Nella vecchia fattoria, ia ia...

Par AndreeaMBlioju

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Gabe Coldwell, uno degli scapoli più ambiti di New York, ha trascorso una nottata particolare per il suo tren... Plus

Trama e personaggi
1 Gabe
2 Fiona
3 Gabe
4 Fiona
5 Gabe
6 Gabe
7 Fiona
8 Gabe
9 Fiona
10 Gabe
11 Gabe
12 Gabe
13 Fiona
14 Fiona
15 Gabe
16 Fiona
17 Fiona
18 Fiona
20 Gabe parte 1
20 Gabe parte 2
21 Fiona
22 Fiona
23 Gabe
24 Gabe
25 Fiona
26 Fiona
27 Gabe
28 Gabe
29 Fiona
30 Fiona
31 Gabe
32 Gabe
33 Gabe
34 Fiona
35 Gabe
36 Fiona
37 Fiona
38 Fiona
39 Fiona
40 Gabe
41 Gabe

19 Fiona

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Par AndreeaMBlioju

Capitolo 19

Fiona

Lo metto a sedere su un tronco sbucato all'improvviso da alcune sterpaglie e mi tolgo in fretta l'insulso reggiseno di cotone bianco, dopo averlo sganciato e fatto passare dalle maniche corte del vestito.

«Ti sembra questo il momento più adatto per farmi uno striptease?», chiede Gabe. D'istinto, si porta di nuovo una mano al volto, ma lo fermo.

«Non toccarti!», gli ordino, inginocchiandomi tra le sue gambe e tamponandogli la ferita con il reggiseno per cercare di bloccare il flusso del sangue in qualche modo. Non ho altro con me, ho lasciato la borsa a Seth per non portarmi dietro un ulteriore peso e ora me ne pento amaramente.

«Scusa, non avrei dovuto lasciarti da sola», dice quando il colorito della sua pelle torna pian piano a essere quello di sempre.

«Grazie per essere intervenuto», sussurro e lui annuisce appena come risposta. «Succede sempre così?», sbotto poco dopo e Gabe mi lancia uno sguardo perplesso. «Ogni donna che incontri vorrebbe che entrassi nelle sue mutandine?», chiarisco.

«Entrare nelle sue mutandine?!», ripete appoggiando una mano sulla mia che continua a tenere premuta una coppetta del reggiseno sulla sua ferita. «È per questo che sei andata via, prima? Perché Daphne voleva che entrassi nelle sue mutandine?»

Siamo vicinissimi, riesco a sentire il suo fiato spargersi sulle mie labbra.

«No, mi scappava la pipì», mento deglutendo con fatica.

Averlo così vicino sta mettendo a dura prova i miei nervi.

«Non ho mai fatto a botte prima d'oggi», rivela.

E lo ha fatto per... me? Non so come sentirmi al riguardo.

«Davvero?» Sono certa che abbia gli occhi a cuoricino.

Lui annuisce. «Non ho mai avuto modo».

«Forse c'era da aspettarselo visto che sei sempre stato il figlio di un pezzo grosso».

«E così che mi vedi? Come il figlio di un pezzo grosso? Non puoi vedermi semplicemente come Gabe e basta?», chiede adirato.

Tuttavia, non mi allontana e mi permette di tenere ancora premuta la coppetta del reggiseno sulla ferita. Solo le nostre bocche si sono allontanate, ora la distanza che le separa sembra tornata invalicabile.

«Per me sei solamente Gabe dal primo istante in cui ti ho visto. Non mi è mai importato chi sei davvero e da dove vieni. Chi altra, se non io, può permettersi di trattarti male e spartirti ordini dalla mattina alla sera?», gli chiedo accennando un piccolo sorriso.

«Già, di solito le donne mi trattano bene e spesso e volentieri sono io a comandare», inarca anche lui un angolo della bocca all'insù.

«Lo avevo immaginato».

Ci guardiamo senza dire più nulla per alcuni secondi. Io infilo i denti nel labbro inferiore e Gabe sta fissando intensamente il pezzo di carne che continuo a tormentare. Il suo sguardo mi scarica addosso un'ondata di scintille che si concentra tra le mie gambe.

«Già che sono in vena di confessioni, ti devo comunicare un'altra cosa: non ho mai scopato con Kate».

«Cosa?» Sbatto le palpebre, incredula. «Allora perché... Tu... lei...»

«Non ho scopato con nessuna da quando sono qui», blocca le parole inutili che mi escono di bocca e la mia mascella finisce da qualche parte nel fosso ricoperto d'erba alle sue spalle.

«P-perché me lo stai dicendo?», farfuglio con il cuore che mi batte all'impazzata.

«Perché posso fare lo stupido con chiunque, ma tu sei l'unica che voglio», mi guarda intensamente da sotto le ciglia estremamente folte e anche il suo pomo d'Adamo si muove con difficoltà mentre avvicina di nuovo la bocca alla mia. «Ora ti bacerò», aggiunge quando le nostre labbra quasi si sfiorano.

Oh, santo cielo!

Non mi dà la possibilità di negargli niente perché ha già appoggiato la bocca sulla mia. E io non ho alcuna voglia di oppormi al suo volere. Non ora, con il suo respiro che è diventato anche il mio.

Gabe lancia a terra il mio reggiseno sporco di sangue e mi prende il volto tra le mani senza mai smettere di muovere le labbra sulle mie. Io mi aggrappo ai suoi polsi e ricambio il bacio con tutta me stessa. Scopro che non aspettavo altro. Lingue e denti si scontrano con foga e una passione fuori dal comune.

Gabe si solleva dal tronco e mi fa stendere sul manto erboso, si mette sopra di me e continua a divorarmi. Si spinge contro la mia intimità e io spalanco le gambe, gliele incrocio attorno alla vita e lo attiro a me più che posso per sentirlo meglio.

Ci muoviamo imitando l'atto sessuale e probabilmente i miei gemiti riecheggiano ovunque intorno a noi.

«Al diavolo tutto! Ho bisogno di entrarti dentro, non resisto più», parla sulla mia bocca gonfia a causa dei suoi baci roventi.

«Fallo!», continuo ad andare incontro alle sue spinte, sempre più vogliosa di ricevere tutto ciò che vuole darmi.

Io quest'uomo lo desidero da impazzire e se non gli permetterò di farmi sua probabilmente me ne pentirò amaramente per il resto della mia vita. Abbiamo tentato di resisterci, ci siamo chiesti scusa per ciò che proviamo, ma non ha funzionato. L'attrazione tra i nostri corpi è più potente di qualsiasi altra cosa.

Le mani corrono rapide sui nostri corpi e, nella fretta di denudarci a vicenda, rotoliamo nel fosso, con me sopra di lui. L'impatto viene attutito dall'erba che mi solletica le ginocchia, ma nessuno bada all'accaduto, troppo presi dalla voglia di viverci.

La strada è deserta, è l'ora di pranzo e dubito che qualcuno passerà a breve di qui dunque non me ne importa nulla neanche del posto in cui siamo.

«Vieni qui», mi dice Gabe, intrufolando una mano tra i miei capelli e tirandomi ancora una volta sulla sua bocca peccaminosa. «Sarà solo una scopata», ripete quello che è diventato come un mantra per lui.

«Lo so», sussurro e, senza alcuna traccia di indecisione, vado con una mano tra i nostri corpi. Non ho bisogno di preliminari, sono già pronta per lui. E Gabe non è da meno vista la sua mastodontica erezione.

«Aspetta», mi ordina scendendo con una mano alla tasca dei suoi pantaloni che gli sono finiti all'altezza delle ginocchia. «Tieni», mi porge un condom.

«Ce li hai sempre con te?», domando un po' infastidita.

«I bravi ragazzi se li portano sempre dietro», ridacchia.

Senza pensare più a niente che non sia questo momento, srotolo il profilattico sul suo sesso e lo guardo affascinata: non ho mai fatto nulla del genere, ma me la sono cavata senza alcun intoppo. Lo guido dentro di me; inizialmente, fatico ad abbassarmi completamente su di lui, ma quando accade rilasciamo insieme un sospiro di sollievo che si mescola agli ansiti che fuoriescono dalle bocche di entrambi.

