XXIII

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Adriel's  pov

La neve attecchisce al suolo, candida e lenta, e io la guardo scendere da sotto le ciglia, sperando che un fiocco cadesse sulle mie labbra.

Mi sono sempre chiesto che forma abbia un fiocco di neve.

Sposto i capelli corvini dalla fronte, troppo lunghi per un bambino di dodici anni.

-Adriel- la voce di un bambino mi risveglia dai miei pensieri, facendomi scuotere la testa.
-Vieni a giocare con me a palla?- chiede Scott fissandomi con i suoi occhi castani intensi.

Osservo la palla che tiene fra le mani, sporca di neve e terriccio infangato, e arriccio il naso.

-Ti fa schifo un po' di terra?- mi prende in giro, lanciandomi la palla.
-No- rispondo burbero.
-Allora vieni a giocare, Jeremy sta nella squadra avversaria- mi spiega mentre raggiungiamo il campetto della scuola.

Mi indica un bambino biondino, dagli occhi verdi e l'aria scorbutica, più basso di me.

-Chi ci hai portato, Scott?- mi squadra con aria divertita il bambino, facendomi accigliare.
-Qualche problema, Jeremy?- sbotto avanzando.
-Oh no, penso solo tu sia una schiappa a giocare- inizia a ridere accompagnato dai suoi amici.
-Vuoi vedere?- rido amaramente.
-No non adesso, stanno passando le femmine- indica un gruppo di alunne alle mie spalle, e io mi giro annoiato.

Passo una mano fra i capelli sbuffando, quando scorgo una testa mora e due occhi azzurri che sono intenti a ridere con altre bambine di chissà che cosa.

-La vedi quella?- mi spintona Jeremy giocosamente, indicando proprio quel gruppo di bambine.
-Quella mora, bassa- specifica quando non gli rispondo.
Aggrotto le sopracciglia.
-Mi credi se ti dico che ha le mutande rosa con i fiocchetti bianchi?- ride fissando un punto.
La mia espressione confusa si rilassa, trasformandosi in una terribilmente seria.
-Come fai a saperlo?- lo indico col mento.

-Dai Adriel, andiamo a fare merenda- mi dà una gomitata Scott.
-Aspetta- lo scosto via, continuando a guardare Jeremy.
Lui scrolla le spalle, indifferente.
-Stamattina le ho alzato la gonna rossa, dovevi vedere come si è arrabbiata, sembrava uno dei sette nani- inizia a ridere freneticamente.

Mentre io non rido, io lo fisso serio, sentendo le unghia delle mani conficcarsi nella pelle.
-Pensa, ha provato anche a colpirmi- aggiunge più divertito di prima.

Poi accade di nuovo, cerco di seguire i consigli del dottor Coleman: fare cinque respiri quando comincio a vedere a chiazze nere, indietreggiare quando sento le mani pizzicare, rilassare le spalle quando la testa gira.

Ma come sempre, non funziona.

Come sempre, mi ritrovo a guardare del sangue non mio colare dalle nocche, ammaliato.

-M-ma sei i-impazzito?- balbetta Jeremy mentre si fa aiutare da una donna delle pulizie ad alzarsi.

Sento Miss. Campbell scuotermi dalle spalle, come a richiamare la mia attenzione, una folla di alunni rimasti a guardare sparlottare, Scott chiamare il mio nome, uno sguardo ghiaccio fissarmi con delusione.

Ma io rimango a fissare il sangue scorrere sul dorso della mia mano, e un sentimento di pienezza e soddisfazione mi riempie il petto.

Sposto lo sguardo sul viso del bambino, trovandolo tumefatto di sangue e lividi, poi lo ripunto sulle mie mani e fissandole incantato, sorrido.

Fiori Di NarcisoWhere stories live. Discover now