十四 Distruzione • • •

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"Matsumoto Rift aveva avuto proprio ragione!" pensò Nena fra sé e sé. Le aveva donato un potere capace di proteggerla, ma anche di renderla alla fine la persona più potente del loro mondo.

Joji iniziò a ridere, Nena lo seguì a ruota.

Non poteva distruggere prima le memorie, e non sarebbe stato possibile distruggerle dopo, quello era stato il momento perfetto per distruggerle!

Saibo e Robotsu si erano distrutti a vicenda, uno dei loro capi era stato distrutto e l'altro ferito così gravemente che non poteva più alzarsi da terra.

Joji e Nena si abbracciarono felici e liberi. Un mondo intero si era sgretolato sotto i loro piedi, ma loro erano felici, forse non erano mai stati così felici in vita loro.

«Andiamo via da qui!» disse Joji, la prese in braccio e la fece girare, Nena rise contenta e quando fu di nuovo a terra era pronta per prendere la mano di Joji e uscire da quel luogo di morte e distruzione, ma prima di abbandonare completamente Kin Kote, Joji si fermò e ragionò meglio sul da farsi.

«Aiuta l'imperatore.» disse a bassa voce rivolto a Nena.

«Perché mai?» chiese lei sorpresa.

«Fidati di me.» fu la risposta.

Nena non ebbe nulla contro quella scelta. Aiutarono l'imperatore a raggiungere i Saibo sopravvissuti. La guerra era finita anche tra i due eserciti, nessuno fece del male ai due umani, i Saibo li ringraziarono per aver riportato l'imperatore al suo popolo.

Kin Kote non rimase impassibile alla gentilezza dei due umani, così non si dimenticò di far sapere ai suoi sottoposti come si sarebbero dovuti comportare con loro.

«I due umani non saranno mai più perseguitati dai Saibo. Se mai verranno da noi, saranno nostri ospiti. Mi sono spiegato?» tutti i capi militari Saibo ancora vivi annuirono alle parole dell'imperatore.

«Mio signore, e le informazioni?» chiese uno di loro. A Kin Kote scappò una risata.

«Distrutte. Sono andate distrutte. Ma anche Shiro Era, il primo Robotsu e colui che ha dato vita allo sterminio, è stato distrutto. Non vi preoccupate. Questa è una nuova era per i Saibo. Evolveremo ancora, e per il meglio.»

I Saibo abbandonarono con molta la calma la Città Sacra, senza Shiro Era, i Robotsu non ricevevano più nessun ordine, non erano nemici di nessuno, solo macchine che aspettavano di ricevere ordini dai loro nuovi padroni. Anche se la maggior parte era andati distrutti, un buon numero di loro si era anche salvato.

I Saibo li avrebbero portati via con loro, alla fine un po' vincenti ne erano usciti anche loro da guerra.

Joji e Nena erano liberi di fare quello che volevano e di andare dove volevano. Per prima cosa si misero a cercare la moto di Joji e per il piacere di entrambi la trovarono proprio dove lui l'aveva parcheggiata quando era tornato da lei.

Prima di partire però fecero anche altre fermate: prima per prendere la testa di Shiro Era e poi per dire addio ad Akari.

Con la testa del nemico nel bagaglio, le armi sulle spalle e la ragazza stretta alla vita, Joji avviò la sua moto pronto a dirigersi verso una nuova destinazione.

Una nuova città, nuove rovine, una nuova avventura...

La prima tappa che voleva però raggiungere e far vedere a Nena era l'oceano.

Quando arrivarono, il Sole stava tramontando e il panorama era a dir poco stupendo.

Joji e Nena rimasero abbracciati ad osservare quell'attimo di bellezza da parte della natura. Respirarono l'aria pulita dell'oceano, libera come loro.

Poi Joji si ricordò del discorso di Shiro Era e osservò in lontananza.

«A me non sembra di vedere nessuna nebbia...» disse tra sé e sé, ma volendosi far sentire da Nena.

«Nemmeno io, ma secondo te, perché mai inventare tale bugia?» chiese lei.

«A essere un bugiardo, lo era, ma non credo mentisse nel raccontarci tale cosa.»

«Allora pensi ci sia qualcosa oltre l'orizzonte?»

«Probabile, mi piace l'idea di credere che sia così, devo ammetterlo.»

«Anche a me. Ma non possiamo scoprirlo, se esiste veramente la nebbia, non possiamo attraversarla. Siamo bloccati qui anche noi, insieme a Saibo e Robotsu.»

«Non direi bloccati. Questa è una bella terra, se si è liberi.» Joji sorrise, Nena fece lo stesso.

«Cosa vogliamo fare adesso che siamo liberi?» chiese lei.

«Io vorrei scoprire su quante cose Shiro Era ci ha mentito, e quante invece sono vere. E l'unico modo per farlo è guardando nelle sue memorie. Questo voglio fare.»

«E sia, allora! Facciamolo! Anche io sono curiosa!»

Ma tale impresa fu più difficile del previsto.

Passarono tre mesi e la stagione era cambiata. I due umani continuarono la loro ricerca per trovare un metodo funzionante per visionare le memorie di Shiro Era e la società Saibo si riprese dalla crisi in cui la guerra l'aveva lasciata.

Kin Kote fece dei cambiamenti nelle politiche che adoperava la sua società per controllare la popolazione. Dopo aver visto la grandiosità del coraggio umano, sia da parte di Joji che di Nena, decise di conferire la libertà di possedere libero arbitrio anche alle donne, ma non avrebbe cambiato la natura simbiotica del Saibo con la tecnologia, però aver visto il potere esercitato dall'amore e dopo aver apprezzato le capacità di una donna e della forza che poteva installare in un uomo, decise che era una buona idea far tornare anche le donne Saibo umane, e lasciare solo ai Robotsu il ruolo di macchine senza libero arbitrio.

Alla fine Joji e Nena riuscirono a sbloccare le memorie di Shiro Era con l'aiuto di un Robotsu selvaggio che, dopo la distruzione di Shiro Era, non aspettava altro che qualcuno che gli desse ordini.

Grazie all'aiuto del vecchio rottame, furono in grado di navigare i cento anni di memoria di Shiro Era e scoprire finalmente la verità del perché il loro mondo fosse stato portato in quelle condizioni dal primo Robotsu.

Quel primo Robotsu che Akari attestava fosse stato creato solo per amore, quel primo Robotsu talmente umano, ma altrettanto malintenzionato...

Quel Robotsu così forte, resistente, intelligente, ma altrettanto emotivo...

Sin dalla sua creazione, fino alla sua distruzione, il cerchio sembrava essersi finalmente chiuso.

I due ultimi umani del Sol Levante fecero tesoro delle informazioni ricavate dall'esistenza di Shiro Era, e qualsiasi sfida si sarebbe posta sul loro cammino, non si sarebbero fermati davanti a niente, avrebbero continuato a vivere fino alla fine, senza mai arrendersi.

Non si erano arresi davanti a Shiro Era, non si sarebbero arresi davanti a niente.

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