Niente va come previsto

1.2K 120 27
                                    

Due giorni dopo. 


LEILA

Quest'ospedale per me è come una seconda casa. Mi ha accolto quando ne avevo più bisogno e ora che il capo mi vuole vedere, l'ansia che pensavo di non avere nei giorni scorsi inizia a farsi sentire.

"Voleva vedermi?" Chiedo una volta che ho fatto il mio ingresso nel suo studio.

"Sì, siediti pure." Mi accomodo.

"Leila, tu sei stata accolta in quest'ospedale nei migliori dei modi." Si ferma, probabilmente anche a lui costa dirmi ciò.

"Tu hai fatto grandi cose qui e sei migliorata tantissimo, ma purtroppo non abbiamo abbastanza soldi per pagare tutti quanti e teniamo qui solo chi sta facendo la specializzazione, i capi dei reparti e le infermiere che hanno una famiglia."

"Okay . . . Ho capito! Già lo immaginavo", rispondo.

"Mi dispiace, ma è un licenziamento immediato." Queste parole rimbombano senza sosta nella mia mente e mi chiedo il motivo per cui sono stata licenziata, ma la risposta già la conosco solo che al momento sono scossa.

Sono stata licenziata e ancora non posso credere che sia successo a me. Ho cercato di essere forte, ma una volta che sono entrata nello spogliatoio per raccogliere le mie cose sono crollata a piangere.

"Lè", la voce di Alessandro mi costringe a voltarmi verso di lui mentre le lacrime rigano il mio volto. Sospira. Non dice nulla e viene a sedersi sulla panchina davanti ai nostri armadietti mentre io continuo a mettere via negli scatoloni tutti i miei attrezzi di lavoro.

"Alla fine, avevo ragione io. Hai visto che le mie sensazioni sono sempre giuste?" Cerco di ironizzare, ma è inutile. Alessandro si avvicina a me e mi regala un abbraccio.

"Prima che io esca da qui, vorrei dirti una cosa", gli sussurro.

"Se vuoi dirmi qualcosa su Perla, ti dico che non voglio più provarci sì, insomma... L'età è troppo diversa", mi anticipa.

"Sono contenta che tu abbia deciso così. Non che io non ti volevo al fianco di mia cugina, ma sono certa che troverai la donna giusta per te. In realtà io volevo parlarti di altro. Hai tempo?" Gli domando staccandomi dall'abbraccio.

"Sì, certo, ti ascolto." Ci sediamo e prima di iniziare a parlare mi asciugo le lacrime.

"Questo licenziamento non ci voleva, mi serviva per non pensare al fatto che mio fratello non c'è più. Si sa che però il dolore non passa così in un attimo, ma qui riuscivo a non pensarci, e poi c'eri tu che in qualche modo mi facevi sorridere. Questo posto è una seconda a casa per me, ma evidente è destinato a fare parte del passato. Io non posso andare avanti qui, ma tu sì, e sono certa che tu volerai in alto. Hai un grande talento. Promettimi che non smetterai di studiare per questo mestiere perché tu sei nato per fare il medico", gli dico tutto d'un fiato.

"Continuerò a lavorare con la stessa passione di sempre anche se mi mancherai tantissimo, promettimi che tu non molli però. Trovati un altro lavoro, se possibile in un altro ospedale, ma se così non sarà, promettimi che proverai a tornare a scrivere. Tu sei sempre stata brava in tutto, sono certo che troverai qualcosa molto presto", finiamo di parlare e io raccolgo le ultime cose.

Non saluto solo Alessandro, ma saluto anche chi in questi anni mi ha aiutato e supportato nei momenti più bui, in particolar modo la mia referente. Esco dall'ospedale e prima di voltargli le spalle, mi giro a guardare la struttura.

"Ciao e grazie", saluto prima di allontanarmi definitivamente.

Metto gli scatoloni nel baule e salgo in macchina. Sono delusa. Arrabbiata con me stessa. Se mi hanno licenziato, evidentemente, non ho fatto bene il mio lavoro e potevo fare molto meglio tutto quanto. Decido quindi di mettere in moto la macchina e di prendere una via diversa da quella di casa.

Nessuna è come teTempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang