«Ho bisogno d'acqua! Acqua calda!», preciso irritato.

I suoi occhi spalancati all'inverosimile si posano sul mio torace insaponato e non sembrano vogliosi di cambiare traiettoria al più presto.

«Hai sentito cosa ti ho detto?», le schiocco le dita davanti poiché la mia pazienza si è esaurita già da un pezzo.

Lei sbatte le palpebre e si schiarisce la voce.

«Certo, non sono mica sorda. Hai consumato tutta l'acqua del boiler?», chiede aggrottando le sopracciglia folte.

«Sono stato là dentro meno di cinque minuti, dannazione!»

«Qui siamo abituati a lavarci in fretta. Tienilo a mente per la prossima volta. Ora dovrai aspettare un paio d'ore per una nuova doccia», si stringe nelle spalle, assumendo un'espressione di finto dispiacere.

Nel frattempo, i suoi occhi ancora sgranati continuano a saettare dalla mia faccia ai miei addominali scolpiti, frutto di tante ore passate in palestra.

«Non hai mai visto il torace nudo di un uomo prima d'ora?», le chiedo a bruciapelo, facendole capire con un'occhiata che non mi piace per niente il modo in cui mi guarda.

Dubito che abbia colto il messaggio dal momento che ora sta fissando, senza neanche provare a fare finta di non farlo, la V che scompare sotto l'asciugamano che indosso.

«In effetti, no! Come il tuo no, mai visto. Posso toccare?» Torna a guardarmi negli occhi dopo aver indicato i quadratini presenti sulla mia pancia.

«Ma le donne da queste parti hanno tutte le mani lunghe e smaniose di toccare? Va a cercare un uomo su Internet, sono certo che troverai qualcuno con cui rifarti gli occhi. A proposito. C'è un posto nei dintorni dove c'è campo? Devo fare una telefonata urgente!»

Non ho intenzione di restare qui. Entro stasera papà manderà il suo elicottero privato e stanotte tornerò a casa. Quando gli spiegherò la situazione, capirà di aver esagerato con la sua drastica decisione. Metterò la testa a posto anche a New York. Niente più cene da centinaia di migliaia di euro, niente feste sullo yacht, niente serate nei locali più esclusivi, niente di niente. Sono pronto a diventare un prete nel caso servisse a cambiare la mia attuale condizione che, siamo seri, non mi si addice affatto.

«Tranquillo, non ti avrei toccato davvero!», ride come se avesse fatto una battuta. «Dovresti vedere la tua faccia!», continua scuotendo la testa. «Per quanto riguarda la questione del telefono la rete la si riesce a trovare a volte vicino al palo della luce presente nel frutteto. Ora vestiti, la cena è pronta e Mary Lo odia mangiare il cibo freddo!» Fa per andarsene, ma poi ci ripensa. «Sai, qui nei dintorni ci sono parecchie zitelle che hanno le mani lunghe. Fossi in te starei attento a farmi vedere».

Nel pronunciare l'ultima frase si è alzata sulle punte dei piedi per cercare di sussurrarmi nell'orecchio.

Detto ciò, se ne va, sculettando di proposito.

Alzo gli occhi verso le travi del soffitto, poi mi passo le mani sulle braccia per liberarmi dai brividi che la doccia di prima mi ha provocato. Torno nella mansarda, indosso degli abiti puliti, poi esco di casa di soppiatto e vado nella ricerca della rete perduta.

Mary Lo e Fiona parlano in cucina e non si accorgono di me.

Perlustro con lo sguardo l'intera zona nella ricerca del tacchino, ma non c'è traccia di lui. Meglio così. Spero abbia trovato qualche tacchina da tormentare.

Alla mia sinistra, a una cinquantina di metri di distanza, c'è una vecchia fattoria che sembra ben tenuta, nonostante le intemperie; dietro la cascina si estende un frutteto di alberi di ciliegio. Alla mia destra c'è un orticello che contiene diverse verdure. Nel vederle il mio stomaco brontola rumorosamente, ricordandomi che sono parecchie ore che non mangio. Ci penserò dopo al cibo, ora ho questioni più urgenti da sbrigare.

Nella vecchia fattoria, ia ia LoveWhere stories live. Discover now