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-Secondo me ti starebbe bene, dai mettilo- si sporge verso di me, legandomi il ciondolo al collo.
Era una stellina.
-Grazie Mason, è...bellissimo- rigiro fra le dita la piccola stella incisa nel legno, che mi ha regalato per il ringraziamento.
-Sei bellissima Lhena- alza il mio viso con due dita, fissandomi con i suoi occhi profondi che tanto mi piacciono.
-Grazie, alla fine hai letto quel libro che ti ho prestato per il compleanno?- ridacchio spegnendo il mio sorriso, quando una sua mano risale sotto la gonna a fiori, che ho scelto per l'occasione.

Con una mano sul fianco, mi spinge lentamente contro il materasso alle nostre spalle.
-Che fai?- sorrido.
-Voglio farlo- respira sulla mia pelle, facendomi accigliare.
-Cosa vuoi fare?-
Lui si sporge verso il mio collo, lasciando una scia di baci umidi.
-Avanti, lo sai-
Spalanco gli occhi per l'imbarazzo quando con la mano arriva al bordo dei miei slip.
-Mason- balbetto.
-Non vuoi farlo piccola?-
-No..cioè si- scuoto la testa confusa.
-E allora non parlare, faccio tutto io-

Spalanco gli occhi, sentendo le ciglia bagnate da qualche lacrima.
-Finalmente, ben svegliata- ridacchia Judit, infilandosi i jeans.
Sento la maglia del pigiama attaccata alla pelle, per il sudore.
-Che ore sono?- strofino il dorso della mano contro la fronte, asciugando il sudore.
-Le dieci, ma è domenica- arriccia il naso, passando una mano fra i capelli per dargli vita.
Poi il suo sguardo si incupisce, e inizia a guardarmi attraverso lo specchio.

-L'hai nominato- sibila, aspettandosi una qualunque reazione da parte mia.
-Chi- rispondo atona, fredda.
-Mason- sussurra, voltandosi a guardarmi.
-Non è vero, avrai sentito male- e mi chiudo in bagno, non dandole nemmeno il tempo di rispondere.

Mi schianto con la schiena contro la porta, fissando la mia immagine allo specchio. Ho i capelli scompigliati e le labbra rosse. La fronte ancora imperlata di sudore.
Sposto lo sguardo sul lavandino, notando il cellulare appoggiato ad esso, forse da ieri sera.
Lo afferro, due messaggi.

Buongiorno piccola.
Da Mike.
Rispondo con un freddo e distante buongiorno.
In questo periodo lo sento lontano, e quasi mi da fastidio come mi tocca, come mi bacia, come mi guarda.

Scuoto la testa, convincendomi del fatto che mi faccio troppe paranoie.

Il secondo messaggio è della dottoressa Amanda.
Per l'appuntamento di domani voglio almeno la prima pagina completa.
Conclude il messaggio con una emoji con i cuori.

Sorrido.

Afferro l'asciugamano e tutto l'occorrente per appagarmi di una doccia rilassante.
Passo distrattamente la lingua fra le labbra, sentendo un sapore nuovo, sconosciuto.
Menta piperita e tabacco.
Arrossisco.

Pur avendo baciato tante volte Mike e... Mason, non ho mai provato lo stomaco in subbuglio e le gambe tremanti, come quando Adriel ha sfiorato le sue labbra con le mie. Quello di ieri non è stato un bacio, né un vero contatto, è stato tanto soffice che credo di essermelo immaginato.
È stato un battito di ciglia, tanto delicato che mi ha accarezzato il cuore.

Entro nel box doccia, iniziando ad insaponare il corpo accuratamente, tamponare i capelli con la soffice schiuma del mio shampoo al gelsomino.

Passo un dito fra le ferite ormai cicatrizzate sul dorso delle mani, ma aperte nel cuore.
Fra tutte le splendide mani che poteva disegnare sul suo taccuino, ha scelto le mie.
Perché? Perché le mie?
Graffiate e rovinate dal tempo, dai dolori e dalle angoscie che ho provato.
Sta tutto qui.

Esco dal flusso di acqua tiepido di cui mi stavo ormai beando, avvolgendo il mio esile corpo in un'asciugamano pulita.

Fisso la mia immagine sciupata allo specchio. Le ciocche nere che ricadono sulle spalle, le guance rosee e la pelle candida.
Le forme sempre state acerbe e mai prorompenti.

Fiori Di NarcisoWhere stories live. Discover now