Mi sentii avvampare le guance per colpa del nomignolo che aveva usato. 


“Siamo arrivati.” Alzai lo sguardo per vedere Justin parcheggiare la macchina.
“Di già?” Esclamai sorpresa. 
Annuii mentre parcheggiò la macchina nel posto più vicino al ristorante. Spense la macchina e tolse le chiavi dal nottolino. Uscendo dalla macchina, lo seguii mentre camminammo fianco a fianco verso il locale. 
“Di nuovo al Perry’s Palace, uh?” Lo guardai.
“Fanno del buon cibo.” Fece spallucce prima di aprire la porta, spingendomi dentro insieme a lui. 
Non riuscii a non ricordarmi di cosa era successo l’ultima volta che eravamo stati qui. “Questa volta mangerai il tuo cibo, vero?” Lo guardai. Non volevo lasciare metà del mio piatto pieno mentre il suo ancora intatto. 
Mi guardò dall’alto. “Non sei l’unica affamata, piccola.” Mi fece l’occhiolino scherzando prima di riniziare a camminare verso un tavolino, il quale era esattamente quello dove ci eravamo seduti l‘ultima volta. 

Il mio stomaco brontolò per circa la miliardesima volta in quella giornata. Mugolai, coprendomi lo stomaco. 
La testa di Lorenzo si alzò di scatto, un bagliore di divertimento nei suoi occhi mentre sorrise. “Ti stai eccitando, piccola?”
Sentii il mio collo e le mie guance avvampare. “No.” Mormorai, distogliendo lo sguardo imbarazzata. 
“Sicura?” Lorenzo continuò con un tono sarcastico. “Perché sai,” Si inumidì le labbra, “possiamo andare in bagno e finire cosa abbiamo iniziato nel vecchio magazzino se vuoi.” Sorrise maliziosamente.
Alzai gli occhi al cielo. “Nei tuoi sogni, Paggi. Non lascerò succedere quello che è successo un’altra volta.” 
Rise. “Vedremo.” Sorrise per poi voltarsi verso il cameriere arrivato al nostro tavolo, o forse dovrei dire cameriera. Aggrottò la fronte fissandola. 
Morsi l’interno della mia guancia domandomi a cosa stesse pensando. 

“Salve, il mio nome è Jennifer DeLouis e --”
“Merda.” Mi voltai di scatto per vedere Lorenzo sussurrare delle parolacce. 
Aggrottai le sopracciglia confusa. “Lorenzo, stai --”
“Lorenzo?” Mi voltai verso destra per vedere la cameriera, il quale nome era Jennifer, alzare la testa allarmata. “Lorenzo Paggi?” Sibilò. 
Mi voltai verso di lui completamente confusa. Sentii il suo corpo irrigidirsi. “Hey, Jen.” Ingoiò. “Da quanto tempo, huh?”
Il mio stomaco si attorcigliò. Si conoscevano? “Aspetta, vi conoscete?” Indicai uno e poi l’altro. 

Lorenzo continuò a fissare tutto tranne che Jennifer … o forse dovrei dire Jen?

“Io e Lorenzo siamo amici di vecchia data.” Mormorò Jen. “Vero, Jared?” Potevo sentire la tensione nelle sue parole. 
“Sì,” Lorenzo intrecciò le dita della mano destra con quelle della sinistra. “Di vecchia data.” Rise sarcasticamente scuotendo la testa. “Voglio un’altra cameriera.” Aggiunse a denti stretti.
“Lorenzo--” Jen iniziò a parlare prima che Lorenzo la interruppe. 
“Voglio un’altra cameriera, adesso.” Ordinò, e dal modo in cui i suoi occhi diventarono cupi, sia io e sia Jen, sapevamo che stava facendo sul serio. 
Si morse il labbro con l’impulso di rispondere. “Ok.” Sbottò. “Chiamerò un’altra cameriera.” Voltandosi iniziò a camminare lasciando, me, in una completa confusione mentre Justin lo lasciò … pieno di rabbia.

“Che è successo?”
“Niente.”
Sbeffeggiai. “Non direi che quello era niente, Jared.” Il nome mi uscì dalla bocca con un tono di disgusto. 
“Non.” Sbottò, alzando la testa per guardarmi. “Chiamarmi in quel modo.”
“Perché no?” Incrociai le braccia al petto. “Jen l’ha appena fatto, perché io non posso?” Chiesi gentilmente.
“Perché l’ho detto io.” Schernii. 

