五 Pesca • • •

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Era ormai sera quando rientrarono e Nena non si era ancora tolta il nastro. SaruKi sistemò le pesche in un contenitore e Nena prese il pesce per cucinarlo. I fornelli del bunker era costruiti affinché il fumo non si espandesse nelle stanze, senza questa tecnologia sarebbe stato impossibile cucinare.

Mangiarono relativamente in silenzio e Nena sembrava non essere più arrabbiata con Joji. Verso la fine della cena, si mise ad osservare la forma di una pesca, dopodiché spalancò gli occhi per lo stupore. Joji non si era ancora abituato ai suoi modi di fare e la osservò perplesso, senza riuscire a rendersi conto del perché di quella reazione.

«SaruKi! Cosa ti sembra?» il Robotsu osservò con attenzione le forme della pesca e realizzò subito cosa Nena intendesse con quella domanda. La sua intelligenza artificiale era capace di rispondere a tale quesito; se non ne fosse stato in grado allora non sarebbe stato capace nemmeno di riconoscere i visi delle persone riprodotti su diversi materiali.

«Alle tue parti basse, ovviamente.» rispose SaruKi. Joji continuò a rimanere perplesso ed ascoltare, più occupato a mangiare la sua pesca che altro.

«No, SaruKi, ti sbagli. Assomiglia alle nostre parti basse.» disse lei indicando se stessa e Joji. Lui quasi si strozzò con il cibo a sentire quella affermazione. Dissentì con il capo e anche con la mano. Nena si portò le mani alla bocca per la sorpresa.

«Davvero?!» chiese ad alta voce e Joji finalmente riuscì a ingoiare il boccone che gli era rimasto in gola.

«Sì. Questa differenza nemmeno io la sapevo...» ammise. Nena e SaruKi iniziarono a ridere, Joji invece si sentiva a disagio; non aveva per niente intenzione di parlare della parte del corpo più sensibile che possedeva.

«Sai, sarebbe meglio se iniziassi a parlarmi di Matsumoto Rift, piuttosto che di queste stupidaggini. Come fai a conoscerlo? Vivevi nella città dei Saibo?» smisero di ridere appena Joji iniziò a parlare e Nena si intristì. Dopo un breve silenzio gli rispose.

«Non posso dirtelo.» Joji affilò lo sguardo; quella risposta poteva significare molte cose e poteva nascondere molti pericoli.

«Io ti racconterò il mio incontro con Matsumoto Rift se tu mi racconterai il tuo.» affermò sicuro, ma Nena continuava a essere indecisa.

«Te lo prometto! Nessuna bugia, ti racconterò tutto.» aggiunse mantenendo lo sguardo fisso su di lei. Nena si girò verso SaruKi, il Robotsu dissentì con il capo artificiale.

«Ma, SaruKi... lui ha promesso! Io voglio sapere!»

«No, Nena! Non devi dire niente! Hai già detto troppo!» Joji era molto attento a quello che stava accadendo.

«Sì, ma Matsumoto vuole anche che io e lui diventiamo amici, che ci aiutiamo a vicenda! Non è giusto che glielo tenga nascosto.» SaruKi osservò Joji e sbuffò infastidito.

«Se glielo dici, metterai tutti e due in pericolo! Perché se qualcun'altro lo scopre, se in qualche modo questa informazione arriva alle orecchie di altri, succederebbe il finimondo!» a sentire quella frase Joji rise.

«Il mondo è già finito, che differenza farebbe per me e lei?» SaruKi iniziò ad arrabbiarsi e Joji riprese a parlare.

«Ascolta, Nena. Io ti racconterò comunque il mio incontro con il mastro meccanico. Poi tu deciderai se raccontarmi o meno le tue esperienze.» Nena continuava a essere titubante, ma accettò di ascoltare il racconto di Joji. Era evidente che la presenza di SaruKi fosse autoritaria in quel momento, infatti Nena non disse nulla e lasciò Joji parlare.

Lui le raccontò tutto quello che era successo dalla sua cattura fino alla sua fuga. Notò il modo in cui Nena reagiva quando sentiva i nomi di Hiroshi Gen e Kin Kote, e capì dalla sua reazione che li conosceva. Quella non era una buona notizia. Notò anche l'ammirazione che aveva per lui, quando le raccontava tutti i pericoli e gli scontri che aveva affrontato, i suoi occhi brillavano e rimaneva a bocca aperta.

L'ammirazione della ragazza procurava una sensazione di piacere e soddisfazione al giovane, tanto che avrebbe sicuramente provato a fare colpo su di lei anche in futuro, se in cambio poteva ricevere la stessa reazione da parte sua.

Non c'era stata una sola persona o creatura che lo avesse guardato in quel modo; aveva ricevuto solo odio e paura, mai ammirazione e rispetto.

Joji finì il suo racconto con un grande sbadiglio che contagiò anche Nena.

«È stato fantastico! Mi racconterai anche altre tue avventure?»

«Vedremo. Per oggi può bastare.» si alzò e si diresse verso il suo giaciglio, si tolse la parte superiore della tuta e si sistemò per la notte.

Nena non gli tolse gli occhi di dosso e solo quando ebbe finito corse a letto anche lei.

«Buonanotte.» disse lui sbadigliando.

«Buonanotte, Joji!» ricambiò lei.

Prima di addormentarsi, Joji si mise a riflettere su quello che era accaduto fino ad allora e capì d'aver imparato tanto in poco tempo.

Prima di tutto, i Robotsu potevano sfuggire al controllo della loro rete, ma solo qualcuno esperto come Matsumoto Rift sarebbe stata in grado di modificare il loro sistema senza rischiare di distruggerlo. Questo, insieme alla costruzione dei caschi, dimostrava che il mastro meccanico, molto probabilmente, era capace di costruire e progettare molto di più di quello che dimostrava ai Saibo. Joji immaginò che questo suo talento poteva benissimo rappresentare un motivo valido che impediva a Nena di raccontare la sua storia. In secondo luogo, molto probabilmente la ragazza conosceva i Saibo e ci aveva vissuto insieme, perché Joji non se la ricordava di far parte del suo villaggio, e il suo villaggio fu l'ultimo villaggio umano ancora esistente. O almeno, questo è quello che sapeva lui.

Infine, si rese conto che doveva cambiare completamente il suo modo di fare se voleva continuare a rimanere accanto alla ragazza. Anche se gli risultava difficile, doveva e voleva guadagnarsi la sua fiducia. Anche se aveva passato soltanto due giorni insieme a lei, non aveva voglia di tornare alla sua vita da vagabondo solitario. Si sorprese quando constatò che SaruKi non gli risultava così antipatico come gli altri Robotsu, ma comunque non lo trovava nemmeno simpatico.

Però, più pensava a Nena, più non sapeva spiegarsi cosa ci fosse in lei che lo facesse sentire così diversamente. Era il suo essere fisicamente più debole? O il suo modo di fare ingenuo? O il fatto che fosse femmina? O forse tutto insieme? Fatto era che non voleva essere odiato da lei, non voleva spaventarla e non voleva farle da male. Si sentiva, in un certo senso, incapace di farle del male.

Fu così occupato a pensare che non si rese conto che la ragazza, lentamente ed in silenzio, si stava intrufolando sotto le sue coperte. Parlò a bassa voce.

«Zitto. Non parlare. Altrimenti il Robotsu si sveglierà. Solo io posso parlare. Non è programmato per fare caso a me quando parlo a bassa voce, a meno che non pronunci il suo nome. Tu non dire niente e ascolta me.» Joji fece come gli fu detto e non si mosse, sentiva la presenza minuta di Nena dietro di sé e questa cosa gli procurava una sensazione strana che rare volte aveva sentito.

«Tu hai detto che io sono debole. E forse hai ragione, ma non del tutto. Vuoi sapere perché? Se sì, dammi un calcio con il piede.» Joji lo fece, ma il suo non era un calcio, più che altro una carezza.

«Bene. Quel che ti racconterò cambierà per sempre le nostre vite. Forse più di questo incontro...» il cuore di Joji batteva all'impazzata, ne poteva sentire il rimbombo nel petto, e forse anche Nena poteva sentirlo. Dal canto suo, la ragazza voleva fidarsi ciecamente di Joji e confidargli determinate cose sarebbe stata una dimostrazione di grande fiducia. Aveva paura, ma voleva rischiare.

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