24- ANNA

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Il giorno seguente ero di riposo, così chiamai Teresa e ci demmo appuntamento. Mi preparai per lasciare la villa e chiamai un taxi. 

Durante il tragitto per raggiungere il centro dove avrei incontrato la mia amica, mi ritrovai con il pensiero a vagare su David, quel giovane incantevole e un po' misterioso che, nonostante faticassi ad ammetterlo, mi attraeva.

Dove sarà adesso? Che cosa starà facendo? Lui è da qualche parte in questa metropoli, in uno di questi uffici che sfilano davanti ai miei occhi...

Immersa in quel fantasticare, quasi non mi accorsi di essere arrivata. La voce del tassista mi fece tornare alla realtà.

Dall'altro lato della strada, nel luogo concordato, Teresa mi stava aspettando.

Pagai la corsa e la raggiunsi.

«Ehi, tutto bene? Mi sembri un tantino assorta» osservò lei con il solito buonumore, sorridendo e sprizzando energia da tutti i pori.

Indossava pantaloni azzurri e un blazer blu aperto che lasciava intravedere una maglia grigia. Aveva i capelli sciolti e aveva messo un filo di trucco in tinta con il suo incarnato abbronzato. Era davvero molto carina.

«Sì, tutto bene» risposi. «Ero soltanto immersa nei miei pensieri.»

«Pensieri dolci, immagino.»

«Dai, smettila» scherzai, ma il mio sorriso tradiva ciò che provavo.

«Vieni, andiamo a fare un po' di shopping. Sarà meglio.»

A me non serviva niente, ma era comunque divertente accompagnare Teresa. Sembrava che lei non potesse fare a meno dello shopping. Aveva un debole per gli orecchini, ne aveva tantissimi e adorava cambiarli spesso, abbinandoli ai vestiti che indossava. Così, dopo aver comprato alcuni abiti, passò in un negozio di bigiotteria e fece incetta di orecchini dalle fogge più diverse.

Quando uscimmo, continuammo a guardare le vetrine e chiacchierare fino a quando, ormai stanche, decidemmo di entrare in un pub per bere e mangiare qualcosa.

Il bancone, i tavolini e le sedie tutti in legno scuro e le luci soffuse rendevano l'ambiente confortevole e raccolto. Su un lato, alcuni divanetti sembravano aspettare gente in vena di chiacchierare e decisa a passare una serata in spensieratezza.

C'erano molte persone, giovani e meno giovani, e le voci che ci circondavano erano piacevoli. Davano allegria e voglia di vivere.

Sedute a un tavolino, ci stavamo gustando il cibo. Io avevo optato per uno dei tradizionali pies con pollo e funghi, un tortino davvero molto buono. Teresa, invece, ne aveva preferito uno con formaggio e cipolle. 

«Allora, come ti trovi nella nuova casa?» mi chiese.

«Bene, direi. Sono stata accolta con calore, sono tutti molto gentili e i bambini sono dolcissimi, ma non puoi neppure immaginare a chi appartiene quella villa.»

«A chi? Dimmi, sono curiosa.»

«A David, il tipo a cui ho rovesciato addosso gli spaghetti.»

Teresa rimase per un attimo a bocca aperta a quella notizia, poi sbottò: «Non posso crederci!»

«È proprio così. Devi sapere che David è lo zio dei bambini a cui devo badare.»

«Tutto questo ha dell'incredibile! Sembra proprio che sia il destino a farvi incontrare.»

«Cosa vorresti dire?» chiesi, sebbene avessi già capito dove voleva andare a parare.

«Voglio solo dire che mi sembra un segno del destino questo incontrarvi di continuo. Ma, dimmi, come si comporta con te?»

The Mind Owner - 1 La tua mente è miaUnde poveștirile trăiesc. Descoperă acum