Rimasi in silenzio e con la bocca chiusa sapendo che se l’avrei aperta, avrei fatto uscire solo tante cazzate.

Dopo qualche secondi di silenzio, una nuova cameriera arrivò al tavolo. “Salve, sono Hannah Beth e sarò la vostra cameriera per questa serata. Cosa posso portarvi da bere?”
In quel momento non mi sentivo più affamata. 
“Io prendo un te freddo e una limonata per lei.” Mi indicò. 
La cameriera annuì. “Va bene, tornerò fra poco con i vostri ordini. Nel frattempo, potete dare un occhiata al menù.” Ce ne diede uno a testa. “E trovare quello che desiderate mangiare. Okay?”
Annuimmo senza dire una parola. 
Quando se ne andò, afferrai il menù facendo finta di leggere mentre in realtà la mia testa era altrove. 

Chi diavolo era Jen?
Come faceva a conoscere Lorenzo?
Come lo aveva conosciuto?
E perché si era arrabbiato così tanto da chiedere di avere un’altra cameriera?

Proprio quando stavo per riaprire la bocca e fare delle domande, la cameriera Hannah, ritornò con i nostri ordini. 
“Okay ragazzi, ecco qui.” Posò sul tavolo le bevute. “Avete deciso?”
“Io prenderò cheeseburger, patatine fritte e cetriolini. Grazie.”
Scrisse sul taccuino prima di voltarsi verso Lorenzo. 
“Io prendo … lo stesso.” Posò il menù. “Senza cetriolini però, grazie.”
Hannah annuì. “Perfetto. I vostri ordini dovrebbero essere pronti in meno di mezz’ora.” Sorrise prima di andarsene. 
Accavallai le gambe sotto il cavolo, premendo le mie braccia contro il mio petto. “Non mi dirai mai cosa è successo con Jen?”
“No.”
“Perché no?” Lo fissai incredula. 
“Smettila, Brittany.” Avvertì. 
“No.” Scavallai le gambe per poi sbattere i piedi a terra. “Ho il diritto di saperlo.”
“No che non ne hai.” Sbottò. “Non sono affari tuoi e se non mi sbaglio tu non sei la mia ragazza perciò non hai nessun diritto di sapere i cazzi miei e anche se lo fossi stata, non te l’avrei detto. Adesso, continua a stare in silenzio e zitta.” Disse nervoso a denti stretti. Potevo leggere nel suo sguardo che non stava scherzando. 

Il mio cuore si era come spezzato nel momento in cui le parole ‘Non sei la mia ragazza’ giunsero all’orecchio. Inumidendomi le labbra, distolsi lo sguardo, non riuscendo più a dire una parola.

Il secondo prima aveva ammesso che gli piacevo; il successivo avevo iniziato a dire stupidaggini come che io non ero la sua ragazza. Lui, era più che confuso a questo punto. Avrebbe fatto bene a iniziare a programmare il suo funerale perché l’avrei ucciso. 

Dopo qualche secondo, non ce la feci più. Dovevo saperlo. Mi stava facendo impazzire. “Sai cosa?” Dissi. 
Le mani di Lorenzo divennero pugni. “Cosa?” Sbottò. 
Sbeffeggiai. “E’ divertente come tu vuoi sempre sapere i fatti miei e non accetti mai un no come un risposta ma quando io sono la persona a chiedere qualcosa che ha a che fare con te, tu non apri bocca.”
Alzò le spalle. “Accettalo, piccola.”
“Non sono la tua piccola.” Ribollii di rabbia facendo fuoriuscire un respiro pesante dalle mie labbra. “Ricordi? Non sono la tua ragazza.” Dissi sputando veleno su ogni singola parola e assicurandomi di aggiungere enfasi in ognuna. 
Lorenzo  mi fisso senza dire una parola.
“Sei la persona più ipocrita della città.” Scossi la testa.
Mi continuò a fissare, stava premendo le sue labbra così forte che sembravano una linea. 
“E quando avremmo finito di mangiare,” Feci un gesto fra di noi. “Me ne vado.”
Lorenzo aprì la bocca per dire qualcosa ma lo interruppi prima che potesse interagire. 
“E questa volta? E’ meglio che non mi rincorri.” Lo guardai, i miei occhi fissi sui suoi. “Perché non voglio più avere a che fare con te e le tue stronzate.”

Danger {Crookids}Where stories live. Discover now