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By BrokenThing3

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---ANTEPRIMA---
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By BrokenThing3





D E E P  W E B

C A P I T O L O  X X V I





Dopo diverso tempo, Yoongi si ritrovò nuovamente in procinto di dover tirare fuori il plico di fascicoli rimasto fino a quel momento racchiuso e occultato all'interno dello stesso armadietto in metallo nero. Da quando all'interno di quel piccolo studio era stata aggiunta anche la scrivania del più piccolo, numerosi scaffali e armadietti erano stati spostati e depositati contro la parete destra o in prossimità di qualche angolo. Il moro impiegò qualche secondo a scrutare la stanza prima di trovare il mobiletto in questione e quando notò che la chiave necessaria ad aprirlo ancora penzolava dalla serratura, sospirò sollevato dall'idea di non dover cercare anche quella. Dopo aver girato un paio di volte l'oggetto di ferro – piccolo tra le sue dita – all'interno dell'apposito foro, udì un leggero ticchettio segnalargli l'avvenuta apertura dell'armadietto. Mentre lui si apprestava a stringere tra le mani i fascicoli la cui superficie frontale era ricoperta da un leggero strato di polvere, Jungkook si era limitato ad osservare i gesti del maggiore al centro della stanza, sufficientemente dubbioso sul dove collocarsi all'interno dell'ambiente per evitare d'essere d'impaccio al moro nel già di per sé ristretto spazio libero. – Ti andrebbe del caffè? – Pensò di chiedere all'improvviso, non solo per dare modo al maggiore di disporre di tutto lo spazio come preferiva per riuscire a scegliere il caso migliore in quel momento ma anche perché stava iniziando ad averne voglia lui stesso e, per quello che aveva notato, il moro non aveva avuto ancora il tempo di prendere il suo.

Yoongi sollevò la testa dal gruppo di scartoffie per osservare direttamente Jungkook con aria distratta ma ugualmente focalizzato sulla domanda che il ragazzo gli aveva appena rivolto. – Volentieri. – A quella risposta il minore stirò un angolo delle labbra prima di fare un cenno con la testa all'altro per poi dirigersi verso la porta d'uscita.

L'hacker osservò la figura di Jungkook sparire davanti ai suoi occhi, poi come se nulla fosse stato, si voltò nuovamente in direzione del fascicolo aperto che teneva poggiato sulla sua scrivania. Lesse attentamente le prime frasi incise sul foglio biancastro ma leggermente logorato lungo il lato sinistro; un difetto causato dal tempo trascorso dall'ultima apertura e che, inevitabilmente, aveva portato Yoongi a riflettere anche su quanto talvolta potessero essere durature le ricerche e la conseguente attesa da parte delle vittime di una ristretta fattispecie di reato in particolare. Per ogni persona la cui storia anagrafica e annesso reato subito, entrambi descritti e sottoscritti all'interno di quelle pagine, c'erano altrettante persone che a ritmo serrato lavoravano per essa e su di essa. Coi polpastrelli delle dita callose trattenne sempre più pagine e quando fu sazio delle nozioni apprese, e delle relative pertinenze riguardo al tempo lavorativo di cui sia lui che Jungkook disponevano, passò al caso successivo e così via fino a quando – in mezzo a tutte quelle carte – non scorse quello che in tutto e per tutto avrebbe fatto al caso loro. Non dava l'idea di essere particolarmente complesso ma, ne era certo, conteneva diversi caratteristiche che avrebbero portato il minore a concentrarsi su quel caso fino ad arrivare al punto di risolverlo; in più, quel tipo di dinamiche non erano per nulla estranee al moro e aiutare il collega a risolverlo per lui, non solo sarebbe stato facile come bere un bicchier d'acqua ma anche poco impegnativo dal momento che sulle sue spalle verteva ancora il caso divenuto ancora più complesso col passare del tempo, di Hoseok.

Estrasse il fascicolo che era di suo interesse e lo isolò da tutti gli altri che, esattamente come poco prima, tornarono nuovamente all'interno del mobiletto in metallo posto all'estremità della parete destra. Rigirò la chiave nella serratura un paio di volte come per accettarsi che questi fossero lontani da occhi indiscreti e dopo aver portato a termine quella semplice operazione, nuovamente si diresse verso la sua scrivania in attesa dell'arrivo del minore. Passò diversi minuti al cellulare, prima per controllare il contenuto di alcuni messaggi ricevuti quella stessa mattina e successivamente per leggere un paio di articoli relativi all'informatica da parte di una rivista online che era solito frequentare a causa delle numerose informazioni che questo riusciva a riportare in tempo reale. Nel bel mezzo della divenuta da poco appassionata lettura, il moro sentì il suono del campanello oltre la porta dello studio echeggiare tra le pareti e annunciare forse l'arrivo di Jungkook con in mano il bicchiere di caffè di cui era ora incredibilmente voglioso. Lasciò scorrere le dita di una mano alla cieca sotto la superficie della sua scrivania alla ricerca del tasto che avrebbe aperto la porta e quando, dopo diversi tentativi, riuscì a tastarlo, lo schiacciò prima di voltarsi in direzione della porta con ancora il cellulare stretto nell'altra mano.

