四 Nebbia Rossa • • •

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SaruKi e l'amico aprirono la lettera e iniziarono a leggerla. "Perché si ostina ad indossare quel casco?" pensò Joji nell'osservare quella misteriosa presenza umanoide.

Finirono molto velocemente di leggerla e SaruKi la consegnò al suo amico, lui la rilesse allontanandosi verso il fondo della stanza sotterranea in cui si trovavano.

Joji rimase ad osservare la scena, comprese dalla posizione del Robotsu che stesse proteggendo il suo amico. "È debole se ha bisogno di così tanta protezione..." pensò Joji.

In quel momento, l'amico di SaruKi si tolse il casco. Lo fece cadere a terra e si scompigliò con le mani la folta capigliatura castana; i capelli gli arrivavano poco sopra le spalle e si erano raccolti in riccioli ondulati e naturali. Quando si girò verso Joji, un viso giovane e sorridente lo prese alla sprovvista.

"Non sarà mica..." pensò, ma per la sorpresa finì per urlare il resto della frase.

«Una ragazza?!» chiese veramente confuso.

Quella che sembrava una ragazza si avvicinò a lui, continuando a sorridere. Gli occhi erano due fessure, visto il taglio orientale, ma nonostante questo a Joji non sfuggì il fatto che fossero naturali. Poteva intravedere poco del suo collo bianco e magro, che faceva da contrasto alle sue guance rosee. Fu proprio lei a chiarire ogni suo dubbio, estremamente entusiasta; saltellava mentre parlava.

«Sì! Sì! Sì! Sono una ragazza! E sono come te! Come te!» affermò spalancando gli occhi e osservandolo con interesse. Joji rimase comunque interdetto, era messo in soggezione da quei occhi neri così pieni di vita.

«Cosa intendi dire, scusa?» chiese lui estremamente perplesso e sulla difensiva. Lei si avvicinò ulteriormente e lui si allontanò. Adesso poteva notare la differenza tra le loro altezze, era molto bassa in confronto a lui.

«Sono umana! Come te! Come te!» ripeté sorridente. Joji affilò lo sguardo e dissentì con il capo.

«Non ti credo.» aggiunse tagliente, con una mano già posizionata sulla spada. Lei si intristì di colpo e si avvicinò a lui.

«Ma è assolutamente vero! Siamo tutti e due umani! Gli ultimi umani...» Joji rimase a bocca aperta non sapendo cosa aggiungere, solo in quel momento aveva realizzato l'importanza che questo avrebbe avuto se fosse stato veramente così. La ragazza, vedendolo confuso e sull'attenti, si girò di spalle, alzò i capelli e fece vedere la nuca.

«Guarda!» lo incitò. Joji si avvicinò e osservò il dietro del suo collo. Non c'era nulla degno di nota: era pelle chiara e capelli fini.

«Il primo cambio che i Saibo ricevono è sulla nuca, ma io non ce l'ho. Esattamente come te. Mentre eri svenuto, io e SaruKi abbiamo controllato. Ora mi credi?» Joji si allontanò da lei e iniziò a riflettere, anche se con difficoltà. Si passò le mani sul volto e se le ritrovò sporche di sangue. La testa gli iniziò a fare di nuovo male.

«Sì, Rift me ne ha parlato. Per adesso potrei anche crederti, però mi risulta difficile...» affermò evidentemente scombussolato da quella faccenda.

«Joji, è umana. Per quello Rift ti ha fatto arrivare a noi. Non l'hai letta la lettera?» chiese SaruKi prendendosi molta confidenza. Joji sbuffò e gli rispose.

«Non so leggere! E non mi interessa nemmeno.»

«Ma ti interessa sapere cosa dice la lettera?»

Gli chiese la ragazza. Lui la guardò di sfuggita, se la guardava troppo a lungo si imbarazzava e non voleva mostrare tale emozione a degli sconosciuti. Annuì alla domanda e la ragazza sorrise. Gli fece segno con la mano di avvicinarsi, si stava dirigendo verso il cibo.

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