Capitolo 36

829 34 6
                                    

-Lorenzo

Potei sentire il corpo di Brittany contrarsi alla menzione del nome di Jen e non riuscii a non sospirare. Sapevo che avrei dovuto parlarle di Jen.

Bruce sorrise. “Mi piace.”
Feci un mezzo sorriso. “Anche a me.”

Brittany arrossì, facendomi sorridere ancora di più. Mi sporsi in avanti, accarezzando il suo orecchio con le mie labbra. “Amo quando arrossisci.”
Le sue guance diventarono ancora più rosse diventando il motivo della mia risatina. L’effetto che avevo su di lei era divertente.

“Va bene.” Jacopo applaudì le mani. “Adesso parliamo della vendetta perché non lascerò che quel coglione scappi provando di ucciderti per la seconda volta.”
“Seconda volta?” Chise Brittany in confusione.
“La prima volta quando fui pugnalato e la seconda è oggi.” Le ricordai.
“Oh…” Annuì facendo segno che aveva ricordato.
“Ragazzi, cosa pensate di fare?” Chiese Jacopo.
Accentuai la stretta intorno alla vita di Brittany. “Io dico di fare cosa avevamo già programmato. Li facciamo scomparire.”
Jacopo annuì. “Facciamo saltare il magazzino in aria?”
“Sì.” Allungai la ‘s’ per qualche secondo. “Gli faremo vedere a quel coglione chi si è messo contro e che non vincerà mai. Deve fare altro che farmi saltare la macchina in mille pezzi se vuole uccidermi.”
Jacopo iniziò a discutere anche con gli altri ragazzi di cosa avevo detto. Sapevo cosa sarebbe successo ed ero pronto.

“Quando dici che potremmo fare il colpo?” Jacopo mi guardò.
Non ci pensai due volte. “Stanotte.”
“Diavolo, no.” Jacopo scosse la testa.
“Perché no?” Aggrottai la fronte confuso. “Il bastardo ha provato ad uccidermi!”
“Perché ci sta aspettando, Paggi. Sa che lo stiamo andando a prendere. Non è stupido. Lo sa che facendomi arrabbiare, non penserai lucidamente e farai quello che vuoi. Dobbiamo farlo quando meno se l’aspetta.”

Annuii, Jacopo aveva ragione. “Okay, allora quando pensi di colpire?”

-Brittany

Era strano sedere lì e ascoltarli parlare di bombardare. Non era abituata a quel tipo di cosa ma ero felice che mi lasciassero ascoltare.
Non riuscii a non sorridere appena realizzai che si fidavano abbastanza per farmi ascoltare cosa stessero pianificando. Lorenzo mi aveva detto che avevo il diritto di venire a conoscenza di tutto ciò perché ormai ne ero parte, anche se non lo sapevo. 
Aveva ragione ma questa era la sua battaglia, io ero solo una conquista avvenuta nel durante.

“Stai bene?” Lorenzo mi chiese mentre salimmo le scale per andare in camera sua.
“Sì, sono solo una po’ stanca dato tutto quello che sta succedendo.”
“Ci vuole un po’ per abituarsi.” Lorenzo mi strinse la spalla in modo confortante.
“Hai capito.” Ridacchiai.
Rise, premendo le sue labbra contro la mia guancia. “Sei forte, piccola. Lo sai?”
Sorrisi a malapena. “Non molto.”
Scosse la testa. “Nah piccola, lo sei.”
Feci spallucce. “Se lo dici tu.”
“Hai vissuto tutto quello che è successo senza farne una tragedia. Non ti sei agitata o lamentata. Ti sei comportata come uomo e tu sei tutt’altro che un uomo.” Rise. “Sono fiero di te.”
Mi morsi il labbro cercando di non sorridere come un bambino quando riceve una sorpresa. “Grazie.” Sussurrai.
Chiudendo la porta con i piedi, Lorenzo camminò dietro di me, le sue mani sopra le mie spalle. “Di niente, piccola.”

Sorrisi al nomignolo con cui mi aveva chiamato.

“Vuoi distenderti con me?” Chiese.
Mi voltai per guardarlo. “Certo!”
Ridacchiò alla mia sfacciataggine, facendomi camminare all’indietro verso il letto. Pochi secondi e il dietro delle mie ginocchia toccò il materasso facendomi cascare di sedere.
Immediatamente, Lorenzo si distese accanto a me.
Avvolgendo le braccia intorno a me, mi strinsi a lui come fanno i bambini con i proprio orsacchiotti. Le mie braccia avvolsero la sua vita mentre la mia testa atterrò sopra il suo petto.
Senti Lorenzo giocherellare con i miei capelli e non riuscii a non sorridere pensare a quanto adorabili eravamo.

Danger {Crookids}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora