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By BrokenThing3

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---ANTEPRIMA---
--- CAPITOLO I ---
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--- CAPITOLO XXXVIII ---
--- CAPITOLO XXXIX ---
--- CAPITOLO XL ---
--- CAPITOLO XLI ---
--- CAPITOLO XLII ---
--- CAPITOLO XLIII ---
--- CAPITOLO XLIV ---
--- CAPITOLO XLV ---
--- CAPITOLO XLVI ---
--- CAPITOLO XLVII ---
--- CAPITOLO XLVIII ---
--- CAPITOLO XLIX ---
--- CAPITOLO L ---
--- CAPITOLO LI ---
--- CAPITOLO LII ---
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--- CAPITOLO LIX ---
--- CAPITOLO LX ---
--- CAPITOLO LXI ---
--- CAPITOLO LXII ---
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--- CAPITOLO LXVIII ---
--- CAPITOLO LXIX ---
--- CAPITOLO LXX ---

--- CAPITOLO XVII ---

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By BrokenThing3

D E E P  W E B

C A P I T O L O  X V I I









Uscito dalla sua calda abitazione, Yoongi strinse le spalle avvolte dal massiccio parka di un verde piuttosto scuro e inserì entrambe le mani venose all'interno delle gigantesche tasche dell'indumento, prima di decidersi a mettere in moto le proprie gambe lungo la strada asfaltata con un passo svelto che gli avrebbe garantito non solo il prematuro arrivo all'interno del suo ufficio, ma anche la possibilità di poter parzialmente scaldare il proprio corpo grazie a quell'attività prettamente fisica. Il moro infossò il collo all'interno delle spalle come a volersi riparare maggiormente dalle spesse folate di vento gelido mentre velocemente, lasciava guizzare lo sguardo lungo tutto ciò che preso dalla costante monotonia giornaliera, aveva preso a muoversi intorno a lui da ogni direzione. Quel giorno il sole non era presente, a coprirlo, vi erano solo delle spesse nuvole grigie che come dei pesanti tappeti avevano coperto quasi totalmente il cielo rendendo la mattina di quel giorno tipicamente invernale e cupa. Erano passati un paio di giorni da quando aveva parlato con Namjoon e dopo quella volta, non aveva avuto più notizie riguardanti gli ultimi aggiornamenti del caso, né da parte sua, né da parte di Seokjin. Dal canto suo come ogni giorno, a partire da quando aveva iniziato a lavorare per qualcosa che non fosse necessariamente allineato ai suoi interessi personali, aveva continuato ad indagare sul caso che gli era stato affidato senza sosta e con tutte le energie di cui disponeva. Durante quei giorni si era personalmente accertato che le parole recitategli da Namjoon durante la loro ultima conversazione fossero realmente attendibili e condivisibili e quando, forse con un pizzico di retrogusto amarognolo in gola dovuto alla consapevolezza di aver mal interpretato qualche passaggio, si trovò grosso modo concordante con ciò che gli era stato riferito. Il peso delle numerose ore passate al computer, a setacciare ogni singolo angolo, da quello più in vista fino a quello più remoto, del cellulare di Hoseok fino alle ore più improponibili della notte stavano iniziando a pesare sulle sue spalle come un macigno ma si ritrovò a sospirare con sollievo quando improvvisamente si ricordò di essere arrivato ormai all'ultimo giorno lavorativo di quella settimana. Dopo tutto quel lavoro e dopo tutta quella stanchezza assimilata, si sarebbe finalmente ritrovato a poter dormire tranquillo e a spendere un po' del suo tempo per sé stesso alla fine di quell'ultima lunga giornata. Svoltò un paio di angoli e la struttura presso la quale si stava dirigendo arrivò a piazzarsi davanti ai suoi occhi prima ancora che potesse rendersene conto. Affrettò il passo istintivamente quando arrivò ad una ventina di metri dal palazzo e quando, dopo essere entrato, le porte si chiusero alle sue spalle lasciando che il tepore dell'aria calda di quell'ambiente s'infrangesse contro la sua pelle indolenzita dal freddo, sentì nuovamente il suo sangue confluire liscio all'interno delle sue vene. Dopo pochi attimi spesi a riacquistare nuovamente sensibilità lungo gli arti, Yoongi lasciò che il suo sguardo scivolasse in direzione del piccolo bar posizionato al piano terra dopo essere stato incuriosito dal rumoroso brusio che pareva diramarsi da lì; molti dei dipendenti che per caso aveva incontrato lungo i corridoi o davanti all'ingresso principale durante i giorni in cui aveva lavorato, sembravano essersi ammassati tutti in quella piccola porzione di spazio concentrata davanti alla cassa mentre, talvolta, a voce piuttosto alta, discutevano su ciò che avrebbero ordinato. Con un sospiro l'hacker riprese il suo cammino oltrepassando alcuni corridoi - quel giorno - ugualmente gremiti di persone più del solito prima di arrivare finalmente davanti alla tromba delle scale il cui percorso avrebbe condotto direttamente al suo studio. Fu parzialmente sorpreso quando dall'alto riuscì a notare la figura di Jungkook percorrere gli ultimi gradini mentre questo, scorreva delicatamente le dita sottili di una mano lungo lo scorrimano in ferro. Con passo svelto giunse davanti alla porta dello studio e il moro poté ascoltare, seppure ancora in lontananza, il suono emesso dal campanello rimbombare lungo le mura spoglie e le scale, anch'esse parzialmente vuote. Quando anche lui arrivò a poggiare i piedi sulle lucide piastrelle del piccolo disimpegno che permetteva di affacciarsi al suo studio, in silenzio si limitò a dirottare qualche occhiata verso il ragazzo mentre questo a piccoli passi all'indietro portava la sua schiena fino ad accostarla alla parete situata alle sue spalle per rendere al maggiore più agevole l'operazione di sistemarsi al centro della porta per digitare il codice pin che l'avrebbe aperta. Quando il tipico scatto riecheggiò nell'ambiente segnalando ai due ragazzi la possibilità di poter finalmente accedere all'interno della stanza, Yoongi poggiò la mano – le cui dita quel giorno erano fasciate da pesanti e spessi anelli d'acciaio – sulla maniglia della porta scatenando un tintinnio prima di aprirla ufficialmente per entrare all'interno dell'ambiente ormai a lui tremendamente famigliare nella sua tranquillità, seguito a ruota dal giovane che nel frattempo aveva acceso tutte le luci prima di avvicinarsi con aria imperturbabile alla sua scrivania.