– Scusami per il ritardo, c'erano tante persone ad aspettare. – Pronunciò Jungkook, con la voce insolitamente più alta mentre sollevava con un sorriso glorioso il bicchiere contenente il caffè acquistato apposta per il maggiore che, dal canto suo, si limitò invece ad osservare il ragazzo durante tutto il processo con uno sguardo atono ma in qualche modo ugualmente intenerito dal suo costante bisogno di dimostrargli cura e riguardo. Contrariamente a quanto probabilmente dava a vedere, Yoongi non aveva nulla contro il più piccolo, al contrario, per quanto non l'avrebbe mai confessato a nessuno – soprattutto se questo portava il nome di Seokjin – era sollevato dall'idea che il suo compagno di lavoro non fosse qualcuno di troppo appiccicoso o incapace di lavorare da sé e nonostante il suo capo gliel'avesse presentato quasi come se fosse un semplice ragazzino appassionato d'informatica che aveva scelto un simile settore per fare pratica quasi come se si trovasse all'interno di un parco giochi con un personale addetto incaricato d'insegnargli quanto più era possibile, Jungkook aveva dimostrato di essere incredibilmente autonomo.

– Mi sono comunque tenuto impegnato durante l'attesa. – Rispose Yoongi con un mezzo sorriso mentre sollevava la mano con la quale stringeva il cellulare.







Seokjin camminava per lo spiazzale della Sede principale con passo svelto e con sul viso ancora chiaramente distinguibile il fastidio e il nervosismo che era sorto in lui soltanto mezz'ora prima. Il biondo aveva sempre trovato tediose e diverse volte anche insulse le riunioni tra i vertici delle numerose Sedi succursali con quella centrale ma mai come in quella occasione gli era capitato di rimanerne così ferito e oltraggiato da un incontro con i suoi colleghi parigrado e superiori. Ad ogni paio di passi uno sbuffo sonoro fuoriusciva dalle sue labbra carnose mentre con la testa ancora inutilmente riempita dalle parole prive di senso ascoltate poco prima, con gli occhi cercò velocemente il punto in cui aveva lasciato la sua automobile quella mattina. Quando arrivò a pochi metri di distanza da essa notò Namjoon che, probabilmente annoiato dal tempo trascorso ad attenderlo, se ne stava con la schiena poggiata sull'auto e con una sigaretta accesa tra le labbra mentre con lo sguardo puntava uno scenario chissà quanto lontano. I piedi del biondo si arrestarono esitanti per qualche secondo alla vista del profilo dai lineamenti rilassati del compagno e del suo corpo perfetto quel giorno ancora di più rispetto agli altri, con indosso un vestito elegante di un bel blu e una camicia nera abbottonata fino alle penultime asole. Qualcosa in lui si acquietò e allo stesso modo si scaldò al centro del suo petto a quella vista e con un ultimo, stavolta leggero, sospiro continuò a camminare verso il più alto che una volta dopo essersi accorto della presenza dell'altro, si raddrizzò contro la macchina con sul volto uno sguardo curioso ma ugualmente dubbioso sul se chiedere oppure no. Seokjin d'altro canto non disse nulla, limitandosi solo ad affiancare il ragazzo di qualche centimetro più alto di lui fino a sistemarsi nella sua stessa posizione. – Non è andata bene. Un po' lo sapevo ma sono comunque stato ingenuo a sperare che potessero darmi il permesso di fare, per una volta, ciò che ritengo giusto. – Disse con voce amara dopo diversi minuti passati nel silenzio più totale. Namjoon alla fine non aveva chiesto niente, limitandosi semplicemente a portare contro le sue labbra la sigaretta per inspirare un'altra boccata di fumo fortemente ansioso di sentire arrivare alle sue orecchie la voce del maggiore e quando questa finalmente arrivò, concentrato rigettò fuori il fumo stando attento a non perdersi neanche una parola. Namjoon si prese un briciolo di tempo per analizzare ciò che l'altro gli aveva detto e quando fu mentalmente soddisfatto di ciò che avrebbe detto da lì a poco, finalmente schiuse le labbra per rispondere sinceramente.

– Non è colpa tua. Hai cercato di fare tutto quello che era nelle tue possibilità e se i tuoi superiori non sono stati in grado di riconoscere il pericolo oggi, ciò che credi accadrà, peserà unicamente sulla loro coscienza. –

– Namjoon non è una questione di colpa o su chi peserà quest'ultima. Una ragazza morirà. – Rispose Seokjin quasi immediatamente, con la voce velata da rabbia ma mista anche a tristezza e delusione – E chi si sarebbe dovuto preoccupare della sua sicurezza beveva e mangiava alla riunione mentre di tanto in tanto pronunciava qualche insofferente battuta volta a dare l'impressione agli altri che io sia un vigliacco che si preoccupa troppo e che è insicuro del proprio operato. – A quelle parole, Namjoon gettò lontano ciò che restava della sigaretta prima di voltarsi totalmente in direzione di Seokjin che con aria afflitta, lo guardava con gli occhi pieni di risentimento e le sopracciglia contratte.

