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By BrokenThing3

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---ANTEPRIMA---
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--- CAPITOLO XL ---
--- CAPITOLO XLI ---
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--- CAPITOLO XLVI ---
--- CAPITOLO XLVII ---
--- CAPITOLO XLVIII ---
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--- CAPITOLO LXI ---
--- CAPITOLO LXII ---
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--- CAPITOLO LXIX ---
--- CAPITOLO LXX ---

--- CAPITOLO XXXII ---

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D E E P W E B

C A P I T O L O X X X I I




Se le cose fossero andate diversamente, l'hacker si sarebbe trattenuto fuori a respirare aria fresca per un altro po' di tempo ma la pressante voce di Jimin e l'apparente ingenuità di Hoseok, lo spinsero ad arretrare nelle sue decisioni. Con un leggero sbuffo voltò lo sguardo per quella che credeva essere l'ultima volta, verso il ragazzo dai capelli rosati solo per scoprirlo intento a mordicchiarsi le labbra mentre si guardava intorno con sul volto disegnata non solo l'aria di chi non aveva ― e non voleva avere ― nulla a che vedere con ciò che stava accadendo, ma anche di chi si serviva di una velata tanto quanto fasulla innocenza per allontanarsi da una colpa che non aveva intenzione di portare.

- Va bene. - Tagliò corto improvvisamente il moro, soprattutto perché si era finalmente accorto del fatto che il suo collega, almeno per il momento, non era in grado di dare un freno all'esuberanza di Jimin - Questo non è il momento adatto per organizzare serate poiché, come già detto, siamo ancora in orario lavorativo e abbiamo fretta di rientrare ma dal momento che hai il suo numero - sottolineò, questa volta fissando il biondo direttamente negli occhi castani e vispi - puoi contattarlo tranquillamente a fine turno. - Concluse alla fine con un sorriso sghembo. Non era riuscito ad allontanare totalmente Jimin dal collega ma almeno, contro ogni sua precedente aspettativa, era riuscito ad allontanarlo per qualche ora; il tempo di cui sicuramente Jungkook necessitava per rimettere un po' apposto lo stomaco che sembrava essere ancora in subbuglio. Oltre a quello i ragazzi non si scambiarono parola alcuna, Jimin per primo, sorrise di rimando all'hacker prima di fare un cenno volto al congedo bisbigliando un come vuoi tra le labbra massicce mentre, appena pochi istanti dopo e sotto lo sguardo ancora vivo del moro, si apprestava a stringere la mano di Hoseok.

Nonostante fosse lievemente indispettito dal gesto indisponente, tuttavia, Yoongi decise semplicemente di ripiegare lo sguardo verso Jungkook per poi bere un sorso di caffè, divenuto ormai freddo, dal bicchiere di carta che stringeva. Il collega invece, al primo passo dell'altro verso l'interno della struttura che assieme a loro, ospitava un numero esponenziale di dipendenti, lo seguì in silenzio non riuscendo però, nel mentre, a trattenersi dal voltarsi per l'ultima verso il viso allegro e sorridente di Jimin. Quando i due giunsero all'atrio, l'hacker era sul punto di parlare ma fu interrotto dal ragazzo, poco prima di aprir bocca. - Hyung, davvero, grazie. - Disse, ponendo maggiore attenzione nello scandire e nel marcare bene l'ultima parola.

- Ti ha letteralmente braccato. - Fu la prima cosa che riuscì a recitare per rispondere al collega. - A dirla tutta, sembravi una preda impaurita e messa all'angolo dal suo cacciatore. - Si fermò d'improvviso, voltandosi per osservare meglio il viso dai lineamenti fanciulleschi di Jungkook - Un coniglio inerme, con la coda piccola e paffuta schiacciata contro al tronco di un albero, che non riesce a fare altro se non guardare il suo carnefice con gli occhi strabuzzati a causa dello spavento. - Lo prese in giro bonariamente il maggiore, facendo del suo meglio per imitare l'espressione posseduta da Jungkook solo pochi minuti prima mentre il diretto interessato, ancora una volta lo guardava con le labbra sporgenti e le sopracciglia aggrottate a causa del disappunto.

- È solo che non avevo mai visto qualcuno di così bello rivolgermi la parola. - Si confidò timidamente prima di riprendere a camminare, esattamente come aveva fatto il moro prima di lui. - È soltanto per questo. - Cercò di convalidare una seconda volta l'affidabilità della sua giustificazione. Yoongi si perse momentaneamente in una riflessione che lo spinse a chiudersi se il ragazzo, più di lui, fosse realmente convinto di ciò che stava dicendo ma appena un'istante dopo, con un sorriso intenerito, eclissò quel dubbio dall'angolo più remoto della propria mente perché in fin dei conti, la risposta a quel quesito non gli pareva essere di vitale importanza. - Non importa. - Rispose con tono leggero e delicato. - Se mai dovesse infastidirti troppo, parlane con me. - E il primo a non riuscire a credere a ciò che avevano udito le sue orecchie, fu lo stesso Yoongi.

