When the children play

By AlenGarou

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[Vincitore agli Oscar Wattpadiani 2017 come: Miglior Scenografia e Miglior Protagonista Maschile, vincitore W... More

Presentazione SERIA dell'opera
Prologo
1. Cappuccetto Rosso e il branco non richiesto
2. Pennington Mansion
3. A Mad Samhain Party
4. Una chiacchierata tranquilla
5. Good morning little... f*ck
6. Un duetto perfetto
6.2. Porcorosa Fluffoloso
7. Il blasfemo esorcista non collabora
8. Alla ricerca della fata scomparsa (con annessa polvere fatata)
Bonus pt1: L'incontro
Bonus pt2: il tentato omicidio
9. A bullet for everyone in this room
10. Mr. Gilman
11. Re diesis e sol bemolle
12. Io non stuzzico i morti, sono loro che stuzzicano me
In questo piccolo angolo di disagio
13. Con un poco di zucchero la pillola va giù
14. Un prete, un angelo e il bambino di Omen entrano in una chiesa
Do you remember?
C'è posta per il bradipo pt.1 (nella speranza di un seguito)
15. Salvate il soldato Gregory
16. Qualcosa di inevitabilmente scomodo
17. Le idee... quelle pessime
18. Dite "amici" ed entrate
18.5 The Lone Wolf and the Little Bunny
Chi non muore si rivede (purtroppo)
19. Sogno di una notte di Samhain pt.2
Why you don't remember?
20. Alexander passione bimbi pt.1
20. Alexander passione bimbi pt.2
21. La casa per bambini normali di Mrs. Pennington
A little gift for you... sorta
Quello che la gente chiama cast, io lo chiamo "una cagata pazzesca"
"Se ci sei batti un colpo!" *E nel mentre sbatté su tutti gli spigoli di casa*
21.2 La casa per bambini quasi normali di Mrs. Pennington
21.3 La casa dei bambini diabolici di Mrs. Pennington pt. 1
21.3 La casa dei bambini diabolici di Mrs. Pennington pt. 2
22.1 Quel Rottweiler della Rottermeier
22.2 Ring around the rosie, a house full a bodies
23. No Spoiler
24. Andiam, andiam, andiamo a farci ammazzar
25. Il volo dello yurei
26. Appuntamento a tre nel seminterrato
27. Dahlia Cassidy Reynor
28. Curiosity killed the cat
29. Ciao, Sgorbio...
30. Quel capitolo... sì, quello che terrorizza l'autrice
31. L'unica parte da cui stare
32. Non potrebbe andare peggio di così

19. Sogno di una notte di Samhain pt.1

929 93 90
By AlenGarou

Attenzione: nessuna rana sudamericana è stata maltrattata durante la stesura di questo capitolo.






Fu come ridestarsi da un sonno durato troppo a lungo.

Nel breve interludio che anticipava il risveglio, Alex riuscì a percepire per la prima volta il residuo della realtà dalla quale proveniva: un senso di lassezza che si ripercuoteva nel suo corpo e nella sua mente come un'eco. Tale realizzazione fu talmente inaspettata da coglierla alla sprovvista, lasciandola in balia di quelle sensazioni così estranee da confonderla. Almeno finché, così com'era comparso, il torpore che la ghermiva non iniziò a scivolarle lungo le membra intorpidite, disperdendosi nel vuoto. A poco a poco, l'oppressione che la soggiogava lasciò il posto a qualcosa di differente, più simile a una carezza di seta che a una catena. E, sebbene quel contatto fosse appena accennato, la sua pelle incominciò a formicolare in risposta dell'energia che la circondava. Le pizzicava, stuzzicandola, facendola sentire... viva.

Leggera.

Libera.

E poi... c'era il silenzio.

Un agognato e meraviglioso silenzio che sovrastava qualsiasi suono. Qualsiasi pensiero.

Un flebile respiro abbandonò le sue labbra. Alex aprì gli occhi e si affacciò finalmente sulla realtà che aveva dinnanzi con una sorta di curiosità che rasentava la bramosia.

