59- DAVID

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Proprio non riuscivo a capire perché Anna avesse lasciato la festa senza dire nulla a nessuno.

Arrivati a casa, Kate ci venne incontro. «Signore, è successo qualcosa? Anna è venuta qui, era sconvolta e stava piangendo, ma non ha voluto dirmi nulla.»

Quelle parole mi allarmarono. «Che cosa? Anna era sconvolta?»

«Sì, piangeva come se le fosse accaduto qualcosa.»

«Dov'è adesso?»

«Credo sia nella sua stanza.»

Salii in fretta le scale e raggiunsi la stanza di Anna. La chiamai ripetutamente, bussando alla porta, ma non ottenni risposta. Abbassai la maniglia ed entrai. La stanza era vuota e, a prima vista, non sembravano esserci oggetti di lei. In un angolo, però, scorsi un paio di scarpe lucide e sul letto era abbandonato un abito.

Mi avvicinai e lo presi. Era blu notte, con numerosi strass che lo facevano brillare. Di sicuro era l'abito con cui Anna era andata alla festa. Era davvero bello e non potei fare a meno di immaginarlo su di lei.

Perché lo aveva lasciato lì? Sembrava lo avesse gettato sul letto come a volersene sbarazzare.

Lo posai di nuovo, presi il cellulare e la chiamai, ma rispose la segreteria telefonica. Tornai di sotto con un presentimento che mi divorava.

«Anna se n'è andata» annunciai.

«Cosa? se n'è andata?!» esclamò Dorothy.

«Sono appena stato nella sua stanza. Ha preso tutte le sue cose eccetto un abito blu con gli strass e non risponde al telefono» spiegai.

«È l'abito che indossava alla festa» osservò mio padre.

«Non posso crederci. Questa mattina sembrava contenta. Che motivo aveva di andarsene così?» Mia cognata non riusciva a spiegarsi un simile gesto. Nessuno di noi ci riusciva.

«Non è da lei comportarsi in un modo simile» constatò mio padre.

«Già, non è da lei.» Mi passai una mano sul viso in un moto di disperazione. «Non può essere andata via!»

«Figliolo, calmati. Ci sarà una spiegazione. Forse è dovuta tornare a casa sua» cercò di rassicurarmi.

Dorothy salì al piano superiore e quando tornò aveva in mano un foglietto. «David ha ragione. Anna se n'è andata» disse con aria triste. «Ha lasciato questo.»

Evidentemente io non lo avevo notato. Quasi strappai il foglio dalle mani di mia cognata e lessi: Dorothy, non avrei voluto andarmene senza dire nulla ma, per motivi personali, ho dovuto. Mi dispiace tantissimo. Ti prego di perdonarmi. Anna.

Quelle poche parole mi lasciarono di sasso. «Non è possibile... Perché è andata via senza nemmeno aspettarmi?»

«Figliolo, avrà avuto le sue ragioni.»

«Ma avrebbe potuto avvertirmi!» La rabbia si mescolava al dolore per aver perso la mia Gioia.

Appallottolai il foglio e lo gettai a terra, poi salii le scale e mi chiusi in camera.

                               ***

Nei giorni seguenti non andai al lavoro. Rimasi chiuso nella mia stanza, avvinto da un malessere che non potevo descrivere. Di tanto in tanto provavo a chiamare Anna, ma lei continuava a non rispondermi.

Mi sentivo ingannato, tradito. Senza di lei ero un uomo distrutto, inutile e infinitamente solo.

Durante la notte cercavo invano di dormire. Mi mancava l'aria ed ero costretto ad alzarmi per allontanare quella sensazione di soffocamento. Il pomeriggio, invece, me ne stavo sdraiato sul letto a occhi chiusi, ripercorrendo con la mente ogni istante passato con lei.

The Mind Owner - 1 La tua mente è miaWhere stories live. Discover now