Alan Brown può anche avermi calpestato la dignità, ma questa sera ho intenzione di mandare nel dimenticatoio il passato. Non ne posso più di sentirmi inadeguata. Mi sono data la colpa per troppo tempo per ciò che è accaduto, anche quando ho capito che non avevo fatto nulla di sbagliato se non donare fiducia e amore.

Richard nutre un reale interesse per me da tempo, ma non ho mai voluto dargli una chance per timore di fallire.

È proprio questo il problema la maggior parte delle volte: la paura di non essere all'altezza. Se a inculcartela è stata una persona che stimavi la situazione peggiora e arrivi a credere che non sarai mai abbastanza per nessuno. Ma poi qualcosa – o qualcuno spuntato dal nulla – rompe tutte le catene, ridonandoti la libertà di tornare a essere te stessa.

«Eccoci!» La voce di Richard mi desta dai pensieri e mi rendo conto che ha fermato la macchina nel parcheggio di un supermercato.

Lo guardo con la coda dell'occhio. I suoi boccoli ribelli sono stati domati da un quintale di gel, ha indossato un'altra camicia a righe e un paio di jeans slabbrati con la cintura marrone in bella vista.

L'ho accompagnato a casa sua e ho atteso in compagnia di sua madre che finisse di prepararsi. Ora so morte e miracoli sul suo conto.

Avresti potuto scegliere qualcuno di più sexy per far ingelosire Gabe.

Ingelosire Gabe?! Non è per questo che sono uscita con Richard. No, no, no! E poi, Gabe geloso di me... Ma per favore! Se neanche gli interesso...

Decido di mettere a dormire la mia coscienza e di concentrarmi su Richard che fa il giro dell'auto per venire ad aprirmi la portiera come un vero gentleman. Ok, non sarà l'uomo più affascinante del mondo, ma è un bravo cristiano. Anche se non mi fa avvertire alcun tipo di insetto nello stomaco, sono certa che dopo un paio di drink la questione migliorerà.

Il leggero venticello mi scompiglia i capelli come a Beyoncé in "Single Ladies" e mi sento bella proprio come una diva mentre cammino accanto al mio accompagnare. Era da tanto che non mi sentivo in questo modo. Questa è la mia serata. Questa è la volta buona per... rompermi l'osso del collo.

Inciampo in una buca all'improvviso e la "me" spettacolare scompare nel nulla. Il tempestivo intervento di Richard mi impedisce di finire lunga in terra. Mi prende per un braccio e mi tira su come se fossi una piuma.

«Maledetta buca», brontolo tra i denti.

«Capita quando sei distratta». Il sorriso che mi rivolge mi fa intuire che non ha capito minimamente che non è lui il motivo della mia sbadataggine.

Mi riscuoto e lo afferro per un braccio, pronta a tutto per concentrarmi soltanto su di lui. 

Quando entriamo nel locale, l'ambiente è per lo più vuoto. Forse perché sono a malapena le otto di sera. Una cameriera annoiata ci fa accomodare intorno a un tavolo vicino alla pista da ballo deserta, poi ordiniamo qualcosa da bere: Richard un succo alla frutta e io un gin tonic.

Non riesco a non pensare alla prima volta in cui ho visto Alan. È stato proprio in un locale, a Lansing, che l'ho conosciuto, nel mio primo, nonché l'unico, anno di Università. Bello come il sole, mi si era avvicinato, conquistandomi in poco tempo con i suoi modi di fare gentili e divertenti.

Io ero in compagnia di Francisca, la mia migliore amica. Ci eravamo trasferite a Lansing per frequentare l'Università, avevamo un sacco di sogni e aspettative. Lei è riuscita a far avverare i suoi desideri, è rimasta a Lansing, dove ora fa la maestra, mentre io sono tornata a casa con il cuore spezzato, senza attendere di concludere l'anno di studio. Da allora le nostre strade si sono divise, ma ci sentiamo ogni volta che possiamo.

È stata proprio lei a convincermi a lasciarmi andare con Alan, che ha mostrato interesse nei miei confronti fin dalla prima volta che mi ha rivolto la parola. Ci sapeva fare, lo ammetto.  Mi faceva ridere e sentire bella e desiderata. Mi faceva stare bene. Ma le sue non erano altro che insignificanti moine.

