六 Mastro • • •

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L'ultimo giorno insieme passò molto veloce e Nena, dopo esser rimasta sveglia il più a lungo possibile, si addormentò profondamente per colpa della stanchezza. SaruKi la prese delicatamente dalla sedia su cui si era addormentata e la sistemò sul suo letto.

«Finalmente dorme.» affermò Matsumoto.

«Adesso possiamo controllare i preparativi con più attenzione. Non deve mancare niente!» aggiunse SaruKi entusiasta all'idea di mettersi al lavoro per assicurare al meglio la fuga di Nena.

«Esatto. Inizia tu, SaruKi. So che non ti scorderai niente.» SaruKi corse a svolgere il suo dovere e Matsumoto lo accompagnò subito dopo, ma fu fermato a metà del lavoro dalla presenza inaspettata di Hiroshi Gen nel suo laboratorio. SaruKi fece in tempo a nascondersi e Matsumoto rimase da solo con il generale. Sembrava più felice e soddisfatto del solito e questo non rappresentava buone notizie per il Mastro Meccanico.

«Tu non riposi mai?» gli chiese Hiroshi guardandosi intorno, era come se stesse cercando qualcosa.

«Quando me lo posso permettere. Posso aiutarti con qualcosa?» Hiroshi posò lo sguardo su di lui.

«Volevo solo farti sapere, in anticipo, che l'imperatore domani vorrà vedere il tuo esperimento sulla bambina. Non gli importa se non è finito o meno, vuole sapere cosa stai facendo. Ed era pure ora!» Matsumoto rimase sorpreso dalle parole del generale.

«Perché me lo stai dicendo?»

«Perché mi piace aiutare, mi sembra ovvio.»

«Sai mentire meglio di così. Cosa vuoi, Hiroshi? E cosa sai?» il generale si stiracchiò i muscoli del collo e le sue braccia meccaniche accompagnarono il gesto.

«So che la bambina è rimasta umana, e so che la stai nascondendo. Non riesco a immaginare quali siano le tue ragioni per fare qualcosa del genere e non mi interessano. Quello che mi interessa è che posso controllarti con questa informazione. Io posso aiutarti, se tu in cambio aiuterai me.» Matsumoto non ebbe mai certezza della totale fedeltà del generale nei confronti dell'imperatore, ma non aveva mai fatto nulla per sembrare sospetto, se non pronunciare queste frasi dalla dubbia interpretazione.

«Come ti posso aiutare, generale Gen?» chiese Matsumoto, ammettendo la sua colpevolezza.

«Ho bisogno che inizi a lavorare su un cambio del cervello.» quella richiesta era illegale, uno dei peggiori crimini che si potevano commettere nella società Saibo.

«Perché? E come?»

«Il come non lo so, ma il perché non ti deve importare molto. Quel che ti basta sapere è che sei libero di utilizzare me come cavia, quando sarai abbastanza sicuro che il cambio potrebbe funzionare discretamente.» Matsumoto rimase scioccato da quella richiesta.

«E cosa vorresti raggiungere con questo cambio?»

«Chi lo sa, forse vita eterna.» Matsumoto rifletté a fondo su quella risposta.

"Il Robotsu è una creazione dell'uomo, una macchina perfetta, senza vita e senza coscienza. Il Saibo è l'uomo che diventa per metà macchina. M se ogni organo naturale viene sostituito da un cambio artificiale, cervello compreso, può un Saibo considerarsi ancora vivo? Finché rimane la componente naturale e umana più importante, cioè il cervello, si può ancora considerare vita, ma perso quest'ultimo, si può ancora chiamare così? Se rimane solo la coscienza, che esiste e persiste in un organo artificiale incapace di sottostare alle leggi naturali dell'evoluzione, può tale coscienza essere considerata vita? Oppure è solo una copia in codice binario di quella che un tempo era una coscienza umana? Il Saibo si trasformerebbe in Robotsu. Un Robotsu che rappresenterebbe fisicamente quello che nel mondo della fantasia è considerato un fantasma. È questo che Hiroshi vuole? Vuole veramente rischiare di morire in questo modo e lasciare dietro di sé un fantasma di metallo?" ma ovviamente il generale Gen aveva un'opinione completamente diversa sulla questione. Per lui il cambio del cervello rappresentava vita eterna in un corpo eterno.

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