十 Robotsu • •

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Joji e Nena non si alzarono dal divano se non quando furono da soli.

Il giovane corse alla porta e attestò che fosse chiusa dall'esterno, da quel che sapevano non c'era via di fuga da quell'appartamento e nemmeno da quel edificio. Sarebbe stato in ogni caso impossibile abbandonare un tale edificio. Nessuno dei due sapeva cosa si poteva nascondere negli altri appartamenti, e meno ancora come utilizzare l'ascensore. Non avevano le giuste conoscenze per scappare da quella situazione.

Presero a guardarsi attorno, a studiare quell'appartamento e quello che conteneva.

Non c'era niente che li mancasse, nemmeno il cibo in cucina. Furono molti contenti di scoprire il cibo e fortunatamente i fornelli della cucina non erano troppo diversi dai fornelli presenti nel bunker di Nena, così furono in grado di cucinare e mangiare un pasto gustoso.

Nena non smise mai di fare domande a Joji sulle cose che non la convincevano.

«Perché Shiro Era ci vuole vivi? I Robotsu sterminano gli umani...»

«Esatto, Nena. C'è qualcosa che non quadra. Da come parla penso che questo Shiro Era è il re della Città Sacra, è lui che governa sopra tutti i Robotsu e probabilmente li controlla. Secondo la sua stessa logica, è probabile che veda tutti gli altri Robotsu esattamente come li vediamo noi, cioè delle semplici macchine che seguono ordini, mentre lui è diverso. Lui ha libero arbitrio, giusto? Chissà se è vero. Se non c'è nessun altro a controllarlo, ed è veramente lui il re di tutti i Robotsu, sai cosa vuol dire?»

«Che è lui che ha ordinato lo sterminio degli umani?»

«Esatto, quindi dobbiamo stare attenti, molto attenti. Vuole qualcosa da noi.» Joji guardò verso la posizione del ciondolo contenente le informazioni per la costruzione di un motore ad energia continua, Nena comprese al volo cosa intendesse con quelle ultime parole e portò la mano al petto, proprio vicino al ciondolo.

«Hai ragione. Quindi che facciamo? Accettiamo il suo aiuto?»

«Per adesso sì, abbiamo comunque bisogno di rimetterci in forze. Non possiamo confrontarci con nessun pericolo in queste condizioni. Mi hanno preso le armi, mi rimane solo il mio corpo.»

«Secondo te, questo luogo è sicuro?» si guardarono attorno e Joji rispose.

«È probabile che ci stia spiando, quindi attenta a quello che dirai. Ma penso che il luogo sia sicuro, se ci voleva morti, saremo morti molto prima.»

«Allora voglio esplorare questo appartamento, ho visto delle cose interessanti, voglio guardarle più da vicino...» aggiunse Nena sorridente.

«Ok, attenta però, anche se non credo ci siano pericoli, alcuni oggetti potrebbero esserlo solo perché non sappiamo ancora come devono essere utilizzati....»

«Starò attenta, promesso!»

Nena si mise a curiosare per tutto l'appartamento. C'era il necessario per medicarsi e un piccolo Robotsu infermiere che li avrebbe aiutati. La temperatura era perfetta in ogni angolo dell'appartamento, il bagno era grande, talmente grande da permettere a una piccola piscina (utilizzata come vasca) di essere installata. Le stanze da letto erano altrettanto spaziose, i letti erano grandi e comodi, le lenzuola fresche e pulite. Una grande stanza adibita ad armadio era piena di abiti di ogni forma e colore. Il guardaroba catturò l'attenzione di Nena e passò così tanto tempo persa tra vestiti, accessori e scarpe che Joji dovette chiamarla più volte per avere la sua attenzione.

Prima di indossare qualsiasi degli abiti, curarono le loro ferite e si lavarono a dovere. Si presero tutto il tempo a disposizione che volevano, così che si ritrovarono belli rilassati e pronti per una dormita lunga e profonda.

Provarono a lavare i loro vecchi abiti, ma erano ridotti così male che non valeva la pena salvarli. Per loro fortuna avevano a disposizione talmente tanti nuovi vestiti che sarebbero bastati loro per una vita intera.

Quando poi si incontrarono di nuovo (ferite bendate e curate, corpi puliti e profumati, abiti nuovi e comodi) si sorpresero del loro aspetto.

Prima di allora avevano provato attrazione fisica reciproca, ma il loro aspetto e le varie situazioni in cui si trovavano non avevano mai permesso che questa evolvesse seriamente, adesso invece l'attrazione che avevano uno per l'altro era forte e intensa. La loro immaturità sul tema impediva loro di comprendere a dovere cosa fosse quella sensazione intensa di farfalle nello stomaco e di brividi sulla schiena, ma a entrambi piaceva.

Per mascherare l'imbarazzo che si era instaurato a causa degli ormoni completamente fuori controllo, Joji si sedette per terra accanto alle grandi vetrate, per osservare la Città Sacra più da vicino e occupare la mente da altro.

Nena si inginocchiò dietro di lui, ma non riuscì a trattenersi dall''avvolgere le sue braccia attorno alle spalle di Joji. Quando il braccio della ragazza sfiorò il suo mento, lui non potè trattenersi dal inspirare il suo odore. Rimase incantato dalla sua presenza e non fece nulla per allontanarla quando lei si strinse ancora di più a lui. Poteva sentire i suoi ricci ondulati sulla sua fronte. Nena avrebbe voluto che ogni parte del suo corpo toccasse quello di Joji, ma non sapeva se tale cosa sarebbe stata possibile. Godette di quel contatto fisico esattamente quanto lui, ma il suo sguardo venne rapito dalla Città Sacra e dalle sue luci.

«Io non voglio morire, Joji. Ma non voglio vivere se morirai tu.» Nena sussurrò tali parole in completa sincerità.

Joji le accarezzò il braccio e anche lui tornò a guardare il panorama.

«Adesso siamo vivi, Nena. Non preoccuparti, andiamo a dormire. Domani è un nuovo giorno.» le rispose lui. Il tono della sua voce era basso e rassicurante, la giovane avrebbe potuto ascoltarlo all'infinito parlare così.

La tensione sessuale che si era creata alla fine scomparve con l'arrivo del sonno. Appena si coricarono nei rispettivi letti, la loro comodità era talmente ottima che li fece addormentare in un batter d'occhio.

Dormirono a lungo e senza interruzioni; niente sogni, niente incubi, solo un sonno profondo e ristoratore.

JPNWhere stories live. Discover now