三 Cucciolo •

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Matsumoto Rift aveva previsto le conseguenze dell'affronto di Joji. Non si sorprese quando Kin Kote lo chiamò al suo cospetto per parlare della faccenda. Era notte fonda e il castello dormiva; la chiamata ufficiale dell'imperatore non disturbò il mastro meccanico perché egli non riposava, era nel suo laboratorio a lavorare, nello specifico si dava da fare per aiutare l'ultimo umano a scappare. Quando giunse la chiamata si destò di colpo e corse verso le stanze dell'imperatore.

Quando arrivò non si sorprese di trovare lì presente anche il generale Hiroshi Gen. Si inchinò alla presenza di entrambi e l'imperatore aspettò che si mettesse a suo agio. Rift si adagiò sul terreno, non troppo lontano dai due Saibo e aspettò che parlassero per primi.

Entrambi indossavano tuniche dai tessuti morbidi e pregiati, erano le loro vesti notturne. Accanto all'imperatore c'era la donna Saibo più bella della città, anch'ella preparata per la notte. Teneva la testa poggiata sulle cosce di Kin Kote e lui le accarezzava la testa; una delle sue spalle era nuda perché il tessuto in cui era avvolta era scivolato verso il basso.

Hiroshi Gen invece stava seduto a braccia conserte; anche se era bravo a mantenere la calma, Rift aveva captato la sua ira, sapeva quanto odiasse gli umani e non era difficile immaginare quanto odiasse Joji.

«Questo umano, Joji, è coraggioso e intelligente, ma non è furbo. Forse è la gioventù che lo fa essere così impulsivo, o forse è solo la sua natura, fatto sta che non ignorerò la sua richiesta. Volevo chiedere a voi consiglio su chi o cosa mettergli contro. La scelta è così vasta che non saprei da dove iniziare...» affermò l'imperatore leggermente divertito, a volte posava il suo sguardo su Rift e Gen, a volte sulla donna accanto a lui, che come un gatto, si lasciava accarezzare dolcemente da Kin Kote.

Gen si riempì il petto d'aria e dopo aver minacciato Rift con lo sguardo, prese parola per primo; non voleva lasciare molto spazio al mastro meccanico nella conversazione.

«Mio signore, penso sia ormai appurato che il più grande guerriero della sua armata sono io: faccia combattere me contro l'umano. Sarà per me un onore.» a quelle parole Rift, anche se non lo diede a vedere (perché il suo corpo non poteva renderlo ovvio), iniziò a sudare freddo.

L'imperatore annuì alle parole del generale, convinto della loro validità. Rift si convinse a parlare quando lo sguardo di Kin Kote si posò su di lui.

«Io non sono d'accordo, mio signore. Personalmente preferirei vederlo combattere contro la sua arma più potente, invece che contro il generale. Tutti hanno tessuto le sue lodi come grande guerriero che è riuscito a sconfiggere qualsiasi macchina e Robotsu che incontrasse sul suo cammino, per questo reputo sia più adatto farlo combattere contro la macchina Saibo più potente che ci sia. Sono curioso di vederlo all'opera, esattamente quanto lei.» Rift mantenne un tono neutro nella sua voce artificiale. Gen iniziò a irritarsi e gli rispose con meno compostezza di prima.

«Il mastro meccanico ha in parte ragione, mio signore, ma le assicuro che la mia forza è superiore anche a quella della sua macchina più potente. L'umano ha chiesto il guerriero o la macchina più potente, ma in questo caso, il guerriero è superiore alla macchina. Se farà combattere me contro l'umano, farà combattere il meglio che lei possiede.» Gen era assolutamente sicuro di aver convinto l'imperatore con quelle parole e riservò un ghigno compiaciuto a Rift.

Ma l'imperatore non aveva ancora ufficializzato la sua scelta. Senza perdere il suo sorriso guardò di nuovo verso il mastro meccanico che non si fece sfuggire l'occasione per far valere il suo punto di vista.

«Mio signore, sono più che sicuro che il generale abbia ragione. Non mi permetterei di mettere in dubbio la sua forza; nonostante questo però, deve tener conto che il generale e la sua macchina più potente non si sono mai affrontati, quindi non abbiamo nessuna certezza che la sua potenza sia inferiore. Nemmeno io immagino sia superiore, ma forse sono alla pari. In virtù di questa possibilità e di quanto affermato precedentemente, continuo a reputare la macchina una scelta migliore. D'altronde, è anche giunta l'ora di mettere alla prova le sue potenzialità. L'umano sarebbe l'occasione perfetta.» Rift guardò con i suoi occhi vitrei Gen, le cui tempie presero a pulsare. Non sapeva come rispondere al mastro meccanico e l'unica cosa che voleva fare in quel momento era saltargli al collo e tagliare i circuiti che tenevano ancora in vita il suo cervello.

L'imperatore stava riflettendo seriamente sulle proposte che aveva ricevuto e il mastro meccanico e il generale non osarono parlare ulteriormente.

«Ho deciso.» affermò dopo qualche secondo, dopodiché si stiracchiò leggermente e la donna Saibo si alzò dalla sua comoda posizione, si sistemò dietro la schiena dell'imperatore e lo abbracciò con delicatezza.

«L'umano combatterà contro la mia macchina più potente. Mastro meccanico, voglio che tutto sia pronto per domani sera. Il combattimento avverrà nello stadio massimo. Voglio che più Saibo possibili siano presenti all'evento. Adesso andate.» fece loro segno con la mano di andarsene e lasciarlo solo. Gen si alzò con furia, ma non dimenticò il classico saluto imperiale.

Quando lui e Rift uscirono dalla stanza, la donna aveva iniziato a massaggiare le spalle dell'imperatore.

I due galoppini si ritrovarono a camminare affiancati. Appena le porte della stanza imperiale si chiusero, Gen costrinse in un angolo Rift; stava utilizzando le sue braccia artificiali per tenerlo fermo al muro, che in quella parte del castello era fatto di mattoni. Rift era impaurito e non poteva più muoversi. Gen era furioso, avvicinò il suo viso a quello del mastro meccanico; l'ombra che si era prodotta dava modo alla luce del suo occhio artificiale di risultare più evidente e, in quella situazione, minacciosa.

«Che cosa hai mente adesso, vecchio pazzo?» bisbigliò con durezza il generale.

«Assolutamente niente. Credimi, io...» ma non poté finire la frase perché Gen lo fece spostare di lato con violenza, Rift cadde a terra e indietreggiò come un granchio.

«Bugiardo...» affermò il generale con uno sguardo omicida. Rift fece in tempo ad allontanarsi da Gen e quest'ultimo non lo seguì. Il generale si diede un contegno e Rift tornò di fretta nel suo laboratorio.

"Joji, adesso hai una possibilità di vincere, ma contro Gen avresti sicuramente perso..." Rift lo credeva fermamente: Joji non era all'altezza del generale dell'esercito Saibo e forse non lo sarebbe mai stato. Invece la macchina più potente dell'imperatore, con qualche accortezza del mastro meccanico, sarebbe stata un rivale che l'umano poteva sconfiggere, anche se con estrema difficoltà.

Quando tornò nel suo laboratorio non si fermò un solo secondo per riposare: doveva preparare la macchina e la fuga di Joji. Doveva essere tutto pronto entro la sera seguente. Sul tavolo di lavoro di Rift c'era il casco che Joji utilizzava alla guida della moto. Su di esso stava lavorando prima che l'imperatore lo chiamasse e su di lui avrebbe continuato a lavorare finché non sarebbe stato pronto.

JPNWhere stories live. Discover now