimasi immobile, con gli occhi puntati sull'uomo, troppo spaventata ora per distogliere lo sguardo, e rimasi in attesa di qualche sua mossa per farmi del male.

Le rotelline nella mia testolina continuavano a girare per trovare una soluzione e chiamare aiuto.

Ero al corrente che Luz aveva ordinato a Martin di mettere delle guardie per tutto il corridodio.

Non direttamente davanti alla mia porta, per non farmi accorgere di nulla e per non destare sospetti all'interno dell'ospedale.

Non avrei potuto cliccare il bottone di emergenza, in quanto nessun infermiere avrebbe fatto in tempo ad arrivare.

L'unica soluzione era quella di gridare a sguarciagola, e pregare che qualcuno di tali guardie venisse in mio aiuto.

<Ora che ti ho tra le mani, sola e così indifesa, posso mettere fine a tutto... tutto> nel mentre che pronunciava queste parole, le sue mani risalivano per tutta la lunghezza delle mie gambe.

Presi a dimenarmi sentendo il disgusto da quel tocco così rude e maligno.

Non persi altro tempo, quando le sue mani arrivarono all'altezza delle pancia, e comincia a gridare a perdi fiato.

L'infermiere imprecò e tento di zittirmi tappandomi la bocca.

Continuai a dimenarmi e gridare aiuto, smozzati dalle mani di quell'uomo, mentre i miei movimenti venivano man mano bloccati dalle braccia di quest'ultimo.

Tirai un sospiro di sollievo quando sentii la porta aprirsi con un tonfo.

Pochi attimi più tardi l'uomo che aveva tentato di farmi male, fu messo all'angolo da altri due uomini.

Un altro infermiere e un uomo delle pulizie, le guardie travestite, avevano bloccato l'uomo, e trascinato fuori dalla stanza, intimandomi di stare tranquilla e che presto sarebbe arrivato qualcuno.

Rimasi ferma su quel letto, tentando di calmare il mio battito accelerato.

Presi respiri profondi, spezzati da un leggero tremolio interiore, dovuto a tutta la scena appena vista.

Mi misi sugli attenti quando sentii la porta, prima socchiusa, riaprirsi di nuovo.

La mia testa scatto verso di essa, e non mi trattenni dal gettare fuori un profondo sospirp di sollievo nel vedere Lara lì in piedi.

Corse verso di me, avvolgendomi con un braccio, per calmarmi.

Mi apppoggiai alla sua spalla, togliendo via il sudore accumulatosi sulla mia fronte.

<Va tutto bene, é tutto passato> mi rassicurò, accarezzandomi piano il braccio.

Mi staccai da lei, appena riuscii a calmarmi, ma a dire la verità, mi ero sentuata al sicuro solo nell'averla vista.

<Quell'uomo....lui..ha tentato..> cercai di spiegare l'accaduto ma le parole mi morivano in gola.

<Non ti preoccupare, ce ne occupiamo noi. Perché non ti riposi ancora un po'?> Fece cenno di stenermi.

Gettai un occhio alla sveglia, rendendomi conto che effettivamente era ancora molto presto.

I controlli sanitari venivano fatti all'alba quasi.

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