一 Vagabondo •

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La quiete tombale di una strada priva di traffico fu violentemente interrotta dal rombo di una moto ribelle. Alla sua guida, un uomo con indosso un casco ingombrante, guardava spesso gli specchietti per controllare che non fosse seguito da niente e nessuno. Attorno a lui, una folta vegetazione boschiva incorniciava le mille curve della strada; la velocità della moto contrastava completamente con la lentezza della natura, dove tutto aveva i suoi tempi e le sue stagioni, per nascere, crescere e infine morire.

Sulla moto scura scorrevano i riflessi dei raggi del Sole, che venivano filtrati dalle folte chiome degli alberi. Le forme aerodinamiche del veicolo rappresentavano visivamente la qualità dei suoi componenti; quella non era una moto qualsiasi.

L'uomo però non sembrava esserne il vero proprietario, visto il suo abbigliamento. Indossava una peculiare tuta scura e rattoppata, sporca sopra ogni dire, ai piedi calzava scarponi altrettanto logori ma resistenti, una giacca imbottita piena di strappi e cuciture a coprirlo, e guanti neri con rifiniture di ferro per proteggersi le mani. Sulla schiena portava due oggetti lunghi e robusti incrociati ad "X" e alla cintura l'evidente fodera di una pistola. 

Dopo l'ennesimo sguardo fugace agli specchietti comparve finalmente qualcosa dietro di lui. Quando si accorse della presenza di tre macchine, aumentò la velocità e facendolo le luci bianche attorno ai cerchioni della moto si illuminarono ulteriormente.

Le tre macchine aumentarono anche loro la velocità, nell'estetica assomigliavano molto alla moto dell'uomo misterioso e anche il rumore che producevano era simile. Sia le macchine che la moto non avevano tubi di scarico, ecco perché il rumore che producevano non assomigliava a quello di una classica vettura.

La strada che stavano percorrendo era leggermente in salita e discesa; a quella velocità, quando il terreno si abbassava, i veicoli impiegavano qualche millisecondo prima di toccare di nuovo il terreno.

L'uomo ebbe quasi l'impressione di essere riuscito di nuovo a seminarle dopo una curva estremamente stretta, che aveva attraversato senza diminuire la velocità, ma proprio quando si sentì più al sicuro, qualcosa attraversò l'aria e si posò davanti a lui. Tale oggetto si attivò alcuni metri davanti e lo costrinse a frenare bruscamente per non finire in una rete di fulmini elettrici. Cadde dalla moto utilizzando una tecnica precisa e cercò di parare al meglio il corpo attraverso il rotolamento. Le macchine si fermarono a pochi metri da lui, con difficoltà si stava rialzando in piedi.

Cadde in ginocchio quando una rete pesante lo avvolse costringendolo sull'asfalto. Diede un'ulteriore occhiata alle onde di energia che lo avrebbero bruciato vivo se le avesse attraversate e batté il pugno per terra.

Dalle macchine scesero delle figure in divisa: indossavano tutte gli stessi abiti color verde oliva e sembravano esseri umani. Quando però si avvicinarono all'uomo misterioso, fu impossibile non notare alcune caratteristiche peculiari nel loro aspetto: erano tutti militari asiatici in buona salute, di sesso maschile, il quale occhio destro era completamente artificiale e di colore celeste. Anche le loro mani, che non portavano guanti, erano artificiali e i movimenti che producevano erano fluidi esattamente come se fosse stata una vera mano a muoversi. Tutti avevano queste caratteristiche e guardavano con apatia il loro prigioniero.

Uno tra di loro, il più alto e il più grosso, scese per ultimo dalla macchina e gli altri si inchinarono brevemente al suo passaggio. A differenza degli altri uomini, lui portava anche un mantello e sei braccia meccaniche sulla sua schiena, a ricordare le zampe di un ragno, si muovevano attorno a lui con la stessa delicatezza di una ballerina.

L'occhio artificiale dell'uomo era di colore giallo e i raggi del Sole pomeridiano si riflettevano sulle sue sei braccia artificiali. Un sorriso leggero e soddisfatto comparì sul suo volto nel vedere il prigioniero. Chiamò con un gesto della mano, anch'essa artificiale, uno dei suoi sottoposti e indicò i fulmini accanto a loro.

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