Sicura di stare bene?

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LEILA

"Mi stai dicendo che tu e Jack avete passato la serata insieme, poi vi siete addormentati nel tuo letto mentre guardavate un film turco con i sottotitoli, perché tu eri curiosa di conoscere meglio la sua lingua?"  Mi domanda Alessandro. "E questa mattina lo hai lasciato dormire nel tuo letto?"  Continua.

Io in tutto ciò non posso fare altro che mettermi a ridere. Durante la colazione questa mattina ci siamo raccontati cos'abbiamo combinato nelle ultime ore. Anche a me sembra surreale come si è svolta la serata ed anche il prima. Non credevo di essere in grado di aprirmi con uno sconosciuto e non pensavo di poter provare qualcosa sempre per questo sconosciuto, anche se ora non è più uno sconosciuto, mi sto affezionando in fretta, ma a differenza delle altre volte non mi sento insicura, e non sento neanche quella vocina nella testa che mi sussurra sempre che andrà tutto male.

Alessandro mi ha confessato di aver sentito Perla su Instagram e che probabilmente si vedranno nel pomeriggio mentre io gli ho raccontato della serata passata insieme a Jack, ma ho lasciato fuori il fatto che gli ho già dato un soprannome, cosa che non facevo da anni, e che lo stesso interessato lo detesta. Siamo al lavoro da due ore e c'è parecchio da fare. Oggi mi trovo in pediatria, Alessandro mi ha raggiunto poco fa. Mi ha confessato di aver perso il paziente e come tutti, quando succedono queste cose, ci rifugiamo qui a osservare i bambini.

Ce ne sono tre appena nati: due maschi ed una femmina.

"Sono solamente le dieci. Ho altri due interventi da affrontare e non so se riuscirò ad arrivare vivo per l'ora di pranzo", conclude Alessandro prima di sospirare.

"Io non ho interventi, oggi", lo informo. 

"E cosa farai?"  Chiede.

"Adesso sto qui e poi vedremo." Rispondo, facendo spallucce.

"Scusate a chi posso chiedere aiuto?"  Una signora si avvicina a noi, la bambina che è con lei è davvero sofferente. 

"A me signora, cosa succede?"  entro in modalità professionale in meno di un secondo.

"Mia figlia ha dolori insopportabili alla pancia, sono iniziati questa notte e credo sia appendicite." La bambina si piega in due dal dolore, le dico di non preoccuparsi, la faccio sedere su una sedia a rotelle e la porto in stanza. Scopro che si chiama Chiara e che ha 8 anni.  

Chiamo il medico di turno, Marco che arriva in tempo zero.

"Buongiorno, cosa abbiamo qui?"  Domanda, serio.

"Chiara, 8 anni, ha attacchi di mal di pancia da stanotte, secondo la mamma è appendicite.  La bambina non si reggeva dal male, le ho cercato subito una stanza e l'ho chiamata." Arrivano in poco tempo anche gli specializzandi del primo anno.

"Hai fatto benissimo. Falle fare gli esami di routine, appena hai i risultati mi chiami e vedremo se fare un'ecografia per confermare la teoria della mamma. Signora, si può sedere qui con sua figlia e attendere."  Dice Marco, rivolgendosi alla signora.

"Io sono sicura sia appendicite. Perché sostenere altri esami?"  Domanda. 

"Per sicurezza e accertarci di cosa abbia, signora", Marco si ferma, osserva la bambina e in seguito ancora la madre.

"Mai sentito il detto: prevenire è meglio che curare?" Continua imperterrita.

"Ha ragione, però senza degli esami del sangue non sapremmo se ha i globuli bianchi alti, che indicano un'infezione, o le piastrine alte, che possono indicare un'emorragia, non posso aprire la pancia di sua figlia alla ceca e sperare che lei abbia ragione, in meno di mezz'ora se lei ci lascia fare il nostro lavoro avremo un quadro più ampio e potremmo agire di conseguenza, ora se non le dispiace devo andare anche dalle altre quattro emergenze che sono arrivate insieme a lei." Commenta serio, poi rivolgendosi a me aggiunge. "Mi aspetto i risultati al più presto, ora vado." Termina prima di voltarsi.

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