When the children play

AlenGarou

54.4K 4.6K 6.4K

[Vincitore agli Oscar Wattpadiani 2017 come: Miglior Scenografia e Miglior Protagonista Maschile, vincitore W... Еще

Presentazione SERIA dell'opera
Prologo
1. Cappuccetto Rosso e il branco non richiesto
2. Pennington Mansion
3. A Mad Samhain Party
4. Una chiacchierata tranquilla
5. Good morning little... f*ck
6. Un duetto perfetto
6.2. Porcorosa Fluffoloso
7. Il blasfemo esorcista non collabora
8. Alla ricerca della fata scomparsa (con annessa polvere fatata)
Bonus pt1: L'incontro
Bonus pt2: il tentato omicidio
9. A bullet for everyone in this room
10. Mr. Gilman
11. Re diesis e sol bemolle
12. Io non stuzzico i morti, sono loro che stuzzicano me
In questo piccolo angolo di disagio
13. Con un poco di zucchero la pillola va giù
14. Un prete, un angelo e il bambino di Omen entrano in una chiesa
Do you remember?
C'è posta per il bradipo pt.1 (nella speranza di un seguito)
15. Salvate il soldato Gregory
16. Qualcosa di inevitabilmente scomodo
17. Le idee... quelle pessime
18. Dite "amici" ed entrate
18.5 The Lone Wolf and the Little Bunny
19. Sogno di una notte di Samhain pt.1
Chi non muore si rivede (purtroppo)
19. Sogno di una notte di Samhain pt.2
Why you don't remember?
20. Alexander passione bimbi pt.1
20. Alexander passione bimbi pt.2
21. La casa per bambini normali di Mrs. Pennington
A little gift for you... sorta
Quello che la gente chiama cast, io lo chiamo "una cagata pazzesca"
"Se ci sei batti un colpo!" *E nel mentre sbatté su tutti gli spigoli di casa*
21.2 La casa per bambini quasi normali di Mrs. Pennington
21.3 La casa dei bambini diabolici di Mrs. Pennington pt. 1
21.3 La casa dei bambini diabolici di Mrs. Pennington pt. 2
22.1 Quel Rottweiler della Rottermeier
22.2 Ring around the rosie, a house full a bodies
23. No Spoiler
24. Andiam, andiam, andiamo a farci ammazzar
25. Il volo dello yurei
26. Appuntamento a tre nel seminterrato
27. Dahlia Cassidy Reynor
28. Curiosity killed the cat
29. Ciao, Sgorbio...
30. Quel capitolo... sì, quello che terrorizza l'autrice
32. Non potrebbe andare peggio di così

31. L'unica parte da cui stare

109 11 7
AlenGarou







Il senso di smarrimento che la travolse fu tale da paralizzarla.

Alex ansimò, non riconoscendo l'ambiente che la circondava. Per un momento, il panico mitigò il dolore sempre più pressante che le invadeva le membra. La testa le martellava nel tentativo di ricostruire i fatti che l'avevano condotta fino a quel punto, sfuggenti come briciole di pane che le scivolavano tra le dita. Una parte di lei era consapevole di essere riuscita nel suo intento: percepiva gli artigli di Mrs. Pennington graffiare contro le tavole del secondo piano dove l'aveva imprigionata; avvertiva che nessuno dei ragazzi alle sue spalle era rimasto ferito così gravemente da rischiare la vita, ma il resto... era troppo. E più riprendeva consapevolezza di sé, più si sentiva soffocare.

La liberazione di perdere finalmente il controllo.

La rabbia di essere imprigionata.

Il terrore con cui Dahlia le aveva parlato, supplicandola di ritornare prima che fosse troppo tardi.

E poi realizzò. Realizzò che cosa aveva fatto e il fiato le si bloccò in gola. Aveva infranto il velo, entrando nell'Altro Mondo con il suo corpo fisico attraverso l'oscurità, e ne avrebbe pagato presto le conseguenze. Perché anche se in quella realtà la sua anima aveva assorbito il peggio degli attacchi del demone, non ne era comunque uscita incolume nonostante la mancanza di ferite visibili.

Erano stati vicini troppo a lungo. Kieran l'aveva avvisata.

Ignorò l'esclamazione di Ren. Un gemito scivolò dalle labbra.

«Alex?»

La voce incerta di Emily la frastornò. La sentì avvicinarsi, nonostante la titubanza le irrigidisse gli arti. Aveva paura di lei e ne aveva tutto il diritto. La comprendeva.

Alex ricambiò il suo sguardo sconvolto da oltre la spalla. Fu sul punto di affrontarla, dirle qualcosa, forse spiegarsi, quando un conato le percosse il petto come una palla da demolizione. Le gambe le cedettero e si ritrovò a cadere a terra, scossa dai tremiti. Riuscì a fare perno sulle braccia e a sollevarsi quel tanto che bastava per aprire la bocca e vomitare un fiotto scuro che le schizzò sulle mani pallide. Il sapore ferroso e acido del suo stesso sangue la fece lacrimare, lo sforzo le mozzò il fiato. Tossì fino a scorticarsi ancora di più la gola irritata.

«Merda...» gracchiò, sperando che quell'agonia fosse terminata quando un nuovo conato la travolse.

Attorno a lei si scatenò il panico, peggiorando la situazione. Percepì malamente i passi e gli ansiti che bombardavano l'aria, non riuscendo a distinguerli dal chiasso con cui la martoriarono. Chiuse gli occhi, lottando per salvaguardare la propria integrità, ma qualcosa di duro la colpì con forza alla spalla, facendola cadere di schiena.

«No, Alex!»

Le urla aumentarono e s'interruppero di colpo. Frastornata, Alex sollevò le palpebre, scorgendo una sagoma giallo e nera davanti a lei che le dava la schiena, le braccia protratte in segno di resa. Emily non fece l'errore di voltarsi a guardarla, ma tremò così tanto da incespicare quel che bastava da permetterle di notare la canna del fucile puntata verso di loro. O meglio: verso la sua testa.

«Togliti di mezzo!» sbraitò una voce distorta dall'ira, sputacchiando dalla foga.

«Ti prego, non farlo...»

«Mark, non osare!»

«Non provate ad avvicinarvi o faccio saltare il cervello a entrambe!»

I passi si bloccarono, arrivando a un'impasse. La preoccupazione generale fu sovrastata dall'ira ribollente che invase Ren e tracimò come una colata torbida. Alex rabbrividì, sperando di non esserne colpita. Doveva ricostruire subito le proprie difese prima che fosse troppo tardi, ma quegli idioti non le lasciavano un attimo di respiro a causa delle loro povere scelte di vita. Forse la soluzione migliore era davvero ucciderli, dopotutto. La sua psiche ne avrebbe solo giovato.

In realtà, sapeva cosa doveva fare. In condizioni normali era una soluzione così semplice che si sentì la protagonista di una barzelletta, dato che al momento non aveva né le forze, né i mezzi per contrastare quel continuo stupro emotivo a cui quegli idioti la sottoponevano inconsapevolmente. Tentò di calmarsi ma, al pensiero di avere le mani legate, si sentì soffocare. Represse il gemito che minacciò di sfuggirle, rimanendo immobile.

«Mark, ridammi il fucile» ordinò Ren con voce ferma, ma calma. «Non sporcarti le mani in questo modo. Sai che non ne vale la pena.»

Con sua grande sorpresa, Alex avvertì l'odio del teppista smorzarsi a quel confronto, domato dall'angoscia.

«Cosa...? Ren, stai scherzando, vero?» domandò, spiazzato. «Hai visto che cosa ha fatto! Lei non... quella cosa non merita di respirare! Come puoi difenderla? È un mostro!»

«Mark...»

«Alex non è una cosa!» squittì Emily, cercando di apparire determinata nonostante la voce tremante. «È una persona! E se non fosse stato per lei, io e Greg...»

«Tu chiudi il becco! Sei troppo coinvolta!» sibilò lui, rivolgendole contro il fucile e interrompendo così quella argomentazione. Conscio del silenzio, il teppista si guardò attorno e ciò che vide lo destabilizzò. Alex non dovette girarsi per confermare il modo in cui l'intero gruppo stava reagendo alla sua crisi. Il terrore e lo shock erano fin troppo evidenti, ma riusciva comunque a percepire una punta di empatia che la infastidì.

Ormai al centro dell'attenzione, Mark iniziò ad agitarsi sul serio. Se prima il dialogo poteva ancora essere una valida opzione, più veniva spinto verso un angolo dalla ritrosia del gruppo, più l'irrazionalità rendeva imprevedibile le sue mosse. Incominciò a urlare. «Ma non lo capite? Non è umana! Non potete fidarvi di lei! Questo non è altro che un suo gioco perverso! Dakota è forse morta per niente? Chi ci assicura che non sia stata lei a ucciderla, eh?»

Nel silenzio teso, solo una persona ebbe l'ardire di dargli corda. «Ti credo, fratello.»

«John!» ansimò Gregory esterrefatto, ancora a terra sofferente. Persino Kieran fu del tutto preso contropiede.

Il ragazzo scosse il capo, continuando a osservare l'amico. Con una mano indicò l'androne restaurato. «Ammettiamolo: tutto questo è stato sospetto fin dall'inizio. Ma dopo ciò che è accaduto non possiamo più far finta di nulla. Non è per cattiveria, ma Alex non ce la sta raccontando giusta.»

Gregory provò ad alzarsi. Lo sguardo di Emily scattò verso di lui e si morse il labbro, ma non osò spostarsi. Anche se era sopraffatta dalla paura e voleva aiutarlo, rimase immobile a farle da scudo contro la pazzia del ragazzo. Alex la osservò in silenzio, quasi pregando che si togliesse di mezzo. Se fosse rimasta ferita a causa sua, avrebbe avuto la scusa di comportarsi molto, ma molto male. E un po' lo sperava.

«John, se si tratta di Sarah...» incominciò Gregory, mentre Kieran lo prendeva sotto braccio per stabilizzarlo.

Pessima scelta di parole.

«Perché? Cos'è successo alla cinese?»

Dato che nessuno ebbe il coraggio di rispondergli, il teppista serrò la presa sul fucile, rimettendosi nella corretta posizione per fare danni. «Che cosa le hai fatto? Pensavo fosse tua amica!» Con la coda dell'occhio rivolse uno sguardo folle ai presenti. «E voi perché non avete fatto qualcosa? Volete davvero farmi credere che vi sta bene lasciarle continuare questa farsa? Quante altre persone devono sacrificarsi per il suo divertimento? Oh, no. Questa storia si conclude qui. So che siete troppo ciechi per vedere la verità, ma più tardi mi ringrazierete. Potete considerarmi pazzo, ma io...»

Alex fece l'unica cosa che non avrebbe dovuto: sbuffò insofferente.

Certo, quell'idiota non aveva poi tutti i torti, ma le sue argomentazioni erano deboli e noiose, per cui smise di ascoltarle.

Lasciò ricadere la testa all'indietro e rimase supina a osservare il soffitto vicina alla pozza di qualsiasi cosa avesse appena rimesso, così tanto che dovette sforzarsi di non ripetere l'esperienza a causa dell'odore acre. Probabilmente si era pure sporcata i capelli. Non osava immaginare il fiato, dato il saporaccio che aveva in bocca. Sperò solo che si muovessero a rimuovere quell'ostacolo perché non vedeva già l'ora di darsi una ripulita. Ormai era bersagliata da una gamma d'emozioni così diverse e intense che sia il suo corpo sia la sua mente avevano gettato la spugna e si limitavano a subire il tutto senza provare a gestire la situazione. Era troppo stanca per quelle cazzate.

L'unica certezza che aveva in quel momento è che si rifiutava di morire per mano di un idiota come Mike.

La voce di Ren le rimbombò nelle orecchie. «Mark, non vuoi farlo davvero. Non sei un assassino! La morte non è l'unica soluzione. Possiamo trovare un compromesso e affrontare tutto questo insieme, senza spargere altro sangue. La sua morte non riporterà Dakota in vita, ma se andrai fino in fondo, perderai te stesso!»

«Sta zitto!» ringhiò «Tu non sai che cosa vuol dire! Nessuno di voi lo sa!»

Quella frase colpì i presenti come una secchiata d'acqua gelida. Alex chiuse gli occhi, sperando che qualcuno potesse ucciderla il prima possibile per risparmiarle quello strazio, quando una risata priva d'allegria catturò l'attenzione generale.

Ren non provò nemmeno a nascondere il suo stato d'animo. Continuò a ridacchiare, ignorando la reazione sconvolta di Mark e si avvicinò di un passo, mettendolo alle strette. «"Non so cosa vuol dire"?» gli fece il verso, la voce divenuta un profondo sibilo. «Oh, fidati, ragazzino. È proprio perché lo so che sto cercando di salvarti da un destino miserabile.»

Alex riaprì gli occhi.

Girò la testa, sorvolando l'espressione inorridita di Emily che li fissava coprendosi la bocca spalancata dallo shock con le mani e il balbettio distorto del teppista, concentrandosi su Ren. Il suo volto era una maschera impassibile di freddezza, ma era il modo in cui osservava l'amico a invecchiarlo di anni: non c'era alcuna compassione, né rimorso; solo determinazione e sofferenza. Una sofferenza che aveva scatenato una tempesta che minacciò di colpirla in pieno.

Alex si domandò se anche gli altri l'avessero notato. A giudicare da come lo stavano fissando, non avevano la benché minima idea di come reagire. Buon per loro.

«B-beh... Se lo sai, allora perché? Perché, Ren? Come puoi continuare a supportarla mentre siamo noi a pagare le conseguenze delle sue azioni? Sei davvero così cieco da non renderti conto che ti sta solo prendendo in giro?» lo provocò, agitando l'arma e sfiorando Emily. La giovane impallidì, serrando le palpebre e mordendosi le labbra dalla paura. Poco distante, Gregory trattenne il fiato.

«Non ha tutti i torti. Forse dovresti considerare un paio di occhiali» gracchiò lei con voce roca, incapace di trattenersi. Il suo assalitore sussultò colto alla sprovvista, ma Alex non lo degnò di alcuna considerazione, continuando a osservare l'idiota. L'occhiataccia di fuoco di Emily la percepì eccome, però.

Ren ricambiò con sorpresa il suo sguardo e qualcosa in lui si ammorbidì. Il subbuglio che lo squassava nel profondo parve calmarsi, permettendole di espandere i polmoni e respirare. Anzi, una scintilla divertita gli illuminò gli occhi e il tono offeso con cui le rispose le solleticò la pelle. «Ehi, sono quasi morto per difenderti! Un grazie sarebbe carino.»

Alex si limitò a sbuffare, interrompendo il contatto visivo. «Avresti dovuto impegnarti di più. Sei ancora qui.»

Gregory si colpì la fronte con la mano aperta così forte da provocare uno schiocco, scuotendo il capo con desolazione. Persino Kieran reagì sdegnato a quello scambio di battute, alternando l'attenzione tra lei e il fucile che minacciava di farle esplodere le cervella da un momento all'altro. John ed Emily erano troppo sconvolti per reagire in alcun modo e il teppista... Non gradì per nulla.

«Ora basta! Non ne posso più! Chiudiamo questa faccenda una volta per tutte!»

Alex tentò di sbuffare contrita, ma dalle labbra le uscì solo un gemito spezzato da un colpo di tosse. «Auguri allora, dato che non hai la più pallida idea di che cosa sta succedendo» ansimò, riportando lo sguardo sul soffitto. «Ma se premere quel grilletto servirà a farti sentire meglio, accomodati pure. Almeno non dovrò più sentire le idiozie che ti escono da quella bocca ignorante.»

«Alexander!» sbottarono all'unisono Ren e Emily con lo stesso tono allarmato.

Mike ci mise qualche secondo a scrollarsi di dosso lo sbigottimento che l'aveva preso a sberle da parte sua. «Sarà un piacere chiuderti il becco, brutta troia! Non mancherai a nessuno, fidati.»

«Suvvia, non parlare di tua sorella in questo modo. Il suo cadavere potrebbe sentirsi colto sul vivo, dato che non può più difendersi.»

Il teppista ruggì di rabbia, prendendo la mira. Emily si coprì il volto con le mani emettendo uno squittio spaventato, ma prima che Mark potesse premere il grilletto, Ren afferrò il fucile e provò a impossessarsene. Ne seguì uno scontro che durò pochi istanti, combattuto a colpo di dita che maneggiavano le parti dell'arma attorno al grilletto. Fu solo grazie all'aiuto di John, che ghermì Ren da dietro per spostarlo prima che Mark lo colpisse in fronte con l'arma, che la situazione ritornò al punto di partenza.

«Lasciami andare!» sbraitò Ren, osservando con orrore la bocca del fucile dirigersi verso di loro. Di nuovo.

Mark non esitò. «Ultimo avvertimento, biondina: togliti dai piedi o condividerai il suo stesso destino. E te lo sconsiglio, dato che non è mai stata dalla nostra parte!»

Emily aprì la bocca nel tentativo di difenderla con una patetica argomentazione, ma quell'accusa le suscito l'effetto contrario. Doveva dar credito a Mike: poteva davvero dire qualcosa di intelligente se si applicava!

Alex scoppiò a ridere. Una risata sincera, di pancia, che le provocò una fitta di dolore lancinante, ma non riuscì a smettere: era troppo divertente. Ignorò le occhiate sconvolte che la circondarono, ignorò il tradimento che comparve sul volto di Emily e si concentrò sul ragazzo paralizzato dallo stupore. Gli sorrise, mostrandogli i denti sporchi di sangue.

«Hai perfettamente ragione» lo schernì, la voce che le tremava per le risa. «Non sono mai stata dalla vostra parte. Anzi, non sto proprio dalla parte di nessuno.» Smise di scherzare e il suo sguardo si fece cupo, i muscoli sofferenti per il troppo sorridere si appianarono mentre aggiungeva con voce greve: «Solo la mia.»

Ciò lo fece finalmente scattare.

Entrambi ignorarono l'urlo di Emily quando il giovane si gettò in avanti, il dito sul grilletto. Fece però l'errore di dare una gomitata alla ragazza per toglierla dalla linea di fuoco, aprendole così uno spiraglio. Alex ignorò il corpo sofferente e abbracciò con tutta se stessa la furia cieca emanata dal teppista, ricevendo la botta d'adrenalina che le serviva.

Non gli lasciò il tempo di reagire.

Afferrò la canna del fucile con una mano, spingendola verso di sé per poi rispedirla al mittente con il doppio dello slancio, colpendo il ragazzo dritto sul mento con il calcio. Mark gemette e allentò la presa, permettendole di usare l'arma come una mazza. Usando entrambe le mani, liberò il fucile e glielo calò sulla tempia facendogli perdere l'equilibro. Non le rimase altro che roteare l'arma e piantargliela sul ginocchio, spezzando del tutto il suo baricentro e facendolo cadere a terra. Questo in una manciata di secondi.

Ma non era sufficiente.

Alex si rialzò, roteando il fucile per imbracciarlo nel modo corretto. Schiacciò il petto del ragazzo con un piede per tenerlo fermo e gli puntò l'arma alla testa, premendo il grilletto.

«NO!»

Le urla degli altri ragazzi si spensero. Emily ebbe il coraggio di sbirciare con un occhio, le orecchie ancora coperte dalle mani dall'orrore, ma non ci fu alcuna detonazione. Solo Ren non si era scomposto.

«La prossima volta che pensi di uccidermi» sibilò Alex con un velo di sarcasmo. «Controlla di aver tolto la sicura. E premi subito quel fottuto grilletto!»

Mark le sputò contro, afferrandole la caviglia nel tentativo di togliersela di dosso. La guardò negli occhi con un misto di disgusto e rabbia, la voce colma di sfida. «Che cosa aspetti? Uccidimi! Non è quello che vuoi?»

