Fredda come il ghiaccio

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LEILA

Il mio turno oggi inizia presto ed io mi sento ancora addormentata. Ieri sera ho fatto le ore piccole con Perla. Il tempo è volato, non c'era niente in tv e abbiamo chiacchierato a lungo. Forse con un caffè, mi riprenderò.

Mentre mi dirigo verso il corridoio, Alessandro mi affianca. "Posso farti compagnia? Questa mattina sono in coma." Alessandro è il mio amico di sempre, l'unico che è rimasto del nostro gruppo. Anni fa, condividevamo momenti divertenti tutti insieme, poi la vita ci ha separati, come spesso accade, e ci siamo persi di vista. Con Alessandro, però, non è mai cambiato nulla, anzi, negli ultimi quattro anni la nostra amicizia si è approfondita. Lavoriamo nello stesso ospedale da più di due anni e, per quanto possa sembrare strano, è la prima volta che condividiamo lo stesso turno.

"Grazie per il caffè," mi ringrazia mentre gli porgo il bicchierino.

"Ti rendi conto che per la prima volta dopo anni lavoriamo insieme?" mi fa notare Alessandro.

"Ci credi che l'ho appena pensato!?" rispondo mentre ci incamminiamo insieme verso la nostra panchina preferita.

Nel corso degli anni, ho imparato che è importante capire chi sta al nostro fianco perché ci vuole bene e chi invece lo fa per convenienza. Alessandro è sempre stato l'unico che, in un modo o nell'altro, nonostante la distanza, è sempre stato presente. La sua amicizia è stata una costante, un punto fermo in mezzo ai cambiamenti della vita. E per questo, gliene sono grata.

"Ci credo, ci credo. Sembra che abbiamo una sorta di telepatia che ci tiene collegati," ridacchia Alessandro, e io sorrido serenamente.

"Sono curiosa di conoscere il tuo metodo di lavoro," dico.

"A dire la verità, non ne uso uno ben preciso. Penso solo a trattare bene i pazienti," risponde lui.

"Lo stesso vale per me. Non credo che sarà un problema lavorare con te," rispondo mentre il tragitto verso lo studio trascorre in silenzio, ognuno perso nei propri pensieri.

"Senti, ma..." cerco di rompere il ghiaccio e riprendere il discorso.

"Cosa?" mi chiede Alessandro.

"A che ora arriva Jack Yamer?" domando.

"Non dirmi che hai cambiato il turno solo per vederlo!" Alessandro sembra esasperato e seccato.

"No, assolutamente. Ho scoperto solo ieri sera chi fosse," confesso.

"Non ci credo," risponde lui.

"Te lo giuro. Puoi chiedere conferma a Perla se non mi credi," ribatto.

"No, va bene. Ti credo," dice lui, finalmente convinto.

Strane le cotte, vero? Sono come un fuoco che brucia dentro di noi, un desiderio che ci consuma. Alessandro ha sempre avuto una cotta per mia cugina, ma non ha mai avuto il coraggio di parlarle per paura di essere rifiutato. E io? Non ho mai avuto una cotta, non veramente. Non perché non mi siano mai piaciuti gli uomini, ma perché non ho mai avuto il tempo di pensare all'amore o di innamorarmi. La mia vita è sempre stata piena di altre cose: il lavoro, gli amici, la famiglia. Ma forse, proprio perché non ho mai avuto una cotta, riesco a vedere più chiaramente chi sta al mio fianco.

"Alessandro!" esclamo.

"Che c'è?!" risponde lui.

"Cogli questa occasione!" gli consiglio.

"Credo di essere lontano anni luce dai suoi gusti personali, quindi non lo farò," risponde Alessandro.

"E tu che ne sai?" ribatto.

Nessuna è come teWhere stories live. Discover now