Si guardò attorno per un breve istante, attonita. Sebbene il salotto risultasse immutato nella sostanza, lei lo percepiva in modo del tutto diverso: ogni cosa era ubicata come in precedenza, ma i dettagli le apparivano così nitidi da creare un tripudio di colori e trame a cui non avrebbe saputo dare un nome. Persino la luce sembrava possedere una sua fisicità, il cui riverbero plasmava onde che si riflettevano nell'ambiente, propagandosi in giochi luminosi lungo tutte le pareti. Grazie a ciò, l'atmosfera che regnava nella stanza era più splendente di quanto non fosse nel luogo dal quale proveniva.

Incapace di contenere la propria meraviglia per quella visione, Alex socchiuse le labbra e fece un passo incerto, allontanandosi dalla sedia sulla quale era ancora adagiata. Allungò una mano davanti a sé, tastando l'aria con ilare stupore mentre questa le scivolava giocosa tra le dita.

«Alex...»

Era così assorta nella sua contemplazione che quando udì quel richiamo sussultò. Si voltò di malavoglia, accorgendosi in quel momento dell'interferenza che incrinava l'armonia circostante. Lei era lì, ancora seduta al centro della sala, attorniata dai suoi compagni di disavventura che la osservavano inquieti. Eppure, il loro aspetto appariva alterato.

Spiccavano, estranei, come macchie oscure e scolorite nel contesto: assomigliavano a creature d'ombra dai contorni sbiaditi, non dissimili da come le erano parsi i bambini al loro primo incontro.

I lati della sua bocca si incurvarono verso il basso.

«Sono dentro» mormorò, scrutando il suo corpo muovere le labbra nel contempo in cui pronunciava quelle parole.

Keiran le strinse la mano, ma Alex avvertì a malapena quel contatto.

La voce dell'amico risuonò lontana. «O-ok. Questa non me l'aspettavo.» Lo stupore insito nel suo tono arrivò fino a lei, riuscendo persino a infastidirla. Prima di continuare, Keiran fece una pausa per ricercare le parole giuste. «Alex, fa attenzione. Anche se il tuo corpo non può subire danni fisici, la tua anima è vulnerabile, per cui cerca di tornare al più presto. Non so che cosa potrebbe accadere se rimarrai lontana dal tuo corpo troppo a lungo. Inoltre il mondo degli spiriti può essere subdolo al punto che...»

Alex smise di ascoltarlo.

Ritornò a esaminare al meglio ogni dettaglio del salotto, oltre che toccare ciò che le capitava a portata di mano per verificarne la consistenza, felice dell'assenza di polvere e sporcizia. Come un infante, ogni elemento che incontrava le risultava sconosciuto e affascinante allo stesso tempo. Era già tanto se non ricadeva nella fase orale portandosi alla bocca tutto ciò che poteva mordere, sebbene dubitasse di potersi scheggiare un dente nell'impresa di azzannare un pezzo di tavolo.

Definire quella realtà "mondo degli spiriti" incominciò a sembrarle un concetto limitante. Era sempre stata affascinata dalla teoria del Multiverso, ma non avrebbe mai creduto che fosse un'esperienza così... atipica.

Era finita in un sogno che le appariva più reale della realtà stessa. Ed era solo all'inizio della sua ricerca.

Continuò a gironzolare per la stanza, fermandosi un momento per giocherellare con le fiamme iridescenti che danzavano vivaci nel camino, finché qualcosa non catturò la sua attenzione.

Soffocando le vampe che si erano accoccolate sul palmo della sua mano fino a spegnerle, Alex si diresse verso Gregory, il viso inclinato di lato in contemplazione della macchia che spiccava sul suo fianco, in corrispondenza della ferita che gli era stata inferta.

Era come uno sciame. Una coltre di fumo che indugiava e infieriva sul taglio che ancora faticava a guarire, ronzando e sibilando sempre più forte man mano che le si avvicinava.