Un sorrisetto irriverente le tirò il volto. «Ucciderti? Oh, povera creatura» ridacchiò, lanciando il fucile nell'androne. Caricò il peso sul piede, sentendo le costole di Mark scricchiolare al di sotto. Un suono davvero soddisfacente. Il ragazzo emise un gemito di dolore. Intensificò i suoi sforzi, artigliandole il cuoio degli stivali, ma non riuscì a spostarla di un centimetro. Alex gli rifilò un altro calcio, facendolo urlare. E poi un altro. L'ebrezza dell'odio le scorreva nel sangue come una droga.

«Sono molte cose, Mark Stewart» sospirò serafica, osservando con goduria la saliva insanguinata che gli uscì dalle labbra quando tossì. «Ma non sono misericordiosa...»

«Alex, basta!»

Un'ondata di terrore e sbigottimento la colpì come un pugno.

Alex alzò il capo, incrociando lo sguardo esterrefatto di Emily, le lacrime che le irrigavano le guance, una delle quali si stava arrossando a causa del colpo infertole da Mark. Kieran era accanto a lei e la sorreggeva per le spalle. Non disse nulla, ma l'espressione delusa che le rivolse non aveva bisogno di spiegazioni. Improvvisamente, il freddo le inondò il corpo, facendola tremare. E con il calo dell'adrenalina, le sue energie crollarono a picco di conseguenza.

«Alex, basta... Fermati, ti prego. Non ti riconosco più. Mi fai paura.»

Quella frase era così giusta e allo stesso tempo reale che le straziò il petto. Le mancò l'aria. Alex si guardò freneticamente intorno in cerca di un appiglio, una soluzione, ma tutto ciò che vide la strattonò ancora di più verso l'oblio. Doveva andarsene da lì.

Non si ribellò quando Mark la spinse via da sé, facendola claudicare all'indietro. Ignorò le maledizioni e le bestemmie che rivolse a lei e al gruppo, augurando a tutti la morte mentre scappava zoppicando verso chissà quale meta. Ignorò persino i tentativi degli idioti di controllarlo per capire la gravità delle sue ferite prima di riportare la loro attenzione su di lei. Ne fu sopraffatta.

Una fitta alle tempie le fece serrare gli occhi dal dolore. Si coprì le orecchie con le mani.

La stavano chiamando.

«State zitti» sussurrò. «State zitti» ripeté come una preghiera.

Attraverso la vista appannata, si accorse che Emily si era avvicinata abbastanza da allungare una mano tremante per toccarla. Reagì ancora prima di rendersene conto: schiaffeggiò lontano da sé quell'aiuto, incapace di controllare la propria forza.

Emily emise un verso ferito e quella fu la goccia che fece traboccare il vaso.

Non riusciva a respirare.

Si voltò, cercando di scappare nonostante ogni movimento fosse un'agonia. Riuscì ad allontanarsi solo per pochi passi, prima che la voce di Emily la raggiungesse come una stilettata alla schiena.

«Alex, aspetta!»

«Non avvicinarti!» urlò con voce stridula. Uno schioccò percosse l'aria. Dal soffitto, diversi detriti iniziarono a cadere al suolo. Alex realizzò troppo tardi che cosa aveva fatto. Ciò la casa aveva fatto. Si girò sconvolta e il suo cuore perse un battito quando Ren si gettò con prontezza su Emily, spostandola appena in tempo perché non fosse colpita dalle travi che si schiantarono a pochi centimetri da loro.

«Emily!» gridò Gregory in preda al panico. Arrancando, si lasciò cadere accanto all'amica paralizzata dallo shock, passandole le mani tra i capelli e le spalle per verificare che non fosse ferita. E poi, la preoccupazione venne sostituita dalla rabbia.

Alex scosse il capo, indietreggiando.

Il vuoto crebbe nel suo petto. La paura le ghiacciò il sangue. Il tradimento le bloccò il respiro.