L'hacker non prestò attenzione al ragazzo per diversi minuti; minuti che aveva impiegato ad accendere e ad avviare tutte le macchine che sapeva, gli sarebbero state necessarie prima di voltarsi nuovamente verso Jungkook, solo per coglierlo involontariamente nel momento in cui questo, con la sedia leggermente ruotata verso la sua direzione, era intento a fissarlo con un'espressione indecifrabile disegnatagli in volto. Il moro sollevò istintivamente un sopracciglio dopo pochi attimi, esattamente in risposta all'improvviso rossore che aveva preso ad animare le gote piene del ragazzo prima che quest'ultimo abbassasse lo sguardo per sussurrare un goffo saluto venutogli fuori strascicato dalle labbra ora arricciate. Al moro venne quasi l'impulso irrefrenabile di scoppiare a ridere dopo aver assistito a quella visione ma fece del suo meglio per camuffarla fino ad azzerarla, soprattutto all'interno del tono della voce che utilizzò per rispondere a quel saluto. Quando in risposta il ragazzo ruotò nuovamente la sedia per allinearla al monitor del suo pc, mentre con nervosismo si mangiucchiava un angolo del labbro inferiore, il moro dopo un po' di tempo riaprì nuovamente bocca.

-Come sta andando il tuo caso? Hai qualcosa da chiedere?- Chiese a sua volta con aria pacata, portando le mani adornate dai numerosi anelli presso i lembi del giaccone in cui si trovava la pronunciata e spessa zip con lo scopo di privarsi del pesante e in quel momento inutile, indumento. I lineamenti del ragazzo parvero quasi illuminarsi dopo aver udito quelle parole e prima ancora che il moro potesse focalizzarsi sulla consapevolezza di quanto ora quel giovane apparisse adorabile, un leggero sorriso intenerito nacque inconsciamente fino a delinearsi anche sul suo, di viso.







Le ore che avevano composto la sua mattinata erano scivolate via come se la velocità nel conteggio di queste ultime fosse di colpo raddoppiata, aveva dato un'occhiata al fascicolo scelto da Jungkook e assieme a lui aveva delineato la base di quel secondo caso rivelando all'altro come procedere almeno lungo la stesura del piano iniziale. A dire la verità però, per quel genere di cose non esisteva mai un modo più propizio e adeguato per iniziare, quando nulla era stato ancora disegnato capire qual era il capo del filo da dover afferrare e percorrere era tremendamente complicato e quasi impossibile da portare a termine nella realtà dei fatti perché quasi sempre ciò che concretamente accadeva, consisteva nell'imboccare una strada che apparentemente sembrava condurre verso il nulla ma che a mano a mano si rivelava essere la traccia importante situata alla fine del filo conduttore o quasi, e a quel punto bastava solo percorrere la strada a ritroso per delineare quella che effettivamente sarebbe stata solo la prima bozza dello schizzo che rappresentava l'accadimento sul quale si indagava. Jungkook gli era sembrato come rasserenato e con intrepida calma e diligenza, aveva iniziato a compiere i primi passi sperimentali verso il primordiale delineamento di quel caso in totale silenzio, mentre solo di tanto in tanto, permetteva al rumore dei tasti della sua tastiera di tuonare nell'ambiente turbandone la marcata pace. Dopo poco più di un'ora, quando il moro stava concentrando tutta l'attenzione di cui disponeva, riversandola nella stesura della relazione del suo di caso, il suo cellulare vibrò impercettibilmente. L'hacker, distratto dall'illuminazione simultanea del led che faceva capolino dalla parte frontale del suo dispositivo, ebbe il tempo di notare che la chiamata in arrivo fosse da parte di Seokjin, prima di afferrare il cellulare per rispondere. I due stettero al telefono per pochi minuti, il tempo necessario al capo per spiegare all'hacker che si sarebbe dovuto dirigere il più in fretta possibile all'interno del suo ufficio. Yoongi acconsentì in risposta ad un paio di domande prima di staccare la telefonata mentre al tempo stesso cercava di spingere più indietro la sedia per permettere alle sue gambe di liberarsi dall'incavo in cui si trovavano. Quando fu in piedi diede una veloce occhiata allo schermo ancora illuminato del cellulare e quando notò che questo non segnalasse più alcuna notifica, bloccò il cellulare mentre lo spingeva all'interno di una delle tasche posteriori del pantalone nero che indossava. –Devo andare da Seokjin, torno subito.- Avvisò l'altro velocemente prima di dirigersi verso la porta e pochi minuti dopo, anche lungo il corridoio che lo avrebbe portato in prossimità dell'ascensore o della rampa di scale che avrebbe dovuto attraversare per arrivare nel luogo in cui era diretto. Quando il suo corpo si trovò lontano solo qualche metro dall'ascensore, l'hacker notò la figura di Namjoon stare fermo lì, in attesa e a braccia conserte, mentre con sguardo parzialmente distratto pareva guardare la mutevole posizione delle luci biancastre poste in alto alla porta dell'ascensore. –Devi andare anche tu da Seokjin?- Chiese improvvisamente il moro, conquistando l'attenzione di Namjoon che a causa dell'improvviso suono arrivatogli alle orecchie, aveva sollevato di poco le spalle prima di voltarsi per puntare lo sguardo divenuto confuso verso la direzione di Yoongi.

