23. No Spoiler

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«Non voglio nemmeno immaginare come si sia stato per lei. Con tutto questo odio e dolore non mi stupisco che le anime siano rimaste...»

«Sì, abbiamo capito Keiran. È tutto molto brutto, ma proprio per questo era la candidata perfetta» esclamò Alex, cercando di riportare la loro attenzione sui giusti binari prima di farle deragliare la pazienza. Incominciava a rimpiangere l'Altro Mondo. «E poi era ovvio che il colpevole non fosse Gallivan. Pensavo che almeno a questo ci foste già arrivati.» E ciò voleva dire che doveva abbassare le aspettative verso loro capacità logiche.

«Davvero?» chiese John con aria confusa. Emily emise uno squittio d'orrore.

Dovette inspirare a fondo prima di spiegargli la realtà delle cose con tono piccato. «Sì, Mark. La gente ha la tendenza di demonizzare il diverso e renderlo il capro espiatorio di turno. È più facile che assumersi le proprie responsabilità e intaccare l'integrità di gruppo. Dovresti saperlo bene.»

Gli altri si limitarono a osservarla a disagio, mentre il ragazzo provò senza successo a evidenziare che lo aveva confuso con il fratello di Dakota, al momento assente. Alex non lo calcolò.

«E se ciò non vi basta, considerate il messaggio finale che abbiamo ricevuto durante la seduta spiritica e il fatto che i marmocchi sono apparsi in più occasioni, ma Mrs. Pennington non era mai con loro. E ora possiamo...»

«Non importa chi è stato! Dobbiamo aiutarli, Alex!»

Fu a quel punto che Alex capì che le conveniva spegnere il cervello e seguire il flusso. Prendersela non l'avrebbe aiutata, se non considerava la possibilità di essere stroncata da un'ulcera fulminante. Ma doveva rammentarsi che dopotutto non lo stava facendo per loro o per i marmocchi. Con un grugnito, si passò una mano sul viso prima di scoccare un'occhiataccia a Emily, comparsa a tradimento nel suo campo visivo e traboccante d'iniziativa.

«Little Bunny... sono morti. C'è ben poco da aiutare.»

Emily sbatté le mani sui braccioli della sedia, protraendosi verso di lei. «Ma possiamo sempre salvare le loro anime. In qualche modo... credo.»

Alex si limitò a osservare le lenti scheggiate dell'amica per un lungo momento. Nel caminetto, un ciocco scoppiò, spruzzando nell'aria piccole scintille.

«Non avete capito nulla di quello che ho detto» declamò. E più che una domanda, la frase sembrava formulata come un'accusa.

«E allora perché non la smetti con i giri di parole?»

Il gruppo si voltò in sincronia verso l'estremità del salotto. Con la schiena appoggiata accanto alla porta e le braccia incrociate al petto, Ren non si era espresso mentre Alex narrava il suo resoconto, rimanendo a osservare il resto dei presenti con uno sguardo truce, l'attizzatoio a portata di mano.

Alex scrutò Emily con un'espressione confusa. «Ma non se n'era andato?»

La bionda alzò un sopracciglio. «No, è sempre stato qui con noi ad ascoltare» le rispose paziente.

Nell'udire ciò, Alex si accasciò sulla sedia con una scrollata di spalle. «Ah, ottimo. Questo mi conferma che ho passato la scorsa mezz'ora a parlare alle macchie di ectoplasma. Come se avessi bisogno di altri motivi per consideralo un idiota.»

«Guarda che sono ancora qui» ringhiò il giovane.

«A tenere su il muro?»

Ren ebbe uno spasmo al sopracciglio. «A continuare a salvarti il culo, sgorbio ingrato.»

«Se sei così interessato al mio culo, Emily può inviarti una foto. Così possiamo smetterla di perdere tempo con questi battibecchi inutili. Puoi fare il bastian contrario quanto vuoi: sappiamo entrambi che non riuscirai a fermarmi. Quindi: o te ne vai per una buona volta o rimani e ti rendi utile. A te la scelta.»

When the children playOnde histórias criam vida. Descubra agora