Alex si bloccò, aggrottando la fronte davanti a quel meccanismo di difesa. Incuriosita e incurante dell'aggressività dimostrata, protese una mano nella direzione di quella manifestazione con l'intenzione di studiarla. Eppure, non appena le sue dita entrarono in contatto con quell'essenza, quest'ultima emise un urlo così acuto da echeggiare nei dintorni. Come se quel contatto la stesse ferendo, l'ombra si dibatté per qualche istante prima di emanare un forte bagliore e dissolversi nell'aria sottoforma di cenere.

Basita, Alex osservò assorta ciò che ne rimaneva, per poi scrutare i propri polpastrelli. Se li strofinò con disinteresse sulla camicia nonostante non avesse alcun segno visibile di quella sostanza su di sé. Voltò le spalle all'amico e ritornò alla sua indagine come se nulla fosse successo.





Gregory s'irrigidì.

Dissimulò il sussulto che lo colse all'improvviso, aggrappandosi allo schienale di una sedia fino a sbiancarsi le nocche. Sperò in cuor suo di aver celato quell'attimo di debolezza ai suoi compagni, ma non poté impedire al sospiro che gli risalì per la gola di fuoriuscire traditore dalle sue labbra poco dopo.

Allarmato da quel gemito, Keiran distolse la sua attenzione da Alex e alzò lo sguardo verso di lui, preoccupato. «Greg, va tutto bene?»

«Credo di sì...» mormorò lui confuso. Posò una mano sulla ferita, cercando un modo di interpretare la diminuzione del dolore che fino a poco prima non era stato altro che un sordo fastidio. Ora lo percepiva a malapena. Non solo, si sentiva più leggero, come se oltre al male si fosse liberato di un peso che lo schiacciava, indipendentemente dalla pelle ancora tesa a causa della cauterizzazione.

Si massaggiò distrattamente la parte lesa, riportando lo sguardo sulla sua amica. Ancora immobile, con gli occhi chiusi e un'espressione rilassata, Alex sembrava addormentata, ma Gregory era consapevole che quella quiete non era altro che una mera apparenza.

Strinse le labbra, tenendo per sé il pensiero che si era fatto strada in lui e ritornò a osservare il fuoco che, ormai morente, minacciava di spegnersi.







Il piano in sé doveva essere a prova di idiota: così semplice che persino Ren avrebbe potuto portarlo a termine senza troppi disagi.

Entrare nell'Altro Mondo; rintracciare i bambini; farsi raccontare per filo e per segno che cosa era accaduto in quella casa; trovare un modo per uscire e vissero tutti felici e contenti... Almeno, quelli rimasti ancora in vita. Per i morti non poteva fare granché se non comprare loro dei fiori di plastica da posare da qualche parte.

Nonostante questo e nonostante non dovesse tener conto di nessuno, Alex continuava a distrarsi. Ogni più piccolo dettaglio, ogni più piccola percezione, per quanto insignificante, catturava immediatamente la sua attenzione, sviandola dalle sue priorità. Persino quando aprì la porta della stanza per raggiungere l'androne si fermò di colpo, ritrovandosi a destinazione senza aver dovuto compiere un singolo passo. Tale scoperta la destabilizzò al punto che chiuse e riaprì l'uscio fino a perderne il conto e, ogni volta che si affacciava su ciò che c'era al di là della soglia, si ritrovava di fronte a uno scenario diverso in base a quello che aveva immaginato. O desiderato.

Ciò la fece sorridere.

Da bravo fan di Doctor Who, Gregory sarebbe impazzito d'invidia quando glielo avrebbe raccontato.

Alex ridacchiò allegra, meditando sulla sua prossima meta. Si sentiva come Alice nel Paese delle Meraviglie: confusa da quelle leggi cosmiche all'apparenza prive di senso, ma curiosa ed eccitata per ciò che la circondava, fino ad accettare inconsciamente la natura del regno che la ospitava.

Iniziò quindi a viaggiare da una parte all'altra della casa, finché, ormai abituata a tale novità, non si fermò in un corridoio del primo piano non molto lontano dallo scalone. Richiuse la porta alle sue spalle e ponderò sul da farsi.