-A quanto pare siamo in due.- Gli rispose con un sorriso ampio al punto da permettere alle fossette che si trovavano al centro delle sue guance di riemergere per palesarsi gloriose. – Mi ha chiamato qualche minuto fa, suppongo sia ancora a causa del caso di Hoseok.- Continuò ora pensieroso, mentre sollevava di sottecchi lo sguardo verso le luci che segnalavano la posizione in cui si trovava l'ascensore e quando notò che questo si fosse ormai fermato al secondo piano, portò un dito della mano massiccia contro il pulsante posto al lato delle porte metalliche e scorrevoli, fino a schiacciarlo ripetutamente come a volersi assicurare che l'impianto avesse recepito il suo comando.

Yoongi si portò entrambe le mani all'interno delle tasche anteriori del paio di pantaloni che aveva indossato quel giorno prima di rispondere atono: -Ha chiamato anche me qualche minuto fa, ma non mi ha spiegato granché.- Biascicò con voce rauca, intuendo che le cose di cui era al momento ancora estraneo, davano l'impressione di superare in numero quelle del collega più alto di lui di diversi centimetri. Quando le porte si aprirono davanti ai loro occhi, entrambi a turno entrarono all'interno della cabina e mentre Namjoon si limitava a distribuire occhiate lungo la figura dell'hacker, quest'ultimo schiacciò il tasto sopra il quale era indicato il numero del piano in cui entrambi si sarebbero dovuti fermare.

-Ieri mattina ho condotto un team di tecnici all'interno dell'abitazione di Hoseok per avere assieme a lui l'accesso al suo costosissimo sistema di videosorveglianza.- Iniziò, all'hacker parve per i primi istanti come se l'avesse fatto improvvisamente ma poi si rese conto che quest'ultimo si fosse legato all'affermazione pronunciata da lui stesso poco prima. –A quanto pare il ragazzo è pieno di grana.- Specificò in seguito con un sorriso sornione sulle labbra mentre con le dita di una mano mimava il tipico gesto che si utilizzava per alludere al denaro.

-Ricco ma forse inconsapevole del fatto che i sistemi di videosorveglianza sono attualmente molto semplici da hackerare.- Chiarì sovrappensiero il moro ma guadagnandosi comunque un'occhiata incuriosita da parte di Namjoon.

-Che sia questo il motivo per cui ci ha convocati entrambi?!- Chiese retorico con un risolino solare ma che lasciava trasparire anche una buona dose di giocosità. Ed effettivamente, pensò taciturno il moro, l'ipotesi del collega poteva non discostarsi troppo dalla realtà. – Che tu sappia, lo aveva già da prima o lo ha comprato solo negli ultimi tempi?-

-No, lo ha comprato qualche giorno fa, almeno così ha detto.- Rispose semplicemente, mentre al fianco del ragazzo dai capelli scuri come la notte si dirigeva verso il lungo corridoio che solo in prossimità della sua fine, li avrebbe condotti nell'ufficio di Seokjin. –Perché?-

L'hacker scosse le spalle con noncuranza – ero curioso di sapere per quale motivo l'avesse fatto così improvvisamente.- Parlò con la testa ancora occupata dai numerosissimi pensieri che veloci, giungevano ad affollarsi e accavallarsi nella sua mente.