«Cazzo, Fiona, sei...»

«Shhh», lo zittisco appoggiando le labbra sulle sue.

Non voglio sentire nulla che non sia il rumore prodotto dai nostri corpi che si cercano, si trovano e continuano a conoscersi con dolce spinte che diventano sempre più urgenti. Mio Dio, averlo dentro di me è bellissimo. Ho atteso a lungo questo momento e ora voglio godermelo senza che lui mi ricordi perennemente che sarà solo una scopata.

Gabe si alza a sedere senza mai staccare la bocca dalla mia. Scivola con una mano sul mio sedere e mi attira ancora di più a sé. Lo sento ovunque dentro di me e la sensazione è lacerante e fantastica allo stesso tempo. Le sue labbra scivolano sul mio collo, e poi più giù, fino ad arrivare ai seni.

«Hai un sapore fantastico», parla sul mio capezzolo prima di succhiarlo avidamente.

Io oscillo su di lui, su e giù, con le mani aggrappate alle sue spalle nude. Sento che sto per venire, la frizione tra i nostri corpi sudati è estremamente bella e intensa, sono già arrivata al limite della sopportazione. L'ho desiderato talmente tanto che non riesco a resistere oltre.

Gabe si spinge in me fino nel profondità e per me è la fine: getto la testa all'indietro e mi lascio travolgere dall'orgasmo più potente e soddisfacente che abbia mai provato.

Le mani di Gabe guidano i miei movimenti per un altro po', lo scontro tra i nostri corpi diventa più selvaggio, dopodiché viene a sua volta, con un ringhio potente che fa tremare ogni cosa dentro di me.

Siamo entrambi a corto di fiato mentre ci guardiamo negli occhi, con la consapevolezza che ciò che abbiamo appena condiviso non potrà mai essere cancellato.

Poco tempo e Gabe appoggia la fronte sulla mia, in attesa che i nostri respiri tornino placidi. Vorrei abbracciarlo e baciarlo ancora, ma resto ferma.

È stata solo una scopata.

«Tutto ok?», chiede spostandomi i capelli sulle spalle.

«S-sì», annuisco e gli mostro un sorriso che si spegne nel momento in cui capisco che è già arrivato il momento di dividerci: Gabe mi prende per i fianchi e mi stacca da lui. Il mio corpo si riempie di brividi freddi, nonostante il caldo afoso.

Senza più guardarmi si libera del preservativo, poi balza in piedi e si rimette a posto i vestiti. Si passa una mano tra i capelli e sospira. La distanza che ha messo tra di noi mi procura una morsa dolorosa allo stomaco.

Torna da me, baciami ancora. Riempimi la testa con ricordi che il tempo non potrà mai cancellare.

Mando giù con fatica un rivolo di saliva. Perché so che i miei pensieri non diventeranno mai realtà

«Devo andare via per un attimo. Tu sta qua e fa la brava. Tornerò presto», dice in tono distaccato e cucendomi addosso un velo di solitudine.

Con il cuore che mi batte come un tamburo mi sistemo le mutandine che erano rimaste attorcigliate intorno a una caviglia e faccio scendere la gonna del vestito sulle cosce. Mi schiarisco la gola due volte di seguito, tutto a un tratto mi sento in imbarazzo.

Sembra che su di noi sia calato un gelo insopportabile, nonostante il calore ci abbia uniti fino a poco fa.

È stata solo una scopata. Una bellissima e travolgente scopata, ma pur sempre una scopata.

«Dove vai?», gli chiedo andando per un attimo in crisi e non solo perché si comporta come se nulla fosse successo.

«Devo tornare da Crazy Drive Rock 'n' Grill», dice.

«Cosa? No!», salto in piedi.

«E come hai intenzione di tornare a casa? Non abbiamo più le bici, il telefono non prende e mancano ancora parecchie miglia», mi fa notare.

«Hai paura di un topolino, ma non di un gruppo di bikers rabbiosi?», do finalmente voce ai miei pensieri, sbracciandomi.

«Con le persone me la cavo in modo piuttosto egregio, è il mio mestiere, ricordi?», replica spavaldo. «Tieni il mio telefono. Anche se non prende almeno potrai passare il tempo giocando a Snake».

