Nella vecchia fattoria, ia ia...

By AndreeaMBlioju

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Gabe Coldwell, uno degli scapoli più ambiti di New York, ha trascorso una nottata particolare per il suo tren... More

Trama e personaggi
1 Gabe
2 Fiona
3 Gabe
4 Fiona
5 Gabe
6 Gabe
7 Fiona
8 Gabe
9 Fiona
10 Gabe
11 Gabe
12 Gabe
13 Fiona
14 Fiona
16 Fiona
17 Fiona
18 Fiona
19 Fiona
20 Gabe parte 1
20 Gabe parte 2
21 Fiona
22 Fiona
23 Gabe
24 Gabe
25 Fiona
26 Fiona
27 Gabe
28 Gabe
29 Fiona
30 Fiona
31 Gabe
32 Gabe
33 Gabe
34 Fiona
35 Gabe
36 Fiona
37 Fiona
38 Fiona
39 Fiona
40 Gabe
41 Gabe

15 Gabe

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By AndreeaMBlioju

Capitolo 15

Gabe

Vedere partorire una vacca è uno spettacolo al quale non voglio mai più assistere. A un certo punto, il braccio del veterinario era sparito all'interno della mucca per aiutarla a tirar fuori il vitellino che, a quanto pare, non era messo nella giusta posizione per poter venire al mondo. Ho trattenuto a stento la voglia di vomitare.

In questo momento Seth sta discutendo col dottore fuori dalla stalla. Io invece mi trovo fuori dal box in cui hanno trasferito il vitellino e guardo Fiona: se ne sta sdraiata sul fieno, accanto al piccoletto che ha asciugato con dei panni di stoffa prima di dargli il biberon. La neo mamma non lo vuole vicino e di allattarlo non se ne parla nemmeno. Tutte le volte che il veterinario ha provato ad attaccarlo alla mammella la mucca diventava aggressiva quindi hanno deciso di nutrirlo diversamente.

Dopo che Seth l'ha chiamata nel peggior momento della storia, Fiona è saltata giù dal mobiletto, lasciandomi con un'erezione estremamente dolorosa in corso, si è tolta il vestito e si è messa al volo un paio di leggings e una canottiera. Dopodiché se n'è andata di corsa, abbandonandomi a me stesso.

Sono rimasto per un po' nella sua stanza, nella speranza che la voglia di lei mi passasse in fretta, ma non è successo quindi, mani nelle tasche dei pantaloni, ho deciso di raggiungere gli altri nella stalla, sicuro che nessuno avrebbe notato la mia erezione che non vuole proprio saperne di affievolirsi.

Essere a conoscenza che in questo momento Fiona non indossa le mutandine non mi è di aiuto; anzi, mi manda fuori di testa. La voglia di scoparla mi si è cucita addosso e non avrò pace finché non affonderò nel suo corpo. Non riesco a pensare ad altro e trattengo a malapena la voglia di supplicarla di lasciar stare il vitellino per venire via con me.

«Non trovi che sia bellissimo?», mi chiede guardando il vitellino con occhi dolci.

Sbatto le palpebre e ritorno con i piedi per terra. La mia mente è rimasta ferma al momento in cui l'ho fatta venire sulle mie dita che sanno ancora di lei, al modo in cui mi cavalcava la mano, ai versi che abbandonavano la sua bocca, alla pressione delle sue dita sulla mia pelle. Non ricordo un'altra donna che sia stata tanto ricettiva al mio tocco; o molto più probabilmente non mi sono mai soffermato abbastanza sulla questione perché il mio unico interesse è sempre stato arrivare in fretta a una conclusione.

«Ehm... sì», rispondo poiché il piccoletto è davvero carino.

«Lo chiamerò Gabe», decreta.

«Perché è bellissimo?» Inarco un angolo della bocca all'insù.

«No, perché è riuscito ad adattarsi in fretta alla vita in fattoria. Guardalo, sta già sulle proprie gambe!»

«Mi hai appena fatto un complimento o sbaglio?» Tolgo le mani dalle tasche poiché non c'è nessuno nei paraggi interessato al cavallo dei miei pantaloni e incrocio le braccia sul cancello di legno del box che mi arriva alla vita.

Al che Fiona finalmente fa incontrare i nostri sguardi, cosa che non faceva da quando mi ha chiesto se volessi scoparla sul mobiletto o altrove. I suoi occhi hanno il fuoco dentro e mi bruciano la pelle.

«Non è un complimento, è la realtà dei fatti. Nonostante non sia il tuo ambiente la verità è che non ti sei mai tirato indietro, hai sempre fatto tutto quello che ti ho chiesto».

«Anche quando mi hai costretto a restare in mansarda sono stato bravo ad adattarmi», le ricordo assottigliando lo sguardo su di lei.

«Ti sei meritato la mansarda dopo il modo in cui mi avevi trattato», alza lo sguardo al cielo.

«E ora? Cosa mi merito dopo il modo in cui ti ho trattata poco fa?», la guardo intensamente.

Fiona arrossisce e sposta gli occhi sul vitellino che continua a ciucciare con foga dal biberon.

«Non mi rispondi?», la sprono e lei torna di nuovo a fissarmi.

«Cosa vuoi che ti dica?», chiede.

«Vieni via con me».

I nostri sguardi restano appesi allo stesso filo.

«Non posso. Stanotte dovrò restare con lui», sospira e indica il nuovo arrivato.

«Per tutta la notte?», aggrotto la fronte.

«Già... Devo tenerlo sotto controllo, devo assicurarmi che stiano bene sia lui che la neo mamma», fa un cenno verso il box accanto in cui la mucca è in piedi e sta ruminando del fieno.

Rilascio un sospiro di frustrazione.

Vorrei urlarle in faccia che è a me che dovrebbe pensarci in questo momento perché è colpa sua se il mio cazzo è pronto a piantare chiodi in giro per la fattoria, ma resto in silenzio.

Se fossi a casa mia saprei come togliermi la voglia che ho di lei, – il che mi ricorda che è da un pezzo che non sento Miranda, nonostante lei abbia più volte provato a contattarmi – ma sfortunatamente sono costretto in un paesello del cazzo in cui le persone vanno a dormire alla stessa ora delle galline.

«Allora buona nottata», le dico risentito, staccandomi dal cancelletto e dandole le spalle.

«A te», replica lei, dietro di me.

Stando attento a non inciampare in solo Dio sa cosa – la luce è accesa soltanto nel box del vitellino in quanto gli altri animali stanno riposando – esco dalla stalla più nervoso di un toro che vede rosso.

Quasi travolgo Seth nella fretta di tornare all'interno della cascina per andare a farmi una doccia fredda.

È da solo e sta fumando una sigaretta.

«Che intenzioni hai con Fiona?», mi chiede a bruciapelo.

Inarco un sopracciglio con fare infastidito.

«A chiedermelo è Seth l'amico o Seth l'innamorato?», domando altrettanto diretto.

Lui resta di stucco per un attimo, molto probabilmente non si aspettava che avessi capito ciò che prova per Fiona.

«Io sono come un fratello per Fiona, è mio compito preoccuparmi per lei», risponde infine, facendo un tiro di sigaretta.

«Non ho alcuna intenzione», gli dico una mezza bugia. Fiona gli piace, ma probabilmente non troverà mai il coraggio di ammetterlo.

«Vi ho sentiti, prima. E non sembrava che non avessi alcuna intenzione», mi redarguisce.

«Hai origliato?»

«No. Vi si sentiva fin da fuori». L'illuminazione proveniente dal palo della luce nel frutteto è scarsa in questa zona, ma posso vedere lo stesso il rossore espandersi sul suo volto. «Lasciala stare, Gabe! Lei non è come la brunetta che volevi portarti a letto quella volta, in quel bar. Il tuo arrivo le ha donato una nuova energia, ma non ha bisogno di un'altra delusione d'amore. Tu tra un po' andrai via e sappiamo entrambi che non c'è posto per Fiona nella tua vita».

È con queste parole che se ne va, dopo aver spento la sigaretta in un posacenere da giardino. Sparisce all'interno della stalla, senza darmi una possibilità di replica.

«Quanti complessi per una scopata che non c'è manco stata», brontolo avviandomi verso la mia stanza. «Andate tutti affanculo!»

Come sospettavo, Red sta ancora dormendo sul mio letto. Affezionato a me... Certo, come no! Il bastardo aveva solamente bisogno di un posto comodo in cui passare la notte.

Lascio la porta aperta e vado in bagno. Ho scoperto che Mary Lo è in possesso di un apparecchio acustico che la aiuta a sentire di giorno. Di notte se lo toglie quindi non temo che il rumore della doccia la disturberà.

Mi spoglio, entro nel box e aziono l'acqua, lasciando che il getto freddo mi cadi addosso. Ma la cosa non funziona, sono ancora eccitato come un quindicenne in piena crisi ormonale. Non vorrei farlo, l'ultima volta che è accaduto andavo ancora alle superiori, ma sono costretto date le circostanze. Lascio che la mia mano viaggi verso il basso e, con l'immagine di Fiona seduta ancora sul mobiletto, intrappolata tra le mie braccia con le tette in bella vista e un'espressione dannatamente erotica dipinta sul volto, inizio a toccarmi. Chiudo gli occhi e immagino che siano le sue dita piccole a stringermi. La situazione non dura tanto e dopo pochi minuti raggiungo un orgasmo poco appagante.

Aggiusto la temperatura dell'acqua, mi faccio una doccia e torno nella stanza, ancora teso. Darmi piacere da solo non è servito a nulla, quella piccola stronza mi sta ancora controllando i pensieri.

Mi metto a letto, intento a concedermi un paio d'ore di sonno, ma non riesco ad addormentarmi.

Non riesco a smettere di pensare a lei e al modo in cui mi sentivo tra le sue mani.

«Dannazione», impreco a bassa voce, stando attento a non svegliare il cane. Non ho voglia che mi segua ovunque alle due di notte.

Scendo giù dal letto, indosso dei vestiti puliti e afferro il telefono. Cammino lungo il corridoio finché non esco fuori dalla cascina. Ho bisogno di distrarmi in qualche modo, non ne posso più di pensare a lei. È diventata un cazzo di chiodo fisso e la cosa non va bene per niente.

Vado vicino al palo della luce e chiamo Miranda. Magari la sua voce sensuale riuscirà a far indirizzare i miei pensieri altrove.

«'Fanculo!» Metto giù quando, dopo la seconda telefonata, mi rendo conto che non risponderà. Probabilmente sta già dormendo o forse è in viaggio. È un'influencer di successo, ha milioni di followers che la seguono, e spesso e volentieri è in giro per il mondo.

Sospiro e mi passo una mano sul cespuglio che ho in testa. Col senno di poi sarebbe stato meglio se Fiona mi avesse davvero tagliato i capelli. Ma ho ragionato con l'uccello e questo è il risultato: ho un groviglio disordinato sulla testa e uno ancora più ingarbugliato sulla bocca dello stomaco.

Non dovrei pensarla e desiderarla in questo modo – non è neanche il tipo di donna con cui sono solito intrattenermi, maledizione! – ma per qualche assurdo motivo mi si è incastrata nel cervello e so che non avrò pace finché non la possederò.

Sto valutando l'idea di tornare da lei e parlarle quando la vedo uscire dalla stalla. Ha una coperta di lana addosso in quanto di notte i gradi si abbassano drasticamente. La vedo mentre si accende una sigaretta e i miei piedi si muovono da soli nella sua direzione, come delle falene attratte dall'irresistibile luce del sole.

Si rende conto presto della mia presenza, ha gli occhi puntati su di me che cammino a passo blando verso di lei, come se non morissi dalla voglia di raggiungerla.

«Fumi spesso o di tanto in tanto?» Le chiedo la prima cosa che mi passa per la mente, fermandomi davanti a lei. Ha i capelli che sparano in ogni direzione e lo sguardo stanco, circondato da profonde occhiaie. Non proprio una meraviglia, ma io la voglio lo stesso.

«Lo faccio quando sono particolarmente nervosa», ammette e spegne metà sigaretta nel posacenere. «Che ci fai qui?», porta gli occhi nei miei e il mio cuore, per una stupidissima ragione, inizia a battere più forte. 

«Non riesco a dormire». Evito di dirle che è proprio lei il motivo del mio dannato disagio. «Perché sei nervosa?»

Lei inarca un sopracciglio, poi vedo la sua gola muoversi con fatica. 

«Secondo te?»

«Per la scopata mancata?»

Fiona mi trucida con lo sguardo.

«Sei un idiota», e fa per andarsene, ma la mia mano, che la afferra per un braccio, non le permette di muoversi. «Che vuoi?», domanda con un tono di voce molto diverso dal solito. Ha ragione, è nervosa, ma anche agitata, eccitata e incazzata.

«Te. Voglio te, maledizione!», decido di essere sincero senza mai interrompere il nostro contatto visivo.

Lei scuote la testa e sento che ciò che uscirà dalla sua bocca non mi piacerà per niente.

«È stato un errore, Gabe... Siamo adulti, sappiamo che solitamente queste cose non portano a nulla di buono. Anche io ti voglio, solo Dio sa quanto, ma... Ho avuto modo di rifletterci e non credo sia una buona idea farlo».

Cazzo, mi sta rifiutando?

Aggrotto le sopracciglia, irritato. «Non eri della stessa idea qualche ora fa», le ricordo in modo burbero.

«Ti ho già detto, ho avuto modo di pensarci e sono giunta a questa conclusione. Rispettala, per favore!» Abbassa gli occhi, allontanandoli da me.

Quando capisco che fa sul serio e che non ha intenzione di concedersi una notte senza pensieri insieme a me, le lascio andare il braccio e mi allontano di qualche passo.

«Va bene, come diavolo vuoi!» Sono incazzato per la sua decisione e non lo nascondo.

«Grazie. Buonanotte», mi dice prima di allontanarsi dopo essersi aggiustata la coperta addosso, che sembra inghiottirla talmente è piccola la sua figura.

«E comunque, la tua è una conclusione del cazzo!», le grido dietro, ma lei non mi sente, è già sparita nella stalla.

Con le mani sui fianchi, alzo il capo e guardo il cielo. Ridacchio, anche se non sono per niente divertito.

Mi ha rifiutato!
Lei a me.
Lei. A. Me.
Nessuna donna lo ha mai fatto e non so cosa senta esattamente al riguardo.

So solo che la pesantezza che ho all'altezza del petto non l'ho mai provata.

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