-Seokjin mi ha parlato della persona che lo sta perseguitando.- E il tono della voce utilizzato da Namjoon quella volta, era tutto fuorché ilare, al contrario, pareva serioso e sotto alcune velature persino rattristato. –Si è di nuovo messo in contatto con lui, questa volta lo ha fatto facendogli recapitare, direttamente fuori la porta di casa sua, una scatola di piccole dimensioni in cui all'interno c'era una foto, scattatagli inconsapevolmente e presumibilmente un paio di giorni fa, imbratta con del sangue animale e un ennesimo biglietto minatorio.- Spiegò con voce calma cercando di essere allo stesso tempo chiaro nelle parole che pronunciava. –Si trova tutto in mano alla polizia del suo distretto.- Se Namjoon non avesse proseguito con quel chiarimento, probabilmente l'hacker si sarebbe notevolmente indispettito dopo essere venuto a conoscenza di non essere riuscito minimamente ad intercettare quell'avvenimento che, purtroppo, arrivando alla vittima attraverso una modalità da lui non supervisionata, non incontrava nel processo della sua realizzazione alcun ostacolo.

Quando arrivarono dinnanzi alla porta d'entrata dell'ufficio di Seokjin, Namjoon batté un paio di colpi con le nocche di una mano per segnalare al proprietario di quell'ambiente la loro presenza e solo dopo aver udito la voce di quest'ultimo pronunciare a gran voce un "avanti", il maggiore dei due poggiò la mano sulla maniglia della porta per aprirla. Il primo ad entrare infatti, fu proprio Namjoon che, dopo aver compiuto una serie di passi, si fermò pressoché al centro dell'ufficio del capo; l'hacker lo seguì a ruota posizionandosi accanto a lui ma tenendo, al tempo stesso, lo sguardo puntato sulla figura seduta davanti a Seokjin, anziché sul capo stesso come nel caso del maggiore.

-Siete stati veloci, e per di più siete venuti anche insieme?!- Chiese, con aria teatralmente sorpresa e scherzosa, Seokjin. –Non ci avrei mai scommesso nulla, soprattutto su uno di voi.- Continuò allusivo marcando l'ultima parte della frase e stando ugualmente ben attento ad osservare l'hacker direttamente negli occhi mentre lasciava nascere sul suo viso un sorriso cordiale. Yoongi scelse di non raccogliere la, neppur troppo celata, provocazione del maggiore continuando a starsene in silenzio mentre, al suo fianco e al contrario suo, Namjoon sghignazzava silenziosamente ma comunque divertito da quel mancato battibecco. Dopo aver lasciato qualche ultima, fugace e disinteressata, occhiata verso l'estraneo ragazzo presente all'interno di quell'ufficio, il moro concentrò la sua attenzione focalizzandola tutta sull'ascolto delle parole di Seokjin che, con la pacatezza che solitamente lo contraddistingueva, cominciò -Bene, Namjoon hai avuto già modo di conoscerlo mentre lui, suppongo tu l'abbia già capito, è l'hacker incaricato del tuo caso e di cui ti ho parlato prima.- Disse, rivolgendosi al ragazzo dai capelli rosati e con una buffa espressione attonita dipinta sul volto delicato. -Sarà lui e soltanto lui ad avere accesso ai filmati delle videocamere che si trovano in casa tua se, ovviamente, sei d'accordo!- Concluse, continuando a tenere gli occhi scuri e dal taglio ampio su Hoseok che invece, teneva il suo direttamente puntato sulla figura dell' hacker mentre questo era intento a non strozzarsi con la propria saliva.









N.D.A.:  Halo, pulzelle ~ 💦

Perdonate il ritardo, ho avuto un piccolo contrattempo. Coooomunque, finalmente il capitolo che stavamo aspettando è arrivato. Bien, ufficialmente arriva la Sope su cui non vedevo l'ora di scrivere e sono realmente felice per sta cosa hahah

Onestamente, spero che vi sia piaciuto. Come sempre, perchè meritate questo ed altro, ringrazio tutte le belle personcine che stanno seguendo e sostenendo questa storia attraverso voti e commenti, ve se ama proprio tanto.

Per il resto, al prossimo aggiornamento ~💙

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