- Ti ringrazio, hyung. - La risposta del più giovane arrivò qualche secondo dopo e con una tonalità di voce che il moro non aveva mai ascoltato prima. L'hacker non era pienamente consapevole di come quelle parole, che ad un certo punto aveva persino sognato di rimangiarsi per l'imbarazzo, avessero reso leggera la gabbia toracica dell'altro; di quanto lo avessero reso felice. Tuttavia però, nonostante la scarsa consapevolezza che ancora aveva di Jungkook, era riuscito a capire bene quanto si stesse affezionando a quest'ultimo e quanto stesse diventando forte e radicato in lui il desiderio non solo di averlo accanto come amico ma anche di insegnargli ― così come voleva il suo capo ― tutto ciò che conosceva e di imparare assieme a lui ciò che ancora non sapeva.

E fino al punto in cui gli sarebbe stato possibile, anche di proteggerlo.





Una volta giunto nella sua familiare dimora, Yoongi si affrettò a liberarsi di tutti gli indumenti che portava addosso da quella mattina per ammassarli ― così com'era sua scomoda abitudine ― in un angolo del pavimento, prima di gettarsi sul letto. Avrebbe volentieri messo qualcosa nello stomaco, se solo non fosse stato stanco al punto da non avere neppure la forza e la grinta di sollevarsi dal giaciglio per dirigersi in cucina. Quello, almeno per i prossimi minuti, pensò Yoongi, sarebbe stata un'idea che avrebbe continuato a sfiorare soltanto con la mente e a conferma di ciò, quasi col fine di schernirlo, arrivò presto il sonno. Socchiuse gli occhi quasi inconsapevolmente e mentre il suo respiro rallentava fino ad affievolirsi, si addormentò. A causa della sua tendenza, si era convinto che essendo ormai a casa e lontano da chiunque avrebbe potuto fare tutto ciò di cui aveva bisogno senza essere disturbato o peggio ancora infastidito e che avrebbe quindi, in diretta conseguenza, potuto riposare fino a quando i suoi muscoli e il suo cervello non si fossero liberati di tutta la stanchezza che su di loro gravava. A convincerlo del contrario, però, fu un suono martellante e incessante che ad intermittenza si liberava dal suo cellulare. In un primo momento, coi sensi ancora semi intorpiditi dal sonno, pensò che per liberarsene sarebbe bastato dare al dispositivo qualche colpo fino a quando questo non sarebbe ruzzolato giù per il comodino fino ad infrangersi e nel migliore dei casi, spegnersi, una volta dopo aver subito l'impatto ma purtroppo per lui, neanche questo accadde. Prossimo ad un'impellente crisi di nervi, si sollevò dal cuscino con alcune ciocche scompigliate e dopo essersi sporto oltre il lato sinistro del letto per vedere, una volta per tutte, chi stava insistendo così tanto per mettersi in contatto con lui, a morsi sul labbro dovette ricacciare indietro la rabbia quando si accorse che in verità era solo una delle tante e ormai angustianti conversazioni tra Hoseok e Jimin. Avrebbe volentieri gettato via il telefono dalla finestra se solo questo non l'avesse portato, nel prossimo futuro, a doverne acquistare un altro e poi a richiamare, per l'ennesima volta, il rosato per dargli di nuovo modo di connettere i due cellulari. Consapevole che persino quel gesto estremo, nella sua posizione, era pressoché inutile, sconfitto oltre ogni punto di vista sbloccò il cellulare per leggere la conversazione, sperando in cuor suo, che almeno fosse accaduto qualcosa degno di nota e che almeno, per lo scomodo, sarebbe stato necessario il suo intervento. Nulla di tutto quello, in verità, e se ne rese conto già dalle prime righe. Tutto quello che vorticava attorno a quella conversazione, non si era per nulla spostato da qualcosa che lui non conoscesse già. E per l'ennesima volta indispettito, questa volta non represse l'istinto di contattare Hoseok ma quando la chat fu aperta davanti ai suoi occhi, con dissenso si rese conto non solo di non poter dire nulla al ragazzo ma anche di non potergli impedire in alcun modo di conversare con chi voleva, per tutto il tempo che voleva. Dopo uno sbuffo, ancora una volta sconfitto, tornò alla chat dei due ragazzi per assicurarsi che non fosse successo nulla ma questa volta con la consapevolezza che se così fosse stato, non avrebbe esitato a spegnere il suo cellulare. Anche a costo di venire meno ai suoi obblighi di sorveglianza verso Hoseok. Mentre era intento a leggere però ― orientativamente ― la parte centrale di quella discussione, notò il suo nome accanto a quello di Jungkook fare capolino all'interno di uno dei messaggi inviati dal biondo che ora, ancor più delle volte precedenti, era in grado di disturbarlo oltre ogni ragionevole limite. Fu ormai ovvio per l'hacker che quel ragazzo, non di certo frenato dal rosa, avesse una qualche sorta di mira giocosa tanto quanto provocatoria nei suoi riguardi, quando lesse accostamenti poco garbati in merito alla sua persona e alla sua attitudine nonostante la consapevolezza che quest'ultimo ― prima o poi, se non in quello stesso momento ― avrebbe letto quella conversazione.

