Paranoie

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LEILA

"Con quale coraggio mi presento così dai tuoi?" Domando a Jack mentre mi guardo per l'ultima volta allo specchio.

Mi sono appena fatta una doccia rilassante, ma i miei occhi sono ancora gonfi.

Le sue mani si posizionano sui miei fianchi e sobbalzo.

"Faccio così paura?" Mi sussurra.

"No. Solo che quando appoggi le mani lì, mi fai il solletico", come se non lo sapesse.

"Lo so", mi sussurra ad un orecchio.

"Non osare. Mi sono appena sistemata." Mi volto verso di lui e mi lascio coccolare.

"Ci tieni a fare bella figura con i miei, vero?" Mi chiede.

"Da cosa l'hai capito?" Domando a mia volta.

"Non ti metti mai i vestiti, dovresti farlo più spesso perché sei bellissima." Appoggia la sua fronte sulla mia.

"Grazie", gli dico emozionata.

"Comunque, non hai bisogno di fare colpo sui miei, loro vogliono la mia felicità e al momento sono felice. E poi hai fatto colpo su mia mamma con quella risposta." Mi sussurra prima di appoggiare la mia mano sul mio viso.

"Quale?" Gli domando.

" Ah sì, ricordo. Ti amerei anche se tu fossi un gelataio", gli sussurro a fior di labbra e lo bacio intensamente.

Ad interrompere questa conversazione è Oliver che cammina sui nostri piedi.

"Lui cosa facciamo? Lo portiamo?" Mi domanda.

"I tuoi che rapporto hanno con i cani?" Gli domando.

"Mio padre ne va matto!" Mi confessa.

"Ecco, se per tua madre non è un problema lo possiamo portare. Non voglio lasciarlo a casa da solo anche adesso", si china verso il cucciolo e quel ruffiano non perde tempo a riempirla di coccole.

Dopo averlo coccolato per bene, controllo l'ora ed è arrivato il momento di andare a ritirare le pizze.

"Prima di uscire, sappi che non hai bisogno di essere perfetta davanti ai miei genitori, perché tu lo sei in ogni tua sfumatura."

"Lo dici solo perché sei di parte", rispondo, mentre mi sistemo i capelli.

"Lo dico da sempre Lè, da ancora prima che mi innamorassi di te. Poi mi coglie di sorpresa e mi attira a lui, stando attento al cane.

Mi osserva attentamente, come se mi stesse studiando e nota la mia agitazione e ride. Cosa ride? Io sto crepando d'ansia e lui ride. Intanto, andiamo a prendere le pizze.

"Stai facendo salire l'ansia pure a me. Li hai già conosciuti o sbaglio?" Mi domanda Jack mentre si sistema la cintura.

"Va bene, cercherò di stare quieta."

Però mi ammutolisco durante il tragitto e mi godo i Coldplay che stanno passando in radio. La musica mi salva sempre.


JACK

"Buona la pizza italiana. Non l'avevo mai assaggiata", dice mamma interrompendo il silenzio.

"Mai?" Chiede Leila con un pizzico di curiosità.

"Conoscete la vera storia?" Le domanda inseguito.

"No. Me la racconti?" Speravo dicesse una frase del genere, amo sentire Leila parlare.

Mi incanta ogni volta.

Inizia a raccontare: "la pizza così come la conosciamo noi, nasce nel 1889 grazie al cuoco napoletano Raffaele Esposito che creò la pizza Margherita (tricolore) in onore della Regina Margherita di Savoia: pomodoro, mozzarella e basilico. La pizzeria più antica è Port'Alba a Napoli ed è esistente ancora oggi. Questo è tutto", conclude la spiegazione.

"Figliolo, te la stai mangiando con gli occhi!" Mi sussurra papà.

"Cosa? La pizza?" Domando ironico.

"No! La ragazza al tuo fianco!" Mi fa notare, mentre sul suo viso spunta un sorriso.

"Mi incanta ogni volta", gli sussurro.

"Peccato che ci tocca tornare a Istanbul domani altrimenti potevamo andare." Mamma la guarda dispiaciuta.

"La prossima volta vi ci porto", dice Leila.

Lei che un'ora fa circa era tutta preoccupata per questa cena, sta parlando con mia madre come se la conoscesse da sempre. Dopo cena, aiuto Leila a sistemare e poi condivido con mio padre una partita alla play.

"Leila è una brava ragazza, intelligente e molto umile. Tienitela stretta. Siete proprio belli insieme e si vede che vi completate", mi dice improvvisamente.

"Teşekkür ederim. E chi se la fa scappare", lo ringrazio e ridacchio. 

Nessuna è come teWhere stories live. Discover now