XXI

33.7K 992 1.2K
                                    

"Nell'antichità la felicità era una ricompensa per pochi eletti selezionati. In un momento successivo venne concepita come un diritto universale che spettava a ogni membro della specie umana. Successivamente, si trasformò in un dovere: sentirsi infelici provoca senso di colpa. Dunque chi è infelice è costretto, suo malgrado, a trovare una giustificazione alla propria condizione esistenziale."

Zygmund Bouman.

-Si è mai chiesta cosa rappresenta realmente la dimensione esistenziale? Si è mai chiesta perché sette miliardi di persone sono state messe al mondo, senza uno scopo? Senza alcun dovere da dover portare a termine?-

espiro lentamente, fissando un punto preciso davanti a me.

-Non stiamo analizzando me, Alhena, siamo qui per te- dice in modo pacato Amanda, accavallando una gamba.

-Sono sempre stata fiera della pacatezza della mia esistenza- rilasso la schiena in una posizione comoda.

-Reputi la tua esistenza pacata?-

-Una volta, si. Adesso non più- sibilo, strusciando le mani sui jeans.

-Una volta quando?- scrive velocemente sul suo taccuino, con gli occhiali abbassati alla punta del naso.

-Prima dei miei tredici anni, prima dell'inizio di tutto- sussurrai, inumidendomi le labbra.

-Tutto cosa? Esternami il tuo ricordo più vivido- rivolge l'attenzione a me.

Schiudo le labbra pensierosa.
-Eravamo un bel gruppo, sa? Tutti erano genitori di tutti, e tutti figli di tutti- sorrido.

-Che vuoi dire?- sibila le domande senza mai alterare il tono di voce.

-Eravamo una grande famiglia, io trattavo Jane e Meredith come madri, e Phill e George come padri, anche Adriel faceva così- stringo le labbra in una linea sottile.

-Ma poi?-

-Poi mamma e papà se ne sono andati, veloci come fulmini, lasciando un vuoto enorme nelle nostre vite, nella mia vita- sospiro, avvertendo un peso all'altezza del cuore.

-Va bene, Lhena, credo che per oggi vada bene così- mi sorride Amanda, terminando di scrivere le ultime cose sul suo taccuino.

-Non vuole leggere la storia di Narciso, che ho scritto?- alzo un cipiglio.

-No, ho deciso che la leggerò, quando sarà finita- mi schiaccia un occhio, creando un rumore sordo nel chiudere l'agenda.
Se questa storia avrà una fine, di certo non vorrò sapere il finale.

-Non credo che darò mai un finale a questa storia- rido amaramente, puntando lo sguardo in un punto morto.

-E perché mai? Non vuoi sapere se Eco si salverà?- poggia gli avambracci sulle ginocchia, guardandomi confusa.

-No, ho paura di ciò che potrei scrivere- scuoto la testa.

-Non devi avere paura delle conseguenze, Alhena, non alla tua età- ridacchia alzandosi.

-Mi sta dicendo che posso far ciò che voglio senza pensare alle conseguenze?- obliquo il capo guardandola stranita.

-No, sto dicendo che devi lasciarti andare e non stare troppo dietro alle conseguenze, fa ciò che senti, ciò che sente lui- batte due colpi con le dita sul petto, all'altezza del cuore, sorridendomi.

Forse Amanda ha ragione, forse penso troppo alle conseguenze non vivendo a pieno ciò che faccio. Forse ho la vita così tanto programmata verso un'unica direzione, che mi dimentico che di vie ce ne sono tante, e forse sto prendendo quella che non mi rende felice.
Ma cosa mi rende veramente felice?

Fiori Di NarcisoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora