Danger {Crookids}

By martinamaltarina

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Senza dire una parola accese la macchina per poi guidare fuori dall’aria in cui era parcheggiata. Il mio corp... More

Capitolo uno
Capitolo 2
3 capitolo
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Parte senza titolo 21
Parte senza titolo 21
Capitolo 22
Capitolo 23
Capitolo 24
Capitolo 25
Capitolo 26
Capitolo 27
Capitolo 28
Capitolo 29
Capitolo 30
Cpitolo 31
Capitolo 32
Capitolo 33
Capitolo 34
Capitolo 35
Capitolo 36
Capitolo 37
Capitolo 38
Capitolo 39
Capitolo 40
Capitolo 41
Capitolo 42
Capitolo 43
Capitolo 44
Capitolo 45
Capitolo 46
Capitolo 47
Capitolo 48
Capitolo 49
Capitolo 50

Capitolo 13

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By martinamaltarina

Spalancai gli occhi nel momento in cui lo vidi stringere il suo fianco.

“In nome di Dio, che ti è successo?” Strillai abbastanza forte per lui ma silenzioso per mia mamma al piano di sotto.

Alzò le spalle come se non fosse niente. Che idiota. “Niente.”

Inarcai un sopracciglio. “Quanto pensi che sia stupida?” Appoggiai una mano sopra un fianco.

Sorrise. “Vuoi davvero che ti risponda?”

Alzai gli occhi al cielo. “Sei un coglione.”

Rise prima di trasalire e stringersi ancora di più il fianco.

Mi avvicinai verso il suo fianco, chinandomi e premendo una mano sopra di esso, gentilmente. “Seriamente Lorenzo, cosa è successo?” Alzai gli occhi verso di lui.

“Niente.” Ripeté.

Premetti un’altra volta, questa volta più forte.

Trasalì di nuovo. “Brittany, fa male. Fai attenzione.” Disse con i denti stretti.

“Lo so.” Gli lanciai uno sguardo tagliente. “Adesso, dimmi cosa è successo o premerò di nuovo e questa volta più forte.”

“Stai bleffando.” Mormorò.

Gli lanciai uno sguardo che intendeva dire oh, davvero? mentre premetti sul fianco come avevo detto che avrei fatto.

Mi spinse la mano via, facendo un passo indietro. “Cazza Brittany. Gesù,” Sibilò.

Alzai le spalle. “Te l’avevo detto che l’avrei fatto e non esiterò a farlo di nuovo.” Avvicinai la mano al suo fianco, quando lui fece un passo indietro.

“Va bene, va bene!” Grugnì. “Te lo dirò ma prima allontanati.” Agitò le mani indicandomi di fare un passo indietro.

“Okay.” Incrociai le braccia al petto indietreggiando un po’. “Adesso vuota il sacco.”

Si appoggiò alla parte ancora tenendosi il fianco. “Ti ricordi quel bastardo che abbiamo incontrato al ristorante?”

Ripensai un po’ al ragazzo alto, con i capelli castani e gli occhi verdi. Annuii in risposta alla sua domanda.

“Beh, dopo che l’ho incontrato sono ritornato a casa mia e sai, i ragazzi erano lì.

Ci stavamo rilassando sul divano quando Jacopo ha detto che avevamo da finirei degli affari nei territori--”

Aggrottai le sopracciglia confusa.

Sospirò. “Sono posti che appartengono a bande differenti ma sono tutti separati.

E’ dove la maggior parte degli affari vengono svolti e dove succedendo casini.”

Annuii un’altra volta, questa volta, interessata.

“Ho camminato vicino al territorio dei The King e Luke, il ragazzo del ristornate,

era lì e ovviamente il cazzone pensa che lui può iniziare a dire stronzate su chiunque e passarla liscia.”

Ringhiò nervoso. “Quel pezzo di merda ha iniziato a dire stupidaggini, poi ha incominciato a tirare pugni ovunque.

Ho schivato il primo colpo e l’ho colpito alla mascella. Si è ripreso e mi ha colpito nello stomaco,

mi sono piegato in due e mi ha tirato uno schiaffo sulla schiena. Mi sono rialzato e l’ho spinto a terra, calciando la schiena.

Si è tirato via e mi ha spinto appena ne ha avuto la chance, iniziandomi a tirare calci in faccia e sulle costole.

In ogni modo quando ho avuto la possibilità di colpirlo di nuovo, ha tirato fuori un coltellino e mi ha pugnalato al fianco --”

La mia bocca era aperta dallo shock.

“-- quando i suoi ragazzi l’hanno preso dicendogli che avevano altre cazzate di cui occuparsi.”

I suoi occhi si fecero più cupi mentre la tensione prendeva il sopravvento su di lui.

“Quindi ti hanno lasciato lì?” Domandai con i miei occhi spalancati dall’orrore che qualcuno potesse farlo.

Voglio dire, lo so che le persone sono capaci di essere senza cuore ma dannazione …

“Sarei stato fottuto se quei coglioni non l’avessero portato via,” Lorenzo mi ignorò mentre continuava a ringhiare in un sussurro ripensando a quei momenti.

“Avrò la mia vendetta ora o più tardi.”

“Non farlo.” Scossi la mia testa. “La violenza non è mai una risposta.”

Girò di scatto la testa verso di me, uno sguardo di incredulità nei suoi occhi. “Cosa sei? Un prete? Ma fanculo.

Lo rovino il momento che quel bastardo sarà nelle mie mani.” Premette le labbra in una linea rigida, arrabbiato. “Se pensa che può affondare un pugnale nel mio corpo e cavarsela … ha una sorpresa in arrivo.” C’era qualcosa che non potevo decifrare nei suoi occhi.

Sospirai. “Devi solo calmarti. L’ultima cosa che tu vuoi è farti andare su di giri e farti ribollire il sangue.”

“Perché cazzo ti interessi?” Sbottò.

Rieccoci con il suo lato bipolare.

“Tu non sei mia madre.” Lorenzo continuò in un sussurro nervoso.

“Beh, mi interessa e non c’è niente che tu puoi fare. Accettalo.” Sbottai nervosa. Come si permetteva di comportarsi come uno stronzo mentre era in casa mia?

Stava per aprire la bocca quando lo intruppi. “Sei venuto da me, ricordi?” Indicai il suo corpo in piedi nella mia camera da letto.

Non disse niente dandomi la risposta che volevo.

“Essattamente.” Feci un sorriso falso, fiera della mia vittoria su una discussione.

Dopo un po’ di minuti notai che la maglia che indossava era oramai inzuppata di sangue.

“Dobbiamo chiamare un dottore. Hai bisogno di essere visitato,” Iniziai ad incamminarmi verso il telefono quando Lorenzo mi fermò.

“No!” Justin urlò prima di calmarsi una volta che notò il mio corpo tremare dallo spaento.

“Se mi vedono, vorranno sapere cosa è successo e non posso fare altre cazzate adesso.” Sussurrò.

Morsi l’interno della mia guancia ragionando su cosa aveva detto.

Aveva ragione. “Ok, ma ad una sola condizione.”

Grugnii alzando gli occhi al cielo. “Quale?”

“Mi lascerai controllare se stai bene, okay?” Lo guardai speranzosa.

Ci pensò, esitando per un momento prima di annuire. “Va bene.”

Afferrando il suo braccio delicatamente, lo trascinai nel bagno prima di chiudere la porta. “Siediti,” Indicai la seggetta abbassata. Lo fece lentamente.

Mi accovacciai ai livelli degli armadietti per poi aprire le ante. Afferrai la cassetta delle medicine e chiudendo le ante, mi rialzai in piedi.

Mi guardò.

“Cosa?”

“Perché hai un kit di pronto soccorso nel tuo bagno?”

“Mia mamma è un’infermiera quindi ha messo questi kit per tutta casa.”

Alzai le spalle mentre aprivo il kit. Afferrando tutto il necessario che avrebbero aiutato per le ferite, mi girai verso di lui. “Togliti la maglietta.”

“Piccola, se vuoi farlo devi aspettare che questa ferita guarisca.” Mi sorrise maliziosamente facendomi l’occhiolino.

Mi controllai dall’arrossire e mi limitai ad alzare gli occhi al cielo. “Non eccitarti con i tuoi pensieri. Ho solo bisogno di dare un occhiata alla ferita.”

Ridacchiò. “Come vuoi.” Afferrò la fine della maglietta prima di tirarla su e poi gettarla sul pavimento.

Non riuscii a non far cadere il mio sguardo sul suo stomaco. Anche se il suo fianco era ricoperto di sangue, i suoi addominali brillavano.

“Mi aiuti o continui a fissarmi?” Ritornai al pianeta Terra per realizzare che stava sorridendo.

Mi tirai un calcio in faccia mentalmente. “Zitto.” Sussurrai, avvicinandomi alla ferita. Era stato ferito con uno squarcio nel mezzo del fianco.

Camminai verso il lavandino, bagnai l’asciugamano e ritornai da lui. Lentamente iniziai a tamponare sul taglio.

Stava lì seduto senza problema, senza neanche sussultare per il dolore, facendomi domandare quante volte era stato ferito in quel modo.

Una volta che finii, afferrai lo spray disinfettante e scuotendolo mi inginocchiai al livello della ferita.

Stavo per spruzzarlo sulla ferita quando sentii un improvviso rumore. Aggrottai la fronte e alzai gli occhi per vedere Lorenzo ridacchiare.

“Che c’è?” Sbottai, chiaramente infastidita. “Cosa c’è di così divertente?”

Alzò le spalle guardando giù prima di distogliere lo sguardo. Seguii il suo sguardo e realizzai che ero praticamente faccia a faccia con il suo pacco.

Arrossii un po’. “Sei disgustoso.” Sogghignai.

Ridacchiò. “Hey, non sono io quello che sta faccia a faccia con la tua cosa.” Fece l’occhiolino.

Mi morsi la lingua cercando di calmarmi. “Ascolta, sto cercando di aiutarti perciò se vuoi essere infantile va bene, ma fallo nel tuo tempo libero.”

Mi lamentai in un sospiro.

“Woah, qualcuno che indossa i mutandoni della nonna si sta innervosendo.” Iniziò a stuzzicare.

“Non indosso i mutandoni della nonna.” Spalancai gli occhi una volta che realizzai cosa avevo appena detto.

Le sue sopraccigli si inarcarono in un batter d’occhio. “Oh, davvero?” Gli si leggeva negli occhi il divertimento che stava avendo.

Mi infamai mentalmente. “Dimenticalo.” Sussurrai.

Scosse la testa. “Non c’è modo che tu non indossi i mutandoni della nonna.” Rifletté, “Guardati!” Gesticolò verso di me con tutte e due le braccia.

Strinsi le labbra. “Cosa significherebbe?” Replicai sentendomi offesa.

“Che sembri un tipo di ragazza piena di sé e formale che indossa i mutandoni della nonna.” Si sdraiò contro la seggetta.

A questo punto, stavo bollendo di rabbia. Come si permetteva? “Per tua informazione, in questo momento sto indossando un perizoma perciò chupa!”

L’avevo veramente ammesso?

I suoi occhi si spalancarono, uno sguardo di puro divertimento sulla sua faccia. “Non ti credo.”

I suoi occhi ritornarono ad una taglia normale.

Alzai le spalle, “Non mi interessa se non mi credi.”

“Provalo,” Mi diede un colpetto al gomito.

Feci una risata falsa. “Ha! Che ne dici di …”

Toccai ripetutamente il mio mento facendo finta di pensare, per poi voltarmi un’altra volta verso di lui.

“No?” Gli lanciai uno sguardo incredulo come se avesse perso il lume della ragione.

Cosa che probabilmente era successo.

“Luke ti ha colpito alla testa troppo forte?”

Scosse la testa. “No, sono sano come un pesce. Sei solo una bugiarda.”

“No che non lo sono!”

“Cazzo, si che lo sei.” Annuì la testa essendo d’accordo con se stesso. “Sei probabilmente pure vergine.”

“Non sono affari tuoi.” Replicai.

“Stai cercando di dirmi che non lo sei?” Scosse la testa. “Non ci credo.”

“Non credi a niente!” Alzai le braccia in aria.

“Se tu me lo dimostri, allora ci crederò. Fino a quel momento, tu sei una vergine che indossa le mutande della nonna.”

Sorrise a se stesso.

“Sei un tale coglione.” Ringhiai.

“Sto solo dicendo come stanno i fatti.” Ammiccò.

“Cosa ha a che fare il fatto che io indossi i mutandoni della nonna –cosa che non è vera– o il fatto che io sia vergine con te?”

Alzò le spalle. “Devo conoscere le ragazze di cui mi sto occupando.”

“Tu non ti stai occupando di nessuno! Per quanto mi riguarda, non siamo niente.”

Sorrise. “Oh?”

Annuii.

Si alzò, “Non pensi che siamo qualcosa?”

Scossi la mia testa.

Fece un passo più vicino a me, mentre cautamente si teneva il fianco. “Penso che tu ti stia sbagliando.” Sussurrò.

“Tu -” Feci una pausa ricomponendomi. “Non dovresti alzarti.”

Fece spallucce mentre continuò ad avanzare verso di me fino a quando la mia schiena non si scontrò con la parete del bagno.

Cazzo, mi aveva incastrato.

“No.” Sussurrai.

“Sei una bugiarda.”

Premendo contro di me facendo si che non potessi andare da nessuna parte, portò tutte e due le mani ai lati della mia testa.

“Vorresti sapere perché?” Respirò contro le mie labbra, il suo respiro era caldo e si scontrava contro la mia pelle.

“Perché?” Mi sentii avvampare.

Mosse la sua testa verso la mia.

“In questo modo.” Si allungò premendo le sue labbra sulle mie prima che io avessi la possibilità di allontanarlo.

Le farfalle svolazzavano nel mio stomaco.

Ci stetti un secondo prima che il mio cervello iniziò a elaborare cosa stavo facendo.

Avvolgendo i miei braccia attorno al suo collo, lo spinsi più vicino a me --se era possibile.

L’adrenalina scorreva nelle mie vene facendo scintille.

Spinse se stesso contro di me mentre afferrò i miei fianchi con il palmo di entrambi le mani per poi stringerli;

le sue dita scavarono nella mia pelle nel momento in cui iniziò a mordicchiare il mio labbro inferiore con i suoi denti.

Gemetti nel bacio, facendo scorrere le mie dita nei suoi capelli.

Facendo scorrere le sue mani sulla mia schiena, mi strinse per un po’ prima che le sue mani cascarono sul mio culo.

Stringendolo, mi fece sussultare lasciando accesso alla sua lingua di entrate nella mia bocca.

Le nostre lingue iniziarono una lotta per la dominanza mentre io gemetti tirando gentilmente i suoi capelli.

Spinse se stesso contro me più forte, le sue mani erano fermamente sul mio culo.

Interruppe il bacio per un secondo prima di ritornare sulle mie labbra dove la sua lingua trovò di nuovo una via per entrare nella mia bocca.

Sapeva di menta e fumo, una strana ma attraente combinazione.

Non avevo notato che le sue mani avevano iniziato a viaggiare all’interno dei miei pantaloni fino quando non sentii le sue mani fredde spremermi una chiappa.

Sussultai un’altra volta spalancando gli occhi.

Sorrise maliziosamente.

Rompendo il bacio con uno schiocco, appoggiò la sua fronte contro la mia.

“Mi correggo.” Sussurrò sensualmente riferendosi alla discussione di pochi minuti fa sorridendo.

Senza fiato, strofinò la sua testa nella conca del mio collo dove iniziò a succhiare, mordere e leccare la carne facendomi andare in un altro mondo.

Spinsi la sua testa più profondamente mentre accarezzai la sua nuca con le mie dita, giocando e tirando i suoi capelli. Gemette.

“Brittany, sei lì dentro?” I miei occhi spalancarono nel momento in cui Lorenzo si spinse via dal mio collo.

“Apri la porta.” Sentii mia madre chiamarmi a voce più alta, un’altra volta.

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