XV

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Si dice che il destino sia un burattinaio, e le sue prede burattini.
Ho sempre sentito dire che non si può fuggire dal destino, che chi fugge è condannato a vivere per sempre in un loop infernale.
Lo stesso loop in cui vivo io da tutta la vita, ma con un'unica eccezione, io non sono mai scappata da nulla.

Secondo un'altra teoria il destino non ti investe fin da subito, aspetta il momento giusto per piombare nella tua vita.
Ma qui non si può scappare però. In questa teoria siamo tutti prigionieri del destino.

-Sono contento della tua scelta- mi accarezza dolcemente il viso George.
-Lo siamo entrambi- mi sorride Jane poggiando le mani sulle spalle del compagno.
-Sospettavo che la via privata facesse più al caso tuo- borbotta accavallando una gamba.
-Già, Amanda è dolcissima- squittisco raschiando col cucchiaio sul fondo della ciotola, ormai vuota, di cereali.
-Amanda?- alza un cipiglio Jane.
-Si, mi ha detto di darle del tu- scrollo le spalle, assumendo una posizione poco signorile sulla sedia.
Ma non è mai stato un problema per me.
-Oggi a che ora torni a casa?- cambia discorso George.
-Tardi, oggi ho il corso di ballo- arriccio il naso, incrinando leggermente la voce.
In realtà non ho scelto ballo, ma ho ben pensato di iscrivermi a scrittura.
Ma questo Jane e George non lo sapranno mai perché insistono sempre sul fatto che la danza possa aiutarmi ad assumere una postura più femminile e bla bla bla.

Balzo giù dalla sedia, essendo come sempre in ritardo.
-Vado, a dopo- schiocco un bacio sulla guancia di entrambi, afferrando al volo lo zaino, e me ne vado non lasciandogli nemmeno il tempo di rispondere.

Saltello allegramente alle spalle di una ragazza rossa, che in questo momento fuma come sempre.
Le sfilo lentamente la sigaretta incastrata fra le dita, mentre è intenta a messaggiare sul cellulare.
-Ehi!- mi ringhia quando la getto via lontano.
-Basta fumo- le faccio una smorfia.
-Che rompipalle- sbuffa passandosi una mano fra i capelli.
-Con chi ti scrivevi?- dondolo sui talloni.
-Con Evelyn- sospira -abbiamo litigato- le trema voce.
Purtroppo sono troppo abituata ad una situazione del genere, perciò non mi stupisco.
-È grave?-
-No- sussurra in un sospiro.
-Vuoi parlarne?- azzardo sperando di non aver urtato la sua pazienza.
-Dopo- pressa le labbra in una linea sottile.
Poi la prendo per il braccio giocosamente, e la trasporto dentro.

-Ma che succede?- mi acciglio quando vedo vari banconi sparsi per il corridoio, con sopra cartelloni con su scritto "volunteer".
-È la giornata dei volontari- borbotta disinteressata Judit.
-E che ci fanno coi microfoni?- ridacchio riferendomi ad una ragazza che parla al microfono perforandomi quasi un timpano.
-Propaganda- scrolla le spalle, sbloccando il lucchetto del suo armadietto.

-Ciao- qualcuno mi schiocca un dolce bacio sulla guancia, e capisco sia Mike dal leggero fastidio del suo accenno di barba sulla mia guancia.
-Ciao- sorrido.
-Mensa oggi?- giocherella con i miei guanti sfilacciati.
-Oh, non lo so...Judit tu- mi blocco quando rivolgendo l'attenzione alla mia amica, la scovo con gli occhi sgranati su almeno una cinquantina di fogli sbucati fuori dal suo armadietto.
-Cosa sono?- mi avvicino perplessa, prendendone un paio in mano.
Judit è ancora bloccata, e con gli occhi lucidi.
Abbasso lo sguardo sui fogli, accorgendomi che sono foto.

Judit ed Evelyn al bar, Judit ed Evelyn nei bagni della scuola, Judit ed Evelyn che si baciano negli spogliatoi.

E potrei andare avanti se solo avessi la forza di continuare a guardare.
-Judit- la richiamo con voce tremante, cercando di muoverla.
Ma lei non si muove.
Alzo lo sguardo davanti a me, notando una folla in silenzio, con i nostri stessi fogli in mano, che guarda Judit.
-Clarissa- sussurra prima che un rumore assordante ci faccia voltare tutti nella direzione di un bancone.

Clarissa, nel suo metro e ottanta di altezza e la sua coda lunga e bionda, tiene in mano un microfono.
-Ascoltatemi tutti- sibila con fermezza.
-Ho fatto questo gesto, perché odio le persone che si nascondono, che reprimono ciò che sono- punta il suo sguardo su Judit, come tutta la folla.
Lei asciuga una lacrima fugace dalla guancia, fissando il pavimento.
-Ci hai ingannato tutti, carotina- continua Clarissa facendo tremare il labbro.
-Come ci si sente ad essere umiliati, come ci si sente a sapere che ora tutti sanno il tuo orripilante segreto?-, questo è davvero troppo.

Fiori Di NarcisoWhere stories live. Discover now