Nella vecchia fattoria, ia ia...

By AndreeaMBlioju

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Gabe Coldwell, uno degli scapoli più ambiti di New York, ha trascorso una nottata particolare per il suo tren... More

Trama e personaggi
1 Gabe
2 Fiona
3 Gabe
4 Fiona
5 Gabe
6 Gabe
7 Fiona
8 Gabe
9 Fiona
10 Gabe
11 Gabe
12 Gabe
13 Fiona
14 Fiona
15 Gabe
16 Fiona
17 Fiona
18 Fiona
19 Fiona
20 Gabe parte 1
20 Gabe parte 2
21 Fiona
22 Fiona
23 Gabe
24 Gabe
25 Fiona
26 Fiona
27 Gabe
28 Gabe
29 Fiona
30 Fiona
32 Gabe
33 Gabe
34 Fiona
35 Gabe
36 Fiona
37 Fiona
38 Fiona
39 Fiona
40 Gabe
41 Gabe

31 Gabe

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By AndreeaMBlioju

Capitolo 31

Gabe

«Hii-hoo! Hii-hoo! Hii-hoo!»

Ho gli occhi aperti da un pezzo quando sento il raglio di Ciuchino.

La settimana che mi sono prefissato come tempo di permanenza a Greenlung è praticamente volata. Oggi tornerò di nuovo a casa, ma la situazione non mi spaventa più come prima perché Fiona verrà con me.

Ho fatto tutto ciò che potevo per far sì che le cose in fattoria siano a posto in nostra assenza: ho assunto una badante a Mary Lo e ho ingaggiato tre uomini che svolgeranno i lavori in fattoria, sotto la vigilanza di Seth.

Ho fatto installare diversi condizionatori in giro per la cascina ed entro un mese tutti i paesani di Greenlung potranno connettersi a Internet.

Tutto ciò per far sì che Fiona stia tranquilla con me a New York e che possa comunicare con Mary Lo e Seth ogni volta che vorrà.

Mi sto rendendo conto che le sto chiedendo tanto, che le costa un bel po' scegliermi tra le persone a cui vuole bene, ma dobbiamo stare insieme affinché la nostra storia funzioni.

«Hii-hoo! Hii-hoo! Hii-hoo!»

«Buongiorno», dichiara Fiona assonnata, venendo ad adagiare la testa sul mio petto sopra il quale lascia un soffice bacio prima di sbadigliare come una leonessa.

«Buongiorno», le scosto i capelli dalla fronte e la guardo. «Dormito bene?», le chiedo, anche se in realtà la domanda che vorrei porgerle è: «Sei pronta ad abbandonare tutto ciò che hai per andare via con un uomo che hai conosciuto meno di due mesi fa?»

«Insieme a te dormo sempre bene», mi dice e la sua risposta riesce a sgretolare un po' i miei dubbi.

Starà bene insieme a me.

«Ho fame», aggiunge alzandosi a sedere. La sua espressione è tesa, come lo è stata negli ultimi giorni.

È convinta che vuole venire via con me, tuttavia sento che non lo è al cento per cento. Una parte di lei vorrebbe restare a Greenlung, ma non voglio approfondire. Decido di essere egoista e di promettermi che non farò mai nulla che potrebbe portarla a pentirsi per avermi scelto.

«Hai sempre fame», trattengo la voglia di alzare gli occhi al cielo e la osservo muoversi per la stanza, intenta a vestirsi.

«Sei tu che mi rubi tutte le energie, e il cibo mi aiuta a recuperarle», mi accusa col sorriso sulle labbra.

Nudo come un verme, balzo giù dal letto e la raggiungo con poche falcate. La intrappolo tra le mie braccia e cammino in avanti finché la sua schiena non aderisce al muro.

«Ti piace farti rubare le energie da me», le rammento annusandole la pelle del collo e scendendo con le mani sul suo sedere.

«Mai detto il contrario. Ora smettila di assalirmi! Devo finire di sistemare la valigia». Eppure solleva una gamba e la passa intorno alla mia, mentre schiaccia il bacino contro il mio.

«Allora vai», la incito, strofinando la mia erezione tra le sue gambe e lasciandole un morso sul labbro inferiore, tempo in cui porto una mano sul suo seno e stringo.

«Ah...», geme chinando la testa per farsi aggredire dalle mie labbra avide. «Ora vado...», aggiunge con la voce spezzata dall'eccitazione, ma il suo corpo non è d'accordo con ciò che dice.

«Cazzo, il tuo profumo mi fa impa...»

«Ragazzi, siete svegli? Ho visto la luce accesa e... Oh, santo cielo!»

Francisca rinchiude in fretta la porta, dopo essere entrata nella stanza senza aver bussato.

Mi affloscio nelle spalle mentre Fiona si ricompone.

«La tua migliore amica è la persona più invadente che abbia mai conosciuto», farfuglio sulle sue labbra. Lei ridacchia, divertita dal fatto che Francisca mi abbia appena visto il sedere.

La mora è arrivata a Greenlung qualche giorno fa per poter passare un po' di tempo con Fiona. Il nostro primo incontro è stato piacevole, ma non mi ha risparmiato il "discorsetto". Ha minacciato, senza troppi giri di parole, che mi taglierà le palle nel caso farò soffrire la sua amica. Le ho detto che non accadrà e lei ha deciso di credermi e di non mettermi sullo stesso piano dell'ex di Fiona. Le sono riconoscente per questo.

Un tempo non avrei apprezzato la sua presa di posizione e non avrei tollerato il tono di voce superbo che ha usato, ma a Greenlung ho imparato tante cose. In primis, a trattare le persone come tali e non come robot pronti a esaudire ogni mia richiesta.

«Vado a parlare con lei». Fiona mi posa un rapido bacio sulla bocca, poi sgattaiola via.

«Ehi», la chiamo, trattenendola per un braccio.

Lei si volta verso di me, i capelli arruffati le schiaffeggiano la faccia. Le mostro un sorriso e faccio scivolare le mie dita tra le sue.

«Andrà tutto bene», le dico rafforzando di poco la presa.

Annuisce mentre la sua espressione si distende appena. «Lo so».

***

Fiona si asciuga le lacrime con un fazzoletto di carta. Mary Lu piange come una fontana mentre Louise, l'assistente familiare, le dà delle pacche confortevoli sulla schiena. Seth trattiene appena le lacrime e dondola sui talloni con le mani nelle tasche dei logori pantaloni che ha addosso e il labbro superiore risucchiato all'interno della bocca. Francisca sta finendo di bere il caffè senza farne un dramma. Ciuchino sta guardando la solita telenovela in TV e, come Francisca, non dà troppo peso all'aria pesante che ha intorno. Intanto Red corre ovunque e scodinzola nella speranza di farci cambiare idea e farsi portare via.

«Mi prenderò cura di lei», rassicuro un'altra volta Mary Lo, inginocchiandomi davanti alla sedia a dondolo sopra la quale è seduta.

Pochi mesi fa, mentre l'ho vista per la prima volta sulla solita sedia, non avrei mai pensato che sarei arrivato ad affezionarmi tanto a lei. È una donna con un grande cuore, mi ha sempre trattato bene, anche quando non me lo meritavo.

«Lo so», tira su col naso. «Tornate a trovarci», aggiunge mostrandomi un sorriso forzato.

«Lo faremo». Fiona ci raggiunge e si china per abbracciarla un'altra volta. «Mi raccomando, dai ascolto a Luoise e non fare di testa tua», prosegue sollevandosi in piedi. «Andiamo?», mi chiede probabilmente perché non ha voglia di scoppiare in un vero e proprio pianto davanti a lei.

Annuisco, lascio un bacio sulla guancia della donna che è stata come una nonna per me nell'ultimo periodo, dopodiché prendo Fiona per mano e, insieme, usciamo dalla cascina.

Seth si offre di portare la valigia di Fiona nel rimorchio del trattore. Non ha preso tante cose poiché è interessata ad andare a fare shopping in Upper East Side.

I paesani che sono venuti a salutarci ieri sera, ci hanno augurato in bocca a lupo per la nostra vita insieme e ci hanno portato altri doni, per noi e per il bambino inesistente. Non hanno ancora cambiato idea sulla presunta gravidanza e, secondo loro, Fiona ha una pagnotta nel forno.

Non abbiamo perso tempo a contraddirli, sarebbe stato fiato sprecato, ma Fiona, intelligentemente, ha deciso di lasciare tutto nella stanza già gremita dei regali ricevuti in precedenza.

Tuttavia, ammetto che questa volta i loro gesti mi hanno fatto avvertire uno sfarfallio allo bocca dello stomaco. Gli abitanti di Greenlung saranno anche i peggior ficcanaso della storia, ma sono delle persone genuine, sempre pronte ad aiutare il prossimo. Forse un po' mi mancherà la loro mania di intromettersi nelle vite degli altri.

«Fate buon viaggio e teniamoci in contatto, eh! Magari verrò a trovarvi, è da tanto che non metto piede a New York», dice Francisca, seguendoci sul porticato.

Charlie, il tacchino, mi lancia un'occhiata odiosa, così come ha fatto per tutta la settimana del resto. È come se ce l'avesse con me perché gli porto via Fiona. Se non mi ha ancora attaccato è solo grazie a Red che mi sta scodinzolando intorno da quando ho messo piede nella cascina.

«Ti aspettiamo», lascio un bacio tra i capelli di Francisca e le sussurro un "Grazie di tutto" prima di farmi da parte e permettere a Fiona di attirarla in un abbraccio.

Nel frattempo, mi abbasso sui talloni e lascio alcune carezze a Red, ringraziandolo in silenzio per tutto l'affetto che mi ha dimostrato. Mi mancherà anche questa piccola palla di pelo.

***

Siamo da poco arrivati a New York e fino a pochi minuti fa ero talmente preoccupato, tanto da voler far atterrare l'elicottero sul tetto di NYC HEALT HOSPITALS, nel caso fosse servito.