«Non... non volevo...» sussurrò, mentre le lampade a muro attorno a loro iniziarono a sfarfallare. L'aria fu percossa dal rumore delle porte della magione che si aprirono di colpo, indipendente se fossero sbarrate o meno, per poi richiudersi con un tonfo.

«Non volevo!» ansimò, mentre una nuova fitta la percosse.

Il frastuono divenne sempre più assordante. Alex si prese la testa tra le mani, stringendo gli occhi, mentre attorno a lei si scatenava il caos. Una cacofonia di urla, lampadine in frantumi, porte che sbattevano, mobili che cadevano le martellava il cervello. Stava impazzendo e la magione stava emulando il suo stato. Non riusciva più a controllarlo. A controllarsi.

Udì la voce di Ren che la chiamava, ma era troppo tardi.

Aprì la bocca per urlare, quando le sue suppliche furono esaudite.

Qualcosa si abbatté con violenza contro la sua nuca e tutto si fece buio.









Ren pensò di essere impazzito.

L'ansia e la preoccupazione che gli straziavano il cuore sbiadirono alla vista della sagoma ansimante che era comparsa alle spalle di Alex, le dita attorno a quel maledetto fucile e le labbra macchiate di rossetto ormai sbiadito che si sollevarono in un sorriso di vittoria.

«Ben ti sta! Troia!»

«Leyla?!!» esclamò esterrefatto prima che potesse impedirselo.

La bionda osservò con soddisfazione Alex priva di sensi ai suoi piedi, rifilandole un calcio con l'unico risultato di fargli venire voglia di schiaffeggiarla. La squadrò irritato mentre lasciava cadere con una smorfia di disgusto il fucile, controllando lo stato delle unghie. «Beh, chi vi aspettavate?» sentenziò stizzita.

Persino Emily ebbe difficoltà a elaborare un pensiero coerente. «Leyla? Ma pensavamo...»

«Che fossi morta?» chiese lei, offesa, rendendosi conto di come il gruppo la stava fissando. Batté i piedi come una bambina e si scostò i boccoli oltre una spalla. «Potevate almeno cercarmi! Non vi è nemmeno passato per la testa, eh?»

Nessuno ebbe il coraggio di risponderle.

«Ma che ti è successo?» le chiese allora la cugina, la bocca ancora aperta dallo shock.

Leyla si limitò a scoccare un'occhiata di disgusto verso Alex e Ren temette che potesse colpirla di nuovo. «Perché non lo chiedi direttamente a questa stronza?» sibilò, la voce fin troppo acuta. «Mi stavo facendo i fatti miei quando... Boom! Ecco che mi ritrovo chiusa in una stanza! E indovinate chi mi stava osservando mentre chiudeva la porta? Esatto, lei! Non avete idea di quanto ci ho messo a uscire! Mi sono pure spezzata un'unghia! Ma poi la porta si è aperta e ne ho approfittato per scappare.»

Il gelo s'insidiò tra di loro. Solo John ebbe il coraggio di verificare se aveva udito bene. «Aspetta che cosa hai detto?»

Leyla non parve gradire. «Cos'è? Non comprendi la mia lingua?» gli domandò offesa. Indicò Alex come se fosse qualcosa di disgustoso. «È stata questa psicopatica! È lei che mi ha imprigionata! E ha fatto lo stesso con Sarah. È lei la colpevole!»

Продолжить чтение

Вам также понравится

171K 10K 50
Sono tanti, sono pericolosi. Sono dappertutto. Dopo la mezzanotte è meglio essere a casa. Al sicuro. Tutti i diritti riservati.
SWAN ℒιռժα

Мистика

464K 20.9K 86
(Swan significa Cigno) ~Ogni follia porta alla distruzione~ TRAMA: La danza era la sua unica passione e il successo il suo unico desiderio. Una volta...
1.7K 290 18
Juno è all'apparenza una ragazza normale che vive la sua vita intorno alla nonna e all'amica Miriam. Una notte, mentre sta tornando a casa, una stell...
65.4K 1.6K 34
In giro per il web esistono molteplici raccolte di rituali e di storie su fantasmi e demoni, con istruzioni sul come effettuarli e su come evocare le...