«Quindi... Il reale motivo per il quale siamo qui è...?» Ancora una volta, la voce di Richard mi fa ritornare con i piedi per terra. Mi sta guardando in attesa di risposta, la sua espressione è serena.

«In che senso?», mi agito sullo sgabello, cercando di nascondere il mio stato d'animo dietro a un sorso di gin tonic.

«Ti piace il newyorchese». La sua non è una domanda.

«Cosa? No! Cosa te lo fa pensare? Pft! Figurati se possa piacermi un pallone gonfiato stronzo, bellissimo ed estremamente arrogante come lui», scuoto la testa diverse volte per donare maggior enfasi alle mie parole.

«Ti piace», ripete. Ci fissiamo per un po' prima che mi afflosci nelle spalle. «Lo hai appena chiamato bellissimo tra un insulto e altro», sorride.

«L'ho fatto?», sbatto le palpebre.

Richard annuisce.

Con un gesto poco elegante, poso la guancia sul palmo della mano e comincio a giocherellare con la cannuccia nel bicchiere.

«Quando lo hai capito?», domando a voce bassa.

Non ha senso continuare a mentirgli. Io non sono come Alan. Non è da me prendere in giro le persone.

«Non appena sono arrivato alla fattoria e ho visto le occhiate che vi lanciavate».

«Oh...», quasi sussulto. «Scusami, Richard, è che...», scuoto di nuovo la testa, non ho parole per esprimere il dispiacere che provo per ciò che ho fatto. Mi sono approfittato della sua arrendevolezza, pur sapendo che prova qualcosa per me. «Sono stata pessima».

«Tranquilla, non è successo niente di grave. Non ci sono rimasto di merda perché mi hai usato per provocare una sua reazione», ridacchia.

«Non so cosa mi sia preso. È vero, Gabe mi piace un pochino», avvicino l'indice al pollice, «però io a lui non interesso e sono certa che la mia leggerissima infatuazione svanirà nel nulla non appena tornerà a New York. Ora che ne dici se la smettessimo di parlare di lui per concentrarci sulla serata? Possiamo lo stesso divertirci, no? Possiamo approfittare della situazione per conoscerci meglio, magari scopriamo che abbiamo tante cose in comune e che in realtà...»

«Mi baceresti?», domanda a bruciapelo.

«Sì!», quasi strillo, sgranando gli occhi fino a sentirli bruciare.

Ora è il suo turno di scuotere la testa.

«Per il motivo sbagliato».

«Da uno sbaglio può nascere qualcosa di bello», replico.

«Non in questo caso. Non mentire a te stessa, Fiona. Lotta per quello che vuoi. Se io l'avessi fatto fin dal principio forse ora saremmo stati una coppia vera e propria. Se ti piace quell'uomo non lasciartelo sfuggire».

Le mie spalle si incurvano ancora di più. Un altro po' e diventerò come il Gobbo di Notre Dame.

«Io non gli interesso quindi c'è poco da lottare», farfuglio sorseggiando controvoglia la bevanda che ho davanti.

«Sicura? Io ho capito diversamente, oggi», inarca un sopracciglio.

«Cos'hai capito?»

«Che il newyorchese non vede l'ora di strapparti i vestiti di dosso», ride di nuovo.

Arrossisco violentemente e per poco non gli sputo il cocktail in faccia poiché non ho avuto il tempo di ingoiarlo. «Oh, mio Dio, Richard! Ti sembrano cose da dire, queste?»

«Ho deciso di essere sincero fino in fondo», scrolla una spalla.

«E se poi sarà solo questo? Non so, trovo sbagliato andare a letto con lui».

Bugiarda!

A cuccia tu, brutta coscienza sporcacciona!

Mi fa sentire a disagio parlare con Richard di queste cose, ma ormai penso di avergli fatto vedere il peggio di me e sono certa che non sarà questo discorso ad aggravare la situazione

«Lo hai detto tu: da uno sbaglio può nascere qualcosa di bello. Forza, finisci quel gin! Ti riporto a casa».

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Nella vecchia fattoria, ia ia LoveWhere stories live. Discover now