Fiona non ha fatto altro che vomitare per quasi tutto il tragitto. Ora il suo colorito non è uno dei migliori, ma almeno ha smesso di rimettere e di darmi l'impressione che sverrà a breve. Mi aveva detto di avere una paura fottuta di volare, ma non avrei mai immaginato che potesse arrivare a sentirsi tanto male altrimenti avrei noleggiato un'auto e mi sarei sorbito quindici ore di viaggio in macchina.

«Ha bisogno di qualcos'altro, signore?», sussurra Kinsley, dopo aver portato un paio di bottigliette d'acqua e averle posate sul comodino, nella mia camera da letto.

Scuoto la testa e lei se ne va.

Mi avvicino a Fiona che è distesa sul letto - la sua espressione sofferente mi arriva come un cazzotto nello stomaco - ma presto capisco che si è addormentata. Il suo petto fa su e giù a un ritmo regolare, così decido di lasciarla riposare.

Resisto alla tentazione di sfiorarle il volto ed esco dalla stanza. Vado a chiamare Seth per rassicurarlo che siamo arrivati, ma scatta subito la segreteria. Gli mando un messaggio e mi siedo sul divano, nel salotto secondario.

Non ho voglia di parlare con nessuno per cui mando dei messaggi anche a mia madre e a mia sorella Trisha per informarle che il pranzo di oggi salterà e comunico a Liam che stasera io e Fiona resteremo a casa in quanto il viaggio non è andato come me lo ero immaginato.

Per scaricare la tensione decido di andare in palestra che ho in casa, luogo in cui resto per un'ora a correre sul tapis roulant. Ho il cuore stretto in una morsa che non mi dà pace. Dopo la doccia, torno da Fiona, ma sta ancora dormendo.

Mi sdraio accanto a lei, ignorando la luce che lampeggia sul display del telefono. Tutto ciò di cui ho bisogno si trova tra le mie braccia, il resto può aspettare.

***

«Mi dispiace», sussurra Fiona con gli occhi puntati sulla sua mano che regge la forchetta con la quale sta arrotolando gli spaghetti nel piatto di pasta che ha davanti.

Ho deciso di cenare a casa insieme a lei, nonostante la mamma ci abbia rinnovato l'invito a cena, e Liam ci abbia riproposto di raggiungere lui e Kyla al Gramercy Tavern. Fiona deve ancora riprendersi, ma sta evidentemente meglio. Tuttavia, non me la sono sentito di chiederle di uscire.

Non so come mai Kyla abbia deciso di respirare la stessa aria di Liam, mi sento un pessimo amico per non aver approfondito la situazione, però qualcosa mi suggerisce che a Liam farà piacere ritrovarsi in un tête-à-tête con la sua ex, senza me e Fiona tra i piedi.

Irina ha preparato la tavola nella sala da pranzo principale, ma Fiona ha preferito spostarsi nel secondo salotto, davanti alla TV. Ha posato i piatti sul tavolino da caffè, si è seduta per terra e ha iniziato a mangiare come se non lo facesse da giorni.

«Sono io che devo scusarmi. Non ho dato abbastanza importanza alle tue paure e il risultato è stato pessimo», replico fissandola.

Siamo circondati dalle alte vetrate che, da ogni angolazione, ci regalano un magnifico panorama su Manhattan, le luci sono soffuse e il cibo è squisito. Nonostante ciò, sento ancora come un peso all'altezza dello stomaco. Mi chiedo se la donna che amo starà davvero bene qui o se il mio attico non si trasformerà in una specie di gabbia per lei. Una gabbia dorata, ma pur sempre una dannata gabbia.

Lei si blocca con la forchetta a mezz'aria, poi la abbandona nel piatto. Si alza in piedi, mi raggiunge e mi si mette in grembo. Mi passa le mani tra i capelli che ancora devo tagliare e mi fissa intensamente.

«Non mi aspettavo di trasformarmi nella bambina dell'Esorcista, è stato uno shock anche per me», dichiara poi si ferma per un istante prima di aggiungere: «Sono felice, Gabe», mi rassicura.

È come se mi avesse letto nei pensieri e avesse capito il disagio che ho dentro.

Inarco un angolo della bocca all'insù, il meglio che posso fare in questo momento.

«Non so... Non vorrei mai che arrivassi a odiarmi per averti strappato alla tua terra», appoggio la mano alla base della sua schiena e accarezzo lentamente il lembo di pelle scoperto.

«Non potrei mai odiarti. Io ti amo. Lo faccio da prima di averti incontrato. Mi sono innamorata della tua immagine attraverso uno schermo. Se ti ho seguito è perché sono certa della mia decisione».

La sua rivelazione mi strappa un sorriso sincero che, però, dura troppo poco.

«Mi prometti che semmai dovessi sentirti oppressa mi parlerai?», insisto.

La mia domanda la fa ridere e la guardo storto.

«Da quando sei diventato tanto insicuro, Gabe Coldwell?», mi chiede a fior di labbra.

«Da quando una nana malefica mi ha fottuto il cervello», confesso rubandole un bacio che ben presto diventa qualcosa in più.

Fiona non dice più niente. Mi spoglia invece e fa l'amore con me, dimostrandomi con ogni carezza che ciò che prova per il sottoscritto è più forte di qualsiasi altra cosa. Anche di se stessa.

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