Sollevò lo sguardo verso un punto indecifrato della camera mentre era intento a decidere cosa fare quando, improvvisamente, i suoi occhi scivolarono sul portatile che teneva abbandonato accanto al mouse del computer che solitamente utilizzava maggiormente. Con un sorriso sghembo e, questa volta, con un piano ben preciso ad animarlo, Yoongi si sollevò dal letto per prendere l'oggetto che fino a qualche secondo prima aveva soltanto osservato e una volta recuperato, nuovamente si diresse sul letto. Una volta aver acceso l'apparecchio, si sistemò meglio sul groviglio di lenzuola per mettersi più comodo ma anche per trovarsi in una posizione confortevole che gli permettesse di poggiare la schiena nuda contro il muro. Quando l'immagine catturata dalla telecamera di videosorveglianza posta nella camera di Hoseok si aprì gloriosa sul piccolo schermo del suo portatile, il moro l'osservò per qualche secondo prima di agguantare nuovamente il cellulare per scrivere un messaggio al ragazzo. L'hacker tuttavia aveva ipotizzato che a causa dell'accesa ― e probabilmente divertente per i due ― conversazione la risposta a quest'ultimo sarebbe arrivata dopo svariati minuti ma ancora una volta, dovette riscoprirsi in torto. Il messaggio di Hoseok infatti, arrivò diretto al suo cellulare dopo meno di un minuto e il contenuto di quest'ultimo, fu in grado di spingere il maggiore ad aggrottare le sopracciglia incapace di comprendere. Dopo qualche istante però, la sua mente fu improvvisamente sfiorata dal ricordo di aver già, in precedenza, chiarito al giovane che per lui era possibile leggere i messaggi inviati e ricevuti da quest'ultimo sul suo cellulare in tempo reale e fu quindi proprio sulla base di quella consapevolezza che, incredulo, giunse alla conclusione che il ragazzo stesse facendo tutto con limpida cognizione di causa.


Moccioso


Recitava il messaggio con sopra affisso l'unico aggettivo venutogli in mente dopo essere stato toccato dal barlume di ragione. Decise che avrebbe atteso la risposta del giovane per ricordare a quest'ultimo che oltre a poter leggere i messaggi, era in grado ― chiaramente ― di vederlo anche attraverso le telecamere ma l'attesa risposta non arrivò e assieme a lei, non lo fece neanche il suo chiarimento. Né in quel momento, né tanto meno nei minuti che vennero dopo. Ciò che arrivò dopo quello invece, poté essere notato dall'hacker solo attraverso il filmato registrato dalla telecamera e prodotto sullo schermo del suo portatile. Yoongi si perse ad osservare il viso del ragazzo, mentre questo interamente si spogliava da ogni capo indossato, perché su di esso faceva nuovamente capolino quel cipiglio innocente che tanto a lungo per le prime volte lo aveva addirittura ingannato portandolo a confidare nell'errato, prima di guardare dove Hoseok voleva effettivamente che l'hacker guardasse.

Come un automa osservò centimetro per centimetro la pelle che il ragazzo dai capelli rosati stava mostrando e per l'ennesima volta in torto, ipotizzò anche che l'altro non ne fosse al corrente.






N.D.A.: Buonsalveee ~

Alloora... Bhé, questo capitolo è terminato un po' così. Non ho resistito perché debole di animo.

Ci sono più interazioni per quanto riguarda i personaggi ma soprattutto per i sope che, come vedrete, nel prossimo avranno grandi cose da condividere.

Spero che questo capitolo vi sia piaciuto e che non mi stiate maledicendo troppo. Ringrazio tutti coloro che stanno leggendo questa storia e soprattutto chi la sostiene. Grazie, ve amo.

Per il resto, al prossimo aggiornamento ~

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