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Se, orficamente, l’anima è solo prigioniera temporanea dentro il corpo, risulta evidente che ogni suo sforzo sarà rivolto a lasciare la terra per fare ritorno al divino cui appartiene. La conseguenza è che ciò che i più considerano vita, per l’anima è morte, mentre invece la morte è vita vera.Ma risulta veramente chiaro che se mai vogliamo vedere qualcosa nella sua purezza dobbiamo staccarci dal corpo e guardare con la sola anima le cose in se medesime.
Per cui posso trarre le conclusioni che per me, la morte
-signorina Miller?-  la voce del Signor Smith ferma il mio instancabile flusso di pensieri, ovviamente non inerente a ciò di cui stavamo parlando.

Scuoto la testa, alzando lo sguardo davanti a me.
Mi guardano tutti, come sempre.
Chi mi fissa storto, chi sa già chi sono e mi conosce, chi è nuovo e mi odia già per aver interrotto la conversazione.
-Qui è in un posto sicuro, può parlare di ciò che vuole- si rilassa sullo schienale il Signor Smith, fissandomi da sotto dei suoi occhiali dalla montatura pesante.
-No, grazie- sorrido antipaticamente, recuperando poi velocemente il mio zaino da terra e abbandonando quella stanza in cui ho passato fin troppo tempo per oggi.
Ignoro in malo modo i continui richiami che mi vengono imposti mentre salgo in auto e metto in moto.

Non sono mai stata interessata a questo genere di terapia, né ne ho bisogno.
Sospiro pesantemente passando una mano fra i capelli corvini e lisci come spaghetti, che ho da quando avevo 5 anni.
Jane e George mi raccontano sempre che prima, a circa un anno, ero bionda.

Scoppio a ridere da sola per essere scappata per l'ennesima volta da quel posto, alzando poi il volume della radio sulle note di Love Grows  e iniziando a cantare a squarciagola, con una mano fuori dal finestrino.

Il vento mi accarezza dolcemente le mani e il sole bacia la mia pelle troppo candida per McAllen.
Ha ragione Judit, il Texas è un paese troppo caldo e la mia pelle non si è mai abituata.

Non male come ultimo giorno prima del ritorno a scuola. Mi aspetta l'ultimo anno e ho aspettative troppo alte per tutto ciò.
Tutti hanno aspettative troppo alte.

Posteggio davanti ad una casetta bianca, con il tetto spiovente e un giardinetto proprio come piace a George.
Mordo il labbro inferiore accennando un sorriso quando noto Jane sul pianerottolo, a guardarmi con sguardo truce.
"Alhena Katelin Miller, che ci fai già qui?" scandisco sulle labbra, prevedendo già la frase di June.
-Alhena Katelin Miller, che ci fai già qui?!- urla mentre mi avvicino in tutta tranquillità, lasciandole un tenero bacio sulla guancia sotto il suo sguardo furioso.
-Il corso oggi è finito prima, Loren si è sentita di nuovo male- faccio una finta faccia disgustata, ripensando a quella volta che ha rimesso davanti a tutti per la troppa ansia.
Ma quale ansia?
-Guarda che lo so che menti, signorinella- mi pizzica una guancia, facendola arrossare più di quanto già non siano rosee.
È vero, un mio talento speciale è dire bugie...ma sono sempre a fin di bene, parola di Alhena.
-Ah, quella povera ragazza- sospira gettandosi a peso morto sulla sua solita poltrona -dovremmo invitarla di nuovo per un the delle cinque, che dici?- mi guarda dal basso.
-No, quella è squilibrata- urlo scappando su per le scale.
-Alhena! il linguaggio- mi sgrida, ma ormai sono sparita nella mia umile dimora.

Sorrido guardando il cartello sulla porta, che ho appeso a quattordici anni, che recita "lasciate ogni speranza, o voi che entrate" ridacchio, assottigliando lo sguardo "tranne te, Adriel" c'è scritto in basso e io scuoto la testa.
-Avevo già capito tutto- borbotto appropriandomi di quelle lenzuola che sanno di muschio bianco e fiori di gelsomino.

Una vibrazione mi risveglia dal mio stato di trans rilassato, stavo per appisolarmi.
Sbuffo, acciuffando quell'apparecchio tecnologico comunemente chiamato Iphone.
Avevo detto a George e Jane di comprarmene uno meno costoso, ma hanno insistito.

Fiori Di NarcisoWhere stories live. Discover now