61- DAVID

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Una settimana dopo, quando l'aereo atterrò a Milano, chiamai un taxi con il quale mi feci condurre all'hotel dove avevo prenotato una camera. Depositai il piccolo bagaglio che mi ero portato e uscii di nuovo, tenendo tra le mani un plico confezionato con carta bianca puntellata di fiorellini color rosa pallido e un bel fiocco fucsia che teneva chiuso il pacchetto.

Il taxi mi lasciò nella via in cui abitava Anna. Non appena sceso, mi guardai intorno. Era una zona della periferia della città, abbastanza tranquilla.

Con il cuore che mi martellava nel petto e l'ansia data dalla poca sicurezza che avevo di trovarla lì, individuata la casa, suonai il campanello posto di fianco al cancello. Un piccolo giardino ben curato occupava lo spazio fino alla porta d'ingresso.

«Chi è?» Una donna si affacciò sulla porta.

«Sono David, sto cercando Anna. È in casa? Vorrei parlarle» spiegai.

«Oh, David... Sì, aspetta un attimo.» La donna rientrò.

Fortunatamente è tornata a casa, pensai con sollievo, anche se il fatto che fosse tornata testimoniava il suo desiderio di mettere della distanza tra lei e l'Inghilterra. Doveva essersi sentita davvero umiliata dall'accaduto. Ma le avrei parlato, l'avrei rassicurata e l'avrei convinta a non focalizzarsi sulle cattiverie di Claire.

In quello stesso istante, la mia attenzione fu attratta da un movimento appena dietro una delle finestre del piano superiore della casa. Alzai lo sguardo giusto in tempo per vedere una tenda richiudersi in fretta.

Anna doveva essere a quella finestra.

Poco dopo la donna si riaffacciò. «Mi dispiace, ma Anna dice di non sentirsi bene e non vuole vedere nessuno.» Dopo avermi rivolto uno sguardo colmo di dispiacere, rientrò in casa e richiuse la porta dietro di sé.

Dalla sua espressione capii che quella non era la verità, ma non mi diedi per vinto.

«Anna! Anna!» chiamai disperatamente. «Anna, ti prego, rispondimi! Devo parlarti. Quello che ti ha detto Claire è falso!» Gridai ma, per quanto sbraitassi, sembrava non avere alcuna intenzione di rispondermi.

Stavo quasi per arrendermi quando, appoggiandomi al cancello, notai che questo non era chiuso, ma solo accostato. Nello stesso istante decisi di fare ciò che non mi sarei mai permesso di fare. Spinsi il cancello ed entrai, deciso a raggiungere la porta e a non andarmene senza prima aver visto Anna e aver appianato quel malinteso.

Un cagnolino bianco, però, sbucò dal retro della casa e, ringhiando, si avventò contro di me, assalendomi alle gambe. Nel frattempo, la porta di casa si riaprì e Anna corse fuori.

«Basta, Emma! Lascialo stare! Torna in casa!»

Il cane non voleva saperne di obbedire, così Anna si avvicinò e lo prese in braccio. Aprì la porta e lo fece entrare, quindi la richiuse e si voltò verso di me. I suoi occhi si fissarono nei miei. Notai subito quanto fosse provata, come se non riuscisse a dormire e così triste che fui travolto dal bisogno di abbracciarla.

«Gioia, perché non mi vuoi parlare?» le chiesi. «So che sei ferita per ciò che è successo con Claire, ma...»

«Cosa sei venuto a fare?» mi interruppe. Quel tono mi squarciò il cuore.

«Ho saputo che Claire ti ha offesa davanti a tutti, alla festa. Mi dispiace terribilmente, mi dispiace che ti sia sentita umiliata davanti agli invitati e, soprattutto, mi dispiace di non essere stato lì con te. Ma, ti prego, non devi credere a ciò che ti ha detto. Non è vero che ero d'accordo con lei. Io ti amo, sei la cosa più preziosa che ho.»

«Come hai saputo di Claire?»

«È stato Paul a dirmelo. I bambini sono stati gli unici della famiglia ad aver ascoltato le offese di Claire, vero?»

The Mind Owner - 1 La tua mente è miaWhere stories live. Discover now