<Senti-> lo interruppi.

<No! Tu senti. Ora mi lasci andare subito o ti giuro che ti faccio molto male> gli puntai il dito contro per cercare di spaventarlo.

Il nostro piccolo scambi di sguardi venne interrotto da una risata alle mie spalle.

<Ti prego dimmi che è uno scherzo! E tu dovresti essere l'erede della WEM, per favore!> continuò, il ragazzo sconosciuto, a prendersi gioco di me.

Presi un respiro profondo e in un attimo alzai la gamba all'indietro sperando di colpire il mio obiettivo.

A giudicare dall'urlo smozzato di dolore del ragazzo dietro di me, avevo centrato in pieno. 

Approfittai della distrazione, involontariamente creata, e presi a correre per il corridoio gridando i nomi di tutte le persone presenti nella casa ,o almeno di quelle che ricordavo.

Mi trovai bloccata a metà dal corridoio da altri uomini, e a giudicare dallo stemma che avevano sulle giacche, erano nemici.

Si, avevo captato la differenza tra le guardie del corpo del "capo" e le altre, l'unica differenza era che le giacche non avevano nessun distintivo, per intenderci.

Entrai nella prima stanza che trovai, cioè quella alla mia destra. La chiusi e mi ci appoggiai di peso.

 Guardai frenetica intorno la stanza per trovare un arma o qualunque cosa per proteggermi.

Non trovai niente di utile.

Di colpo, la porta si aprì in un istante, e gli uomini di prima, si catapultarono all'interno.

Mentre avanzavano verso di me minacciosi, feci le prima cosa che mi venne in mente quando scorsi il balcone.

Guardai un attimo di nuovo gli uomini che ormai erano a un palmo di mano da me, e poi presi la decisione.

 Di fretta aprii il balcone, e senza troppi rimorsi scavalcai la ringhiera e mi precipitai giu.

Il vento mi accompagnava a quella, che sarebbe stata, forse, la mia ultima immagine della mia vita.

Chiusi gli occhi mentre l'immagine del balcone diventava sempre più sfocata.

 Aspettai l'impatto col pavimento, ma non avvenne.

Anzi, mi sentii su qualcosa di più morbido, quasi liquido. Aprii gli occhi dopo aver superato l'impatto e trovai attorno a me acqua.

Ero caduta in una piscina. Sospirai, per modo di dire, di sollievo. Cercai ,per quanto debolmente, di nuotare e uscire dalla piscina. 

<Iris!> mi voltai verso la voce che mi aveva chiamato e notai la figura di T, un attimo prima che si tuffasse.

Mi raggiunse e mi prese risalendo in superficie.

<Stai bene?> per quanto vicino la sua voce fosse, mi arrivava ovattata. Annuii assente mentre lo osservavo.

 Anche lui era pieno di sangue, che si era mischiato all'acqua della piscina, ma aveva anche alcuni tagli in faccia, quasi impercettibili.

Senza perdere tempo mi spinse fuori dall'acqua.

<Va tutto bene, ci sono io> mi rassicurava circondandomi con le sue braccia.

<Arsh......lui...> cercai di parlare ma era tutto inutile. 

Mi mancava il fiato e anche la voce veniva meno.

<Lo so, tranquilla, ora finisce tutto. Vieni ti porto al sicuro>.

Mi lasciai prendere in braccio e appoggiai la testa sul suo petto sfinita ,ma anche sollevata nel sapere che ero in buone mani. 

THE WEM Where stories live. Discover now