– So perfettamente che non ti interessa portare l'onere della colpa sulla morte di qualcuno ma allo stesso tempo, vorrei che tu capissi che non pesa sempre tutto su di te soltanto. Siamo un team, un gruppo, e se qualcosa va storto la colpa può essere di tutti così come di nessuno. – Sputò fuori tutte quelle parole nella speranza di far rinsavire Seokjin – Tutte le persone che lavorano lì dentro, non sono a stretto contatto con i soggetti dei casi come lo siamo noi, parlano senza avere idea di come quel mucchio di fatti incidano sulle indagini e molto spesso anche sulle prove che abbiamo. Ciò che siamo venuti a chiedere oggi consisteva in un aiuto dispendioso di uomini e soldi che loro non hanno ritenuto necessario darci. – Continuò stando ben attento a scandire ogni parola mentre Seokjin passivo guardava il più grande direttamente negli occhi, riflettendo al contempo su ciò che stava sentendo. – Non possiamo salvare sempre tutti, per quanto sia orribile dirlo così apertamente. Ciò che dobbiamo fare, consiste nel fare sempre tutto quello che è necessario per far in modo di salvare quante più persone possibile. –

Il capo non rispose a quelle parole, fissò il ragazzo in piedi davanti a lui per qualche altro secondo prima di dirigersi a testa bassa e in religioso silenzio verso la portiera dal lato del conducente per poi aprirla e infilarvi al suo interno. Attese che Namjoon facesse lo stesso e quando entrambi si ritrovarono all'interno del confortevole e sicuro ambiente, il più grande mise in moto la macchina per dirigersi verso l'uscita dell'enorme e spazioso parcheggio riservato al personale della struttura. Mentre Seokjin guidava a velocità moderata per le strade della capitale, visibilmente affollate e pertanto traboccanti di vita e movimento, l'altro rifletteva su ciò che aveva detto non riuscendo a fare a meno di pensare a quanto fosse stato rigido ed inflessibile nel comunicare ciò che pensava. Namjoon si spostò leggermente per mettersi meglio comodo sul sedile, prima di voltare leggermente lo sguardo verso il biondo che invece, guidava apparentemente tranquillo con gli occhi interamente puntati sulla strada ma con l'irrefrenabile impulso di martoriarsi un angolo delle labbra. – Non volevo dirlo in quel modo, è una brutta giornata. – Mormorò sconsolato il più alto e con una tonalità roca. Pensava realmente ciò che aveva detto e tante volte aveva anche desiderato dirlo ad alta voce al biondo; lo aveva desiderato ogni volta che si era ritrovato a guardarlo mentre si struggeva al di sotto dell'idea di non essere riuscito a fare abbastanza e quella vista era in grado di ferirlo come poche altre cose erano in grado di fare. Era da tempo innamorato del maggiore e lui stesso non aveva impiegato poi così tanto tempo prima di capirlo, accettarlo e comunicarlo all'altro che però mai, effettivamente, aveva dato una risposta ai suoi sentimenti ma nonostante tutto ciò che in privato aleggiava tra di loro, Namjoon provava davvero immenso rispetto per Seokjin, soprattutto per la sua costante tenacia e voglia di farsi in mille pezzi pur di aiutare qualcuno in difficoltà.

Non udendo nessuna risposta da parte del maggiore, tuttavia, l'unica cosa che il più alto fu in grado di fare, fu poggiare la mano grande e venosa seppur tremolante su quella che l'altro teneva poggiata su una gamba prima di voltarsi nuovamente in silenzio verso ciò che c'era oltre il finestrino.









N.D.A.: Halo ~

Scusate per il piccolo ritardo, ho avuto qualche problema con la stesura di questo capitolo... BUT, è arrivato un capitolo in cui si vede un briciolo di Namjin, la seconda coppia di questa storia. Povero Namu innamorato di un fuggente e a tratti gnorri Seokjin hahaha

Per il resto, ieri è uscito il comeback e sono fortemente convinta che la mia difficoltà nello scrivere questo capitolo sia stata una conseguenza al trauma subito ieri... Avete visto il body roll di Jimin? Quello, sono sicura, mi ha dimezzato la vita di un bel po'. Il video di ON oltre ad aver mostrato più muscoli e capezzoli di quanto potessi sostenere (comprese le tiddies di Yoongi), ha anche mostrato in pieno le doti canore di Jungkook (avrò una fissa con la parte del coniglio per davvero troppo tempo). Ma fondamentalmente ho iniziato questo perché ho una riflessione da cui deriva una domanda... Noi Army siamo solite preoccuparci dei diritti, della salute e della dignità dei membri ma - esattamente - chi difende i nostri diritti, la nostra salute e la nostra dignità?!

Bha, spero che nonostante tutto, questo capitolo vi sia piaciuto. G r a z i e  infinite a tutti coloro che stanno leggendo questa storia e soprattutto a quelli che la sostengono sempre lasciando voti e commenti. Davvero, davvero, davvero grazie ~💙

Al prossimo aggiornamento💦

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