XXVI

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Adriel's pov

-Devi piegare il polso cazzo, non è difficile- il lamento di Scott mi urta tanto quanto la presenza di Mike in questo momento.

Sospiro pesantemente, tirando indietro il ciuffo.

-Adriel vieni a fare qualche tiro- mi chiama Mike mentre continua a palleggiare.
Irrigidisco i muscoli delle braccia.

-No, devo andare- mi alzo di scatto, afferrando lo zaino da terra.
Mi sono già rotto le palle dell'odore acre della palestra interna, e poi oggi non ho la minima voglia di incontrare quella sottospecie di atleta pusher.

-Dove vai?- chiede inconsapevole Scott.
"A farmi i cazzi miei" vorrei ben rispondere.
Mi limito ad ignorare la domanda, uscendo dalla palestra con un tonfo assordante.

Dei capelli rossi mi svolazzano davanti facendomi arricciare il naso.
Era l'amica di Alhena che nel bel mezzo del silenzio dei corridoi scolastici corre verso i bagni delle ragazze.
Non mi stupisco se stia andando lì a vomitare la sbronza della sera prima.

Io invece vorrei vomitare altro, magari qualche senso di colpa.
Non sono passate nemmeno ventiquattr'ore da quando ho deliberatamente perso il controllo con la ragazzina.
Prevedibile.
Dopo il nostro bacio, o farei meglio a dire assalto, i miei genitori hanno avuto la brillante idea di irrompere in cucina, e se non fossi scattato indietro non solo avrebbero visto quello che stavamo facendo, ma sarei stato in grado anche di scoparmela lì, su quella penisola, con quei jeans stretti e la felpa della California State.

Merda, che casino.

Non posso far a meno di pensare però, che il primo contatto lo ha intrapreso lei.
Lei ha poggiato le sue mani bollenti su di me.
Lei mi ha guardato con quegli occhi oceani e puri.
Lei ha poggiato le sue labbra morbide sulle mie, facendomi trasalire.

Infine è stato difficile inventare una cazzata a Meredith e Phill con un erezione che spingeva nei pantaloni e il suo sapore ancora sulle labbra.

-Howell- la voce adulta e matura di un uomo mi desta dai miei pensieri libidinosi, facendomi roteare gli occhi.
-Professor Berkley- sorrido di circostanza.
-Potremmo parlare?- si schiarisce la voce.
Io sospiro, guardandomi intorno.
-Non parteciperò al suo corso di arte, professore, l'ho già detto-
Lui ride amaramente sotto il mio sguardo infastidito.
Non mi pare ci sia nulla di ridere.
-L'avevo capito, ragazzo-
-Bene-
-Volevo comunque informarti di un concorso- insiste.
-Senta, la mia arte non è-
-La tua arte, Adriel, è talento puro. In quanto professore non posso lasciarmi scappare un talento simile- scuote la testa.
-Non so che dirle, non sono interessato- scrollo le spalle, pronto ad andarmene.
-I tuoi dipinti fanno scalpore- arresto i miei passi.
-Non sono l'unico ad affermare che sei un talento nato. Qualche tempo fa ricordo una ragazza che si è fermata proprio davanti al tuo dipinto di mani, ne è rimasta letteralmente incantata-

-Cerca di raggirarmi? Non so magari con qualche giochetto mentale di cui ignoro il nome?- incrocio le braccia al petto, guardandolo dall'alto.
-Cerco di convincerti a partecipare a questo- si sporge in avanti porgendomi un foglietto.

Osservo la sua mano, poi lui, con aria di sufficienza.
-È per autori anonimi, dovresti stare tranquillo-
Presso le labbra, fissando il foglietto che tiene stretto fra le dita.
-Non dovresti vergognartene- il tono di voce si addolcisce, e in questo leggo un pizzico di pena.
Non ho bisogno di pena, non voglio la pena di nessuno.
-Non capisce- scuoto la testa.
-Forse non capisco, ma prendilo- spinge il foglietto verso di me.
-Pensaci, so che farai la scelta giusta- lo lascia cadere a terra, mentre con occhi pensanti lo guardo scivolare lentamente sul pavimento.

Fiori Di NarcisoWhere stories live. Discover now