Il cuore le batteva forte nel petto per l'eccitazione e il desiderio di avventura diveniva sempre più difficile da ignorare. Ne voleva ancora, ne voleva di più, ma ben presto un altro bisogno incominciò a farsi strada in lei.

Osservò la caotica meraviglia che l'attorniava e si portò una mano al petto, stringendo attraverso la stoffa della camicia il ciondolo che vi era celato al di sotto.

Ciò che davvero bramava, era la possibilità concreta di poter provare qualcosa oltre al fremito e all'energia che le scorrevano lungo il corpo. Qualcosa di proibito, negatole ormai molti anni orsono. Per difendere loro o se stessa, non lo sapeva. Quel confine era così flebile che aveva ormai smesso di dargli importanza.

Il mondo umano era troppo inquinato e corrotto per poter rischiare, ma lì...

I bambini avrebbero potuto aspettare ancora qualche minuto, giusto? Non sarebbero mica morti per l'attesa.

Alex fece un respiro profondo e prese l'iniziativa. Si chinò in avanti e si slacciò gli stivali, posandoli poi accanto a lei, seguiti subito dopo dai leggins. L'aria le solleticò le gambe nude, facendola rabbrividire così come la visione dei suoi indumenti che si smaterializzavano dalla scena una volta separati da lei. Scrollò le incurante spalle, strofinando le piante dei piedi per terra e godendo della sensazione del pavimento contro la pelle. Così come il resto di ciò che la circondava, la sua sostanza era differente dalla realtà degli umani, risultando più simile a un tappeto muschiato che a un duro parquet. Infine, si sbottonò i piccoli bottoni che aveva sul colletto e sulle maniche della camicia, arrotolando quest'ultime fin sopra i gomiti.

Come ultimo tocco, alzò le mani e s'infilò i lunghi capelli dietro le orecchie. Chiuse gli occhi. Senza pensarci troppo, senza ponderare le conseguenze, Alex abbassò con cautela le difese che con gli anni aveva edificato e si aprì a ciò che la circondava quel tanto che bastava per avere un assaggio di... non sapeva nemmeno lei come definirlo.

In una frazione di secondo, la sua mente e il suo corpo furono travolti da un caleidoscopio di sensazioni. Si ritrovò a dondolare sui talloni a causa di quella forza d'urto, le labbra socchiuse che lasciavano liberi ansiti veloci. Poteva percepire ogni cosa: dalle particelle di pulviscolo che si posavano nell'ambiente come se fosse la sua pelle; ai sussurri e ai scriccioli del legno mormorati alle sue orecchie; ai boati provocati dai passi dei bambini che correvano al piano sottostante come se fossero i battiti del suo cuore; e molto altro ancora. Persino gli ansiti e i ringhi delle belve occupate a frugare in cucina le apparvero chiari, così come la loro frustrazione e agonia. Volevano disperatamente essere libere; un desiderio che poteva comprendere fin dal profondo del suo animo.

Tuttavia, quella estasi sensoriale si alterò non appena avvertì anche gli echi delle anime dei suoi compagni. Di Emily, Gregory, Ren...

Alex sussultò, emettendo un sospiro sofferente. In un istante tutto divenne troppo confuso, troppo caotico e difficile. Forse avrebbe potuto fare chiarezza se...

La tentazione di aprire ancora di più quella breccia dentro di lei si fece così languida che per un momento considerò l'idea di perdersi, almeno finché non si ricordò quali sarebbero state le conseguenze.

Strinse i pugni lungo i fianchi fino a incidersi i palmi con le unghie, riscuotendosi dal torpore grazie all'amplificazione di quel gesto.

Si morse l'interno della guancia e aprì lentamente gli occhi. Se in condizioni normali la sua vista era già di per sé un'agonia, in quel momento si rese conto quanto poco le bastava per scoprire l'essenziale.

