十四 Distruzione •

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Shiro Era rimase colpito dalla presenza di Akari insieme a Kin Kote, non riusciva a comprendere come potessero le azioni di Akari essere a favore del suo nemico. Mentre l'espressione di Shiro Era emanava incomprensione, Akari rimase impassibile, si avvicinò ai soldati Robotsu accanto ai due umani e impiegò meno di un minuto per distruggerli. Shiro Era osservò la scena senza sapere ancora come agire.

«Se corri alla tua destra, a una certa troverai le tue spade adagiate su un tavolo insieme ad altre armi. Capito, Joji?» furono le parole di Akari. Joji e Nena non sapevano cosa dire, rimasero fermi e continuarono a guardare Shiro Era. A una certa Joji prese la decisione di fidarsi di Akari, prese per mano Nena e fece uno scatto in avanti per correre in direzione delle sue spade. Quando Shiro Era lo vide fare lo scatto, si attivò anche lui per fermarlo, ma Kin Kote ed Akari si misero tra di lui e gli umani, impedendogli di fermarli.

Joji e Nena stavano correndo via, mentre Shiro Era invece veniva tenuto a bada da Akari e Kin Kote, iniziò un combattimento tra i tre. L'aspetto umano non aveva nulla a che fare con le capacità combattive di Shiro Era; ogni parte del suo corpo si muoveva in angolazioni innaturali e impossibili, con degli scatti talmente veloci che l'occhio umano non poteva tenerne conto.

A ogni piccola ferita che riuscivano a infliggere a Shiro Era la sua pelle artificiale sanguinava; quella sostanza simile al sangue aveva iniziato a macchiare la sua immacolata tuta da battaglia. L'espressione del suo volto era corrucciata e preoccupata, ma non mostrava stanchezza. Shiro Era non si poteva stancare, così come nemmeno Akari, Kin Kote per arrivare alla stanchezza doveva ancora sudare molto.

Quando Joji mise le mani sulle sue spade, decise subito, con Nena attaccata al suo braccio, di scappare da quella situazione.

«Andiamo via, Nena! Andiamo via da qui!» Nena annuì e continuarono a correre verso l'uscita del laboratorio. Il combattimento tra i tre non umani stava distruggendo poco a poco il laboratorio, erano così occupati a distruggersi a vicenda che si dimenticarono degli umani, questo però non voleva dire che sarebbe stato semplice per loro uscire sani e salvi da quella situazione.

Appena arrivarono alle porte del laboratorio due Robotsu soldati avevano bloccato loro il passaggio. Joji dovette combattere contro di loro, come aveva imparato dai suoi due maestri. Da tanto non si sentiva così libero e potente!

Poter utilizzare di nuovo le sue armi, senza essere sotto il controllo di nessuno, era una bella sensazione, nonostante la situazione pericolosa in cui si trovava. Nena invece poteva limitarsi solo a proteggersi e fare attenzione a non essere colpita. Joji riuscì a sconfiggere i due Robotsu in pochi minuti, riprese la mano di Nena e continuarono a correre facendo attenzione a chi avrebbero incontrato sul loro cammino.

Fuori dall'edificio in cui si trovavano, palazzi, piazze e strade venivano distrutti o fatti esplodere. Ammassi di Robotsu distrutti e Saibo morti si erano raggruppati agli angoli delle strade, l'odore di fumo aveva invaso ogni angolo della Città Sacra. In tutto questo, alcuni palazzi ancora ostentavano quella luce artificiale completamente opposta alla distruzione che stava avendo luogo.

Joji e Nena continuarono la loro fuga senza essere disturbati se non dai Robotsu incontrati sul loro cammino, che non potevano ucciderli, ma potevano ferirli gravemente per impedire loro di allontanarsi da Shiro Era, il quale in quel momento era occupato a combattere sia Kin Kote che Akari.

Shiro Era era ormai ricoperto di rosso, ma completamente capace ancora di contrattaccare. C'era furia nei suoi occhi turchesi e luminosi, che in contrasto con tutto il liquido rosso che aveva perso e che aveva macchiato il suo corpo, sembravano due fari nella notte.

Ci fu un piccolo momento, un istante proprio, in cui Akari, per poter infliggere un colpo decisivo a Shiro Era, aveva lasciato senza protezione il suo petto, che si trovava a una distanza perfetta affinché Shiro Era potesse trafiggerlo. Nel farlo Akari dovette rimanere attaccato al muro del laboratorio, Shiro Era spinse forte, con tutta la forza che il suo corpo artificiale aveva, più spingeva, più la sua pelle artificiale si staccava, lasciando in evidenza uno scheletro di metallo rosso, esattamente come le spade di Joji. Il petto di Akari alla fine cedette, essendo fatto di un materiale vetroso, quando accade, si frantumò lasciando dietro di sé una pioggia di cristalli. Kin Kote si trovava troppo lontano dai due per intervenire in tempo, quando riuscì ad avvicinarsi, Shiro Era continuava a premere dentro il petto di Akari, mentre con l'altra braccio parava i colpi di Kin Kote. Non utilizzava solo il braccio, anche le gambe all'occorrenza, ma principalmente il braccio libero.

Akari era in preda alle convulsioni e al cortocircuito, Shiro Era stava stritolando il suo motore ad energia continua, stava perdendo l'equilibrio, ma non era ancora riuscito a farlo esplodere.

Kin Kote, a forza di colpire Shiro Era, aveva frantumato ogni pezzo della pelle artificiale che copriva il braccio libero che utilizzava per proteggersi, lo scheletro di metallo rosso stava uscendo ancora più in evidenza di prima, a vedere la lega di cui era composto, Kin Kote iniziò a preoccuparsi.

Alla fine decise di allontanarsi da Shiro Era, lo lasciò da solo con Akari e scappò da quella situazione. Kin Kote doveva trovare gli umani prima che Shiro Era lo facesse al posto suo.

Shiro Era rimase con Akari... non era ancora riuscito a distruggerlo.

«E tu saresti un Robotsu?!» gli chiese in preda alla furia spingendo ancora più a fondo la mano nel suo petto. Akari continuava ad avere spasmi e cortocircuiti, ma riuscì a rispondere.

«Io sono Akari, e ho scelto di ribellarmi a te, Shiro Era.» fu la sua risposta. Shiro Era sembrava così terrorizzato da quella risposta, così scombussolato, che si mise a piangere, e spinse ancora più forte nel petto di Akari.

«Tu non dovresti essere capace di scegliere! Solo io posso scegliere! Solo io devo scegliere! I Robotsu non dovrebbero scegliere!!!» furono le parole di Shiro Era, dette con rabbia e tristezza, che come sempre, riusciva a riprodurre così umanamente che non si poteva fare nessuna differenza tra l'artificiale e il naturale.

«Io ho capito perché gli umani ci hanno costruiti. Mi hai mentito, Shiro Era.» a quelle parole, Shiro Era si allontanò da Akari che cadde al suolo, rimanendo appoggiato al muro, senza più capacità di rimettersi in piedi. Continuava ad avere convulsioni, ma non era ancora stato distrutto.

«Per tutto questo tempo, tu hai sempre ragionato così, sempre?» gli chiese esasperato Shiro Era. Akari rispose annuendo. Shiro Era cadde in ginocchio, testa bassa, osservò le sue mani metalliche e rimase sorpreso di cosa stava vedendo, non aveva mai ammirato il suo stesso scheletro, ma sapeva che era fatto della stessa lega della spade dell'umano Joji. Ora che riusciva a vedere la parte artificiale di sé, ebbe una crisi d'identità. Poi guardò di nuovo Akari, che stava sorridendo. Un sorriso innaturale, ma pur sempre un sorriso.

«L'uomo ci ha costruiti per amore. Non per altro. Sono le emozioni a guidare l'uomo, non la ragione. Ogni obiettivo che l'uomo si pone nasconde una motivazione emozionale, e la ragione è solo uno strumento che adopera per muoversi in questo universo, in questa sua esistenza, per poter vivere e provare sulla sua pelle nient'altro che emozioni.» affermò Akari, la quale voce artificiale si stava affievolendo. Shiro Era lo ascoltò.

«Una creatura così emotiva e irrazionale, poteva solo che creare un'altra creatura altrettanto emotiva e irrazionale.» Shiro Era non poteva smettere di piangere. Perché stava piangendo? Non lo capiva. Si alzò in piedi con gli occhi ancora lucidi e si avvicinò ad Akari. Lo guardò per qualche istante.

«Peccato tu non abbia mai accettato questa verità, Shiro Era. Saresti stato felice.» disse Akari. Shiro Era non voleva lasciarlo parlare ulteriormente, strinse tra tutte e due le sue mani rosse e metalliche il motore ad energia continua di Akari, lo staccò dal sistema, ma lo lasciò nel petto di Akari.

Il Robotsu si era spento, il motore ad energia continua sarebbe esploso da lì a poco, Shiro Era si allontanò dalla situazione e guardò come il petto di Akari esplose. La parte superiore era stata spinta tre metri più avanti, mentre la parte inferiore era rimasta accanto al muro. Una grande macchia di bruciato era apparsa nel luogo dell'esplosione.

Shir Era si allontanò dal suo laboratorio con la sola intenzione di trovare gli umani, la sua proposta poteva ancora valere, non aveva ancora abbandonato la sua idea e il suo obiettivo.

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