«Gabe...», lo guardo torva. «Non mi piace l'idea che torni là dentro».

Ci guardiamo fisso negli occhi per un lungo momento e il mio cuore manca un battito. Forse due. Perché ho la testa colma di lui e il suo nome, ora più che mai, inciso sul cuore.

«Non mi succederà niente. Sono Gabe Coldwell in fin dei conti», tenta di tranquillizzarmi mostrandomi un sorriso.

«Ma...»

«Resta lì. Torno subito», ripete facendo passare alcuni bottoni della camicia nelle asole prima di tornare sulla strada.

Sospiro e lo guardo allontanarsi finché non sparisce dalla mia vista. Che testardo d'uomo!

Torno a sedermi nel fosso. Guardo il profilattico abbandonato e per un attimo mi sento esattamente come lui. Ma poi mi scuoto perché non voglio rovinarmi l'umore. È stato bellissimo fare l'amore con lui. Per Gabe è stata solo una scopata, per me molto di più. Però mi va bene così. Davvero.

Mi sdraio sulla schiena e permetto a un sorriso di sfiorarmi le labbra gonfie a causa dei baci infuocati che ci siamo scambiati. Tento di ignorare il vuoto che avverto all'altezza dello stomaco, un promemoria che ci tiene a ricordarmi che Gabe è di passaggio nella mia vita, e mi concentro su ciò che di bello c'è stato tra di noi.

Ricordo il primo momento in cui mi ha sfiorata in mansarda, poi gli attimi che abbiamo condiviso sul tetto, le risate che mi sono fatta a causa della sua iniziale incapacità di far fronte alla vita in fattoria, la prima volta che mi ha baciata e mi ha toccata.

Non so quanto tempo dopo, a destarmi dai pensieri ci pensa il rumore di una moto e il cuore mi arriva nel cervello.

«Vieni», sento la voce di Gabe e rilascio un sospiro di sollievo. Sollevo la testa e sgrano gli occhi quando lo vedo accanto a una moto. «Ti porto a casa», aggiunge con un ghigno soddisfatto.

Non credevo fosse possibile, ma lo trovo ancora più sexy vicino a quella moto nera.

«Come hai fatto a...?», indico con un cenno il mostro a due ruote, avvicinandomi a lui. Ora che la guardo meglio capisco che è la stessa moto alla quale si era avvicinato l'omone del Crazy Drive Rock 'n' Grill.

«So essere un uomo molto convincente», distende la bocca e io mi perdo per un attimo nel suo sorriso. «Ci sei mai salita?»

«No», rispondo un tantino intimorita.

«Tieni, bevi un po' d'acqua», mi porge una bottiglietta a cui ha appena tolto il tappo.

Aspetta che mi disseta, poi mi aiuta a montare in sella dopo aver ritirato la bottiglietta nel baule dietro di me.

Avere le sue mani addosso è piacevole come baciare un porcospino in questo momento. Perché vorrei sentirle di nuovo ovunque, ma so che non sarà più possibile.

È stata solo una scopata.

Salta su anche lui, mi prende le braccia e se le porta intorno alla vita, stringendomi per un attimo le mani nelle sue. Il mio corpo vibra a contatto con il suo e il mio cuore, già messo a dura prova, aumenta il ritmo dei suoi battiti.

«Hai paura?», mi chiede voltandosi all'improvviso verso di me.

«Un po'», ammetto smarrendomi nel pezzo di cielo che ha negli occhi.

Lui mi sistema una ciocca di capelli dietro all'orecchio con movimenti lenti. «Quando sei con me non devi avere paura, mai». Mi mostra un leggero sorriso che ricambio. Mi mordo un labbro e lui sospira forte, con gli occhi puntati sulla mia bocca. «Tranne che per i topi. Con quelli dovrai vedertela da sola», aggiunge divertito prima di darmi di nuovo la schiena e mettere in moto. L'idea che volesse di nuovo baciarmi si dissipa come nuvole nel vento. Sono la solita illusa.

È stata solo una scopata.
Nulla di più.

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