C'era una differenza sostanziale tra guardare e vedere. Capitava spesso che le persone guardassero solamente, senza vedere per davvero ciò che avevano davanti ai loro occhi. Forse perché non riuscivano ad andare oltre la mera apparenza o, forse, perché avevano paura di ciò che avrebbe potuto rivelarsi loro. Ma Alex aveva da sempre percepito la realtà delle cose in maniera così nitida che a volte temeva per la sua stessa sanità mentale. Eppure, in quel mondo popolato da morte e spiriti, tutto ciò che comprendeva era la bellezza di una realtà inumana e primordiale. E degli echi di tutte le altre a essa collegate.

Ondeggiando come se fosse in trance, Alex compì un passo, poi un altro, finché non si ritrovò a correre in punta dei piedi e, infine, a danzare, lasciando dietro di sé una moltitudine di frammenti luminosi. Al suo passaggio, la casa incominciò a mutare, allungandosi, stiracchiandosi, allargandosi, seguendo una caotica mancanza di logica. Persino il mobilio presente cambiò di conseguenza, mostrando come doveva essere stata addobbata quella dimora nel corso delle varie epoche. Ma lei non ci fece alcun caso. Chiuse gli occhi e saltò, scomparendo nell'aria.

Un istante dopo si materializzò nell'androne. Quando ritornò con i piedi per terra, l'ambiente ebbe uno spasmo e si riempì di gocce d'acqua. Rimasero sospese nell'aria tutt'intorno a lei; al loro interno, il riflesso di ciò che avveniva negli altri locali presenti nella villa luccicava appena.

Alex sorrise e allargò le braccia, incominciando a volteggiare sul posto. Le piccole sfere imitarono i suoi movimenti, seguendola in quell'ipnotica danza acquatica che ben presto si trasformò in un vero e proprio turbine.

E nel mentre poté vederli. Li vide attoniti e meravigliati nel percepire finalmente la sua presenza. Ovunque fossero nascosti, i bambini si scambiarono sguardi confusi e spaventati: e non furono i soli.

Li percepì.

Lo percepì.

Alex si bloccò di colpo e l'acqua fece altrettanto, precipitando al suolo in una pozza che venne pian piano assorbita dal pavimento. Represse un brivido avvertendola gocciolare giù, fino alle fondamenta e, in seguito, molto più in basso, in un luogo oscuro e freddo. Provò a espandere la propria coscienza in modo da seguire il flusso, ma una strana sensazione le fece venire la pelle d'oca. La sua visione si arrestò e per un attimo ebbe la sgradevole impressione di essere imprigionata in quella totale oscurità.

D'istinto, Alex distolse la sua attenzione, liberandosi da quell'oppressione.

Ritornata con la mente nell'androne, socchiuse gli occhi, meditando sulla strada da seguire. Sollevò lo sguardo verso il corridoio adiacente e scrutò assorta le variazioni luminose che avanzavano nell'aria, il modo in cui sembravano librarsi. Lo imboccò, continuando a saltellare leggiadra, le dita che sfioravano l'aria e le stelle.

Scorse persino le belve durante il percorso. Assatanate e prese dal brivido della caccia, non si accorsero nemmeno che stava camminando sopra le loro teste, sul soffitto. Ma, d'altronde, perché avrebbero dovuto guardare in alto? E perché lei avrebbe dovuto guardare in basso?

Perché doveva trovare la strada per perdersi?

Si lasciò cadere, atterrando dalla parte opposta della casa. E fu lì che, finalmente, la vide.

All'inizio quasi non la notò, persa com'era nei suoi pensieri –o quelli degli altri?-, ma con la coda dell'occhio ne percepì il bagliore.

Quando si voltò, Alex socchiuse le labbra dalla meraviglia. A pochi passi da lei vi era una leggera increspatura, simile a un velo mosso da una brezza leggera da cui traspariva una calda luce. Proprio quello che desiderava trovare: l'ingresso per un'altra realtà.

Alex vi si accostò, un po' intimorita per ciò che quella scoperta implicava, a dire il vero. Quando fu abbastanza vicina da poterla toccare, si fermò e allungò una mano, infilandola all'interno della frattura. Dapprima curiosa, dopo qualche momento si ritrovò a sospirare di piacere, avvertendo sulla pelle il tepore del sole, l'umidità dell'aria e il suo profumo floreale. Percepì in lontananza anche il gorgoglio dell'acqua e l'increspature lasciate sulla sua superficie da quelli che dovevano essere... pesci?

Istintivamente si protese ancora di più, arrivando ormai in prossimità della soglia. Ancora un passo, solo uno, e avrebbe potuto finalmente andarsene.





Ormai ne era certo: gli stava venendo un crampo.

Cercando di ignorare il formicolio che si stava propagando lungo il suo braccio, Keiran provò a trovare qualche lato positivo di quella situazione, sebbene gliene venisse in mente solo uno: Ren non era lì. Il che era già di per sé una fortuna, dato che non avrebbe potuto difendersi dalla sua furia omicida con un arto addormentato.

Sbuffò affranto. A dire il vero, non era solo il suo braccio che rischiava di assopirsi. Ormai erano passati diversi minuti, forse anche troppi da quando Alex aveva compiuto un passo decisivo per la metafisica, ma in quel lasso di tempo non era accaduto nulla di eclatante. Persino Sarah aveva iniziato a sbadigliare, scarabocchiando senza più entusiasmo sul suo blocco, seguita da John, in quel momento stravaccato sulla poltrona. Solo Gregory sembrava ancora teso, sebbene assorto nei suoi pensieri con lo sguardo fisso sulle fiamme.

Keiran represse l'ennesimo sbadiglio finché una variazione in quella staticità lo colse alla sprovvista. La presa di Alex, fino a quel momento salda, si affievolì.

Per poco non scattò in piedi dallo spavento. Ritornando completamente operativo, Keiran si riscosse dal torpore e incominciò a scuotere la ragazza.

«Alex? Alex, mi senti? Che sta succedendo?»

Niente. La sua presa si allentò ancora un po', come se stesse scivolando via dalle sue mani.

«Che cosa succede?»

Keiran alzò il capo, accorgendosi che Gregory si era avvicinato a lui e... che la porta si era aperta, rivelando le figure di Emily e Ren che facevano ritorno nella stanza.

Il ragazzo deglutì sonoramente, percependo su di sé lo sguardo infuocato di Ren, così intenso che per un attimo si stupì di non essere ancora andato a fuoco.

«Non lo so» mormorò lui angosciato, cercando di non distrarsi. «Non riesco più a sentirla. Alex? Alex, avanti, rispondi. Dove diavolo sei finita?»

«Keiran, Alex sta bene?» gli domandò preoccupata Emily, inginocchiandosi accanto all'amica. Le posò una mano sul braccio, ma nemmeno quel gesto sortì qualche effetto.

«Al momento sì, ma sto perdendo il contatto con lei» spiegò lui. Serrò maggiormente la presa sul palmo della ragazza, ormai inerte.

Non andava bene per niente. Se non fosse riuscito a ristabilire il collegamento, Alex non sarebbe più riuscita a ritrovare la strada per tornare nel suo corpo. O almeno, a livello teorico era così. Nell'effettivo non ne era poi così sicuro, dato che quella ragazza avrebbe potuto fare qualsiasi cosa, anche andare a vendere granite al cianuro all'Inferno.

Ormai a corto d'idee e sempre più ansioso per la sua vita e quella della sua amica, Keiran per poco non fece un infarto quando Ren comparve come una mefistofelica ombra nel suo campo visivo. Si piazzò davanti a loro, costringendo Emily ad arretrare con un gemito sorpreso. Sarebbe caduta se Gregory non fosse corso a sostenerla, visibilmente seccato per quella situazione, oltre che per la maleducazione del teppista. Persino John e Sarah si avvicinarono, trattenendo il fiato.

Basito dalla reazione del giovane, Keiran fece per chiedergli che cosa diavolo avesse in mente, ma Ren lo precedette. Afferrò con fin troppa forza i braccioli, stringendo di conseguenza in una morsa le mani di Alex –e la sua- e si chinò a una distanza quasi indecente verso il volto addormentato della giovane.

«Alex» mormorò semplicemente. «Sto per baciarti. Dopodiché, se non ti sveglierai, mi divertirò con il tuo cadavere. Puoi ben immaginare in che modo.»

I presenti sussultarono nell'udire tale affermazione, incominciando a immaginare i più improbabili e scabrosi scenari. Purtroppo, le loro aspettative furono stroncate sul nascere da una reazione piuttosto scontata.

In un istante, la presa di Alex s'intensificò al punto che Keiran lanciò un urlo acuto, più per il dolore che per la sorpresa di ritrovarsi conficcate nella carne le unghie della ragazza. Eppure, nonostante quel risvolto, il peggio era infine passato. Avevano ristabilito il contatto con lei, sebbene in un modo abbastanza inconsueto. Quel che importava, era che Alex aveva risposto allo stimolo esterno, dimostrando di essere ancora viva e vegeta... per il momento.

Non riuscendo a trattenere un sospiro di sollievo, Keiran si rilassò, fino a quando non si accorse dello sguardo con il quale Ren lo stava fissando. Si era allontanato da loro, liberandoli dalle sue grinfie, ma era ancora abbastanza vicino da potergli distruggere la faccia con un pugno. E sembrava sul punto di farlo, almeno finché non riportò di nuovo la sua attenzione su Alex e sul cipiglio che le era comparso in volto.







Alex rabbrividì.

Disagio e disgusto si avvilupparono nel suo corpo, riscuotendola dai suoi pensieri e sviandola da ciò che stava per compiere. Disorientata e vulnerabile a causa di quell'interruzione improvvisa, si portò una mano al volto, stropicciandosi gli occhi fino a che non realizzò la mancanza di un dettaglio importante.

Il fastidio montò in lei inarrestabile quando si accorse di essere rimasta da sola nel corridoio: dell'apertura non vi era più alcuna traccia.

E tanti saluti al suo biglietto d'uscita.

Imprecò mentalmente, appoggiandosi al muro adiacente mentre cercava di fare mente locale, oltre che trattenersi dallo distruggere qualcosa. Come in risposta al suo malumore, la parete si agitò sotto il suo peso, increspandosi come una superficie d'acqua. Ciò non la stupì, ormai abituata alla eccentricità di quel luogo, ma non poté evitare di aggrottare la fronte quando si accorse del lieve bagliore dorato che ne seguì il riverbero.

Incuriosita, si voltò e posò la mano sul muro, osservando le onde che si propagavano intorno al suo palmo insieme a quella strana sfumatura.

Allora era vero.

La barriera che li teneva imprigionati in quella dimora non era esterna, ma interna, e si estendeva su ogni muro portante. Malgrado ciò, nel vederla nella sua vera essenza, non sembrava affatto l'opera di qualche spirito nefasto. Tutt'altro. Aveva una nota mite, quasi gentile e protettiva, che le trasmise un delicato torpore che le scaldò le membra.

Alex chiuse gli occhi, aumentando la pressione della sua mano fino a scontrarsi con quello scudo. Quando li riaprì, dei tralci oscuri fuoriuscirono dal suo palmo, diramandosi tutt'intorno a lei. Si espansero, radicandosi sempre più all'interno della villa in modo da mettere alla prova quella barriera e di ampliare il suo controllo, finché...

Alex si allontanò di scatto, ritraendosi di un passo.

Era stato solo per un attimo, eppure era certa di averlo sentito. Così come era certa che tutto ciò non poteva essere possibile. A meno che...

Inclinò il viso, assorta nei suoi pensieri. Forse non era poi così impossibile data la gran quantità d'energia presente in quella dimora. In qualche modo doveva pur essersi incanalata da qualche parte, avendo poi delle ripercussioni sull'ambiente circostante, un po' come le radiazioni nucleari ma con meno malformazioni.

Ritornando accanto al muro, Alex batté le nocche contro la sua superficie, in attesa di una risposta che non tardò ad arrivare sottoforma della stessa sequenza da lei utilizzata. Ciò la fece sorridere, mentre posava le mani contro la parete, avvicinando l'orecchio.

Sotto la pelle della sua guancia e dei suoi palmi, poté avvertire l'espansione del suo respiro, il suo battito e il suo calore. Poté avvertirla respirare seguendo il suo stesso ritmo e sospirare. Perché lei era.

Viva.

Pennington Mansion era viva.

E le stava parlando.







Ebbene sì.
Rieccoci qui. Un po' vivi e un po' morti. Certo, avrei voluto aggiornare a Pasqua e resuscitare come Goku, ma si sa che i bradipi hanno i loro ritmi... oltre che psicosi a manetta XD

Per cui: alleluia, abbiamo un nuovo capitolo! (ed era ora perché ormai mi ero rotta di scriverlo)

Alzi la mano chi non ci ha capito una cippa!

*Alza la mano*

Ok, ok. Lo ammetto. Ridendo e scherzando questo capitolo è stato un trauma. Un po' perché sapevo cosa scrivere, ma non come impostarlo, e un altro po' perché mi sono bloccata due settimane e scribacchiare la sera quando si lavora sei giorni su sette è un po' un suicidio neurale... no dai, credo che questo sia abbastanza evidente dal contenuto del capitolo XD Che poi non volevo nemmeno dividerlo... Cioè, rendiamoci conto che avevo paura fosse troppo corto...
Ma che cazzo di paranoie mi vengono mai? D:

Cioè che è importante, a dispetto dello smodato lecchinamento di rane, è capire che Alex ha perso qualche rotella per strada... Non che di rotelle ne avesse mole anche prima, ma va beh. E sì, che la Casa può dare il suo contributo in qualche modo.

Ora, avevo un sacco di cose da dirvi, ma probabilmente me ne sono dimenticata per strada la metà...
Beh, ovviamente ringrazio tutti voi, cari lettori, per la santa pazienza che avete nei miei confronti. Mi sopportate, non mi spedite teste di cavallo né lettere minatorie, e per il momento non mi venite a cercare con i forconi per via di sta maledetta ship che sta proprio prendendo piede XD
Per cui, grazie per tutto :3
E dato che ci sono ringrazio anche LadyPrudence che ha dovuto sopportare i miei spezzoni con il seguente commento: "Ma secondo te fila? A me fa cagare."
Sono una donzella così leggiadra.

Altra cosa: When the children play, nonostante sia quello che sia, ha vinto due Oscar!
Vi rendete conto!
Miglior Scenografia e Miglior Protagonista Masc...
...
WTF???
Rendiamoci conto che sto mainagioia di Ren ha vinto l'Oscar D: Grazie al cielo Alex è ancora nell'Altro Mondo, sia mai che lo debba sopportare mentre fa il pavone.

Inoltre, la storia ha ricevuto persino due premi speciali: miglior dialoghi (well, modestamente con tutto il disagio che ci metto dentro qualche neurone lo accoppo sicuramente) e... miglior coppia.
...
Sì, non servono commenti su questo, per cui andiamo avanti!

Ora rispondiamo alla gentile giuliettaStA, che ci ha gentilmente condiviso alcune sue domande, che non ricopierò perché sono pigra, ma le trovate nel capitolo apposito:

- Beh, ormai riguardo al contenuto della borsa di Alex hai avuto la tua risposta, ma sappi che lì dentro la sua unica debolezza riferita a Ren è il coltello. Si chiede come mai non l'abbia ancora accoltellato XD

- No, Alex non ha avuto alcun brutto trascorso con i suoi genitori, benché meno con il padre, a cui è molto legata. Certo, ha sofferto da piccola perché a causa dei loro impegni lavorativi erano sempre lontani da casa, ma i suoi problemi da sociopatica non sono causati da questo distacco XD

- Ren è il tipo che rifiuta fin da subito le attenzioni del gentil sesso se non è in vena. Per cui no. Non ha mai avuto questa sfiga. Per ora...

E niente, direi che ho allungato questo capitolo anche troppo.
Grazie al cielo domani sto a casa, così potrò portarmi un po' avanti e dedicarmi a tutte le infinite letture che ho lasciato indietro... oltre che a una cosina che quella perfida di AvenalAlec mi ha suggerito. Vediamo come andrà a finire u.u

Alla prossima piccole creature :3

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