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Il cielo di settembre è troppo chiaro per i miei gusti. Ambrato da quel leggero tocco di grigio, che ti mette freddo anche solo a guardarlo.
Quelle nuvole che non promettono niente di buono ti fissano dall'altro sottolineando la tua impotenza nel non poter fare niente se quella giornata è già cominciata di merda.

Come se non bastasse Judit dorme sulla mia spalla come se nulla fosse, mentre io presa da un attacco di nervi sfilaccio il filo dei guanti, oggi bianchi.
-Miller e Thompson, è il vostro turno- una donna con i capelli raccolti in una crocchia e dei tacchi 12 ci invita ad entrare.
Judy salta in aria, ripulendosi dalla bava ai lati della bocca.

-Sono indignata dal vostro comportamento- sbotta la preside poggiando i piedi sulla cattedra.
-infilare dei ragni finti nella borsa della Campbell! Vi sembra atteggiamento da intraprendere a scuola?- ci guarda truce, assicurandosi che la sua assistente esca dall'aula.

Abbassa i piedi dalla cattedra, avvicinandosi a noi.
-Ok, pericolo scampato. Dove avete comprato i ragni finti?- squittisce toccandosi la collana di perle al collo. Ed io come sempre ho dimenticato che è la zia di Judit, che ci conosce da quando facevamo marachelle da piccole.

-Oh zia Linda, sei stata bravissima!- si entusiasma Judit.
-Grazie, grazie sto imparando- si atteggia Linda, aggiustando i capelli.
-Piuttosto ragazze, ditemi- si allontana, versandosi del caffè in una tazza con su scritto "I♡ Linda".
-Qualche ragazzo vi ronza intorno?- ammicca, facendomi imbarazzare.
-Judy sta con Evelyn- scrollo le spalle, anticipando la mossa di Judit.
-Oh cara, bella scelta. Quella ragazza è spettacolare- sorseggia il suo caffè.
-Invece tu Lhena?- mi indica col mento.
-Ha conosciuto un ragazzo, si chiama Mike!- sbotta Judit, e io la guardo male perché non mi ha dato il tempo di dire "no, nessuno per fortuna".
-Credo sia di questa scuola- continua Judit con fare pensieroso.
-Ma non sappiamo nemmeno il cognome- minimizzo, appoggiandomi con la schiena alla sedia.
-Mike, Mike, Mike, Mike- ripete Linda fissando il vuoto.
-Alto, biondo, occhi neri- l'aiuta Judit ed io le guardo esterrefatta.
-No, mi serve qualche altro particolare-
-Ha il collo tatuato- azzardo, e sul suo viso spunta un sorriso a 32 denti.
-Ah si, Mike Clinton- si alza dalla sedia, andando a versarsi altro caffè.
-Come lo conosci, zia?- alza un sopracciglio Judit.
-È amico di Howell, quante bravate hanno fatto quei due- ridacchia, tornando al suo posto.

Perdo un battito. Amico di Adriel? Non me lo ricordo...
Inizio a torturare il labbro inferiore nervosa.
Non può essere! È sempre in mezzo!
-oh no, allora niente!- sbotto facendole spalancare gli occhi.
-Avete ancora battibecchi voi due?- chiede curiosa Linda.
-Andiamo Lhena! Non puoi precluderti la vita per quello!- sbotta Judit.
-Mike è stato gentile con te, non è come lui- continua, mentre io scuoto la testa.
-Guardami- mi prende poi il viso fra le mani -La vita va vissuta a pieno, lui si vive la sua tu vivi la tua-
E credo che Judit non abbia mai avuto più ragione di ora.
-Tanto non vi dovete vedere per forza se sei amica di Mike, no?-

-Ti volevo ringraziare per ieri-
E mi sbagliavo, Judit aveva torto!
Non so nemmeno io come mi sia trovata in questa situazione ma ho Mike davanti che mi ringrazia per non so che, e Adriel e altri suoi amici dietro che aspettano impazienti, sbuffando.
-M-ma di che? Io dovrei ringraziare te- gli sorrido, mentre fisso Adriel che sbatte il piede a terra impaziente aspettando l'amico.
-Senti, che ne dici se ci scambiamo i numeri, così se hai ancora bisogno di aiuto mi fai uno squillo- scuote il telefono davanti a me, e in questo momento lo trovo così dolce.
-Si, mi sembra un' ottima idea- tiro fuori il telefono , iniziando a dettargli una serie di numeri.
-Controlla se ti arriva il messaggio- sussurra e l'attimo dopo il mio telefono vibra.

Numero sconosciuto
Ehi

Sorrido, annuendo.
-Ci vediamo, Mike- lo saluto, cercando di non guardare negli occhi quello scorbutico più in là.
Mike si allontana, ma qualcun altro si avvicina a me a passo felpato.
-Ti avevo detto alla larga Miller, hai problemi di comprendonio?- ringhia con le braccia incrociate al petto.
-Non sapevo fosse tuo amico, Narciso..e poi anche se fosse ti creerebbe un problema?- alzo un cipiglio, guardandolo truce.
-Tu, mi crei un problema- serra la mascella, facendomi innervosire ancora di più.
-Sparisci nana, non voglio più vederti intorno a me- sputa poi.

-ahhh- lancio un urlo sfinita, tirando un calcio all'armadietto.
-Ehi, non sfogare la tua ira funesta per Howell sugli armadietti- borbotta Judit non staccando gli occhi dal telefono.
-Perchè ogni cosa che faccio, dev'essere così complicata?- sospiro, lasciandomi scivolare con la schiena a terra.
-In realtà è più semplice di quanto pensi, stai con Clinton, eviti Howell, no?- si spalma del lucidalabbra trasparente.
-A quanto pare sono stretti, non potrò mai evitarlo così a lungo- sbuffo poggiando la testa sulle ginocchia, affranta.
-Invece ci riuscirai- e per un nano secondo, ho creduto per davvero di poterci riuscire.

Ho bisogno di caffè. Adesso.
La caffeina mi dà la giusta carica per affrontare i problemi, a differenza della mia testa sbadata che dimentica tutto!
-Lhena!- mi richiama Jane quando ricomincio a fissare il vuoto.
-Eh, si- scuoto la testa, bofonchiando.
-Devi andare dagli Howell a ritirare il vestito che ho chiesto a Meredith di riparare dalla sua sarta di fiducia- aggiunge distratta, mentre sulle labbra tiene il cucchiaio della zuppa.
-Sisi, dopo vado- scuoto la testa, racimolando gli ultimi libri dal tavolo.
Jane ha sempre avuto questa fissazione per i vestiti, credevo sapesse ricucirli a maglia.
A dir la verità non ho molta voglia di andare dagli...Howell?!
Devo andare dagli Howell??
-Aspetta- sbotto, sbattendo i libri sul tavolo.
-Devo andare dagli Howell?- sussurro sperando di aver capito male.
-è quello che ho detto- ribadisce tranquilla.
-Non puoi andare tu? Sai devo..- incomincio a mordermi il labbro, indietreggiando per cercare la via di fuga più rapida -...dare da mangiare al gatto-
-Alhena non abbiamo un gatto-. Giusto.
-Al cane?- riduco la voce ad un suono stridulo quando mi accorgo di star balbettando solo stupidaggini.
-Lhena- sbuffa Jane, rivolgendo tutta la sua attenzione a me.
A volte vorrei non mi guardasse in quel modo. I suoi occhi neri così profondi rapiscono chiunque e trasportano in un limbo di cui non si sa né l'entrata né l'uscita. Non capisci con che espressione ti sta valutando, e questo è estenuante.
-Metti un punto a questi battibecchi con Adriel, ormai siete grandi- trasporta una mia ciocca nera dietro l'orecchio, tracciando la mia pelle in una delicata carezza.
-Posa l'ascia di guerra che vi siete sempre puntati. Lui l'ha fatto- e sorride, e io non vorrei distruggere quel suo castello di cristallo, dicendole che lui l'ascia, non l'ha mai posata.
-D'accordo- e fisso la punta delle Nike.
-Non fare tardi però- conclude lasciandomi un dolce bacio fra i capelli.
Spero solo di non essere risucchiata da quella casa a dire il vero, vorrei uscirne il prima possibile, senza intoppi.
Non curioserò come a mio solito nella sua